lunedì 17 dicembre 2012

Natale in casa B


La prima volta ero incinta. No no, volevo dire, la prima volta che ho partecipato ad un Natale in casa B ero già incinta del primo figlio.
Il salotto di nonna M era pieno di gente in piedi che si salutava. Le donne sembravano tutte uguali; ricciolute, more, alte. Il tavolo si stendeva lungo come una lingua dal caminetto fino alla fine del salotto, e qualcuno era già seduto. Seguirono le presentazioni di chi non conoscevo ancora, e ovviamente dimenticai tutti i nomi e le parentele in meno di 30 secondi.
Una zia mi disse “Quest’anno s’è fatto meno; l’anno scorso era avanzata troppa roba”.
Meno volevo dire comunque partire dall'antipasto  passare per tre primi di cui due di terra ed uno di mare, arrivare all'arrosto  all'agnello  rosticciana  salsicce e gamberoni, guarniti con patate al forno ed un po’ di’insalata perché il verde ci stava bene, giungere infine alla frutta fresca e secca e ad un quantitativo di dolci da farsi venire il diabete solo a guardarli, finire con caffè e amaro.
Mi misero di fronte a zio G. Zio G. Chiacchierò sempre, come tutti del resto. Ovvero tutti chiacchieravano ad alta voce talvolta con la bocca piena e spesso con un interlocutore dall'altra parte del tavolo. Zio G chiacchierò con me di politica e di lavoro, muovendo spesso le braccia e le mani. Zio G anni prima aveva subito un’operazione importante, e prima di essere ricoverato fece il giro delle case di amici e parenti, raccogliendo foto di gruppo e saluti perché temeva che non avrebbe superato l’operazione. Poi divenne credente e praticante, ed anche oggi va in chiesa ogni domenica forse per un segreto patto con Dio, ma non ti parla mai di religione. La sua è una fede silenziosa. Del resto invece si può parlare anche per ore. Ad un certo punto, forse per la gravidanza, o per il cibo, o per il vociare, mi venne un sonno tremendo. Dissi “Scusate vado a dormire” ed in effetti andai su in casa di mia suocera e dormii un’oretta. Nessuno ci fece caso. Tornai giù da nonna M ed era tutto uguale a prima, tutti che parlavano e mangiavano e gesticolavano.
Nel pomeriggio i bisnipoti di nonna M...si perché nonna M che ormai ha 98 anni conta tre figli attorno ai 70, sei nipoti con rispettivi coniugi tra i 40 ed i 50, e circa 12 bisnipoti tra i 6 ed i 26. Il che fa in tutto una trentina di persone.
Ovvio che i bisnipoti nel pomeriggio, mentre i nipoti ed i figli di nonna M giocavano a carte e snocciolavano mandarini, se ne andavano in giro dagli amici o fidanzati, almeno i più grandi. I più piccoli fuori a giocare nella melma.
La sera, per rinfrescarsi l’alito, pizza e schiacciata cotta nel forno a legna che sta fuori nell'aia  Ed era questa la parte che preferivo.

Quest’anno niente Natale da nonna M; le figlie hanno troppi acciacchi, i nipoti poco interesse, per cui ognuno a casa sua. La lingua del caminetto resterà smontata in quattro o cinque tavolacce senza tovaglia, e sarà tutto più ridotto; il cibo il rumore le braccia che gesticolano.

Solo il caminetto resterà acceso.

venerdì 14 dicembre 2012

Mattinataccia

Era troppo presto per accorgermi che stava piovendo. Con il sacco dell'indifferenziata da una parte, e quello del compost dall'altra, uscendo dal portone mi ha sorpreso un acquazzone. Ho messo la giacca da acqua, ho perso qualche minuto per questo, lo scooter non partiva, sono arrivata al binario 2 giusto in tempo per vedere partire il treno a porte chiuse, con passeggeri a bordo che mi guardavano dal finestrino e dal caldo. "E' partito prima!" ho esclamato. "Parte prima, alle 6.12" mi ha informato un signore. Porca puttana. Ma da quando? Prendo il treno successivo, poi la LAM. Davanti a me si siede una signora con i capelli che sanno di "Lavami". Odore umano, penso io. Scendo e piove ancora.
Non è giornata, oggi sono cattiva.

martedì 11 dicembre 2012

Per lui




Io adoro le pubblicità. Davvero. Sono lo specchio della nostra società e soprattutto dei nostri desideri. Ecco, è uscito il salvaslip per uomo. E dire che io ci ho pensato anni fa. Ma certo non sarei riuscita a trovare la giusta motivazione. Se infatti una donna deve portare il salvaslip perché altrimenti la lallera puzza di pesce, l’uomo può portare il salvaslip perché tanto non si vede, nessuno se ne accorgerà. Sopravvoliamo sull'effetto salvagoccia o sulla conseguenza olfattiva. Mettetevelo, tanto non si vede. No anzi, mettetevelo che il vostro pacco ne guadagnerà in volume. Effetto incluso nel prezzo.

mercoledì 5 dicembre 2012

A buo a buo

 Appuntamento al buio. È buio davvero. Ore 18 Stazione di Roma Termini. Aspetto una persona di media statura e media corporatura, capelli castano chiari. Arriva un ragazzino biondo, piccolo e magro, che cerca una donna bionda, di corporatura minuta. Mi consegna visto e passaporto. A buo a buo; domenica parto per New Delhi.

Sbarco a Delhi che è mezzanotte. Metto piede in aeroporto con un rutto da fare invidia ai mie figli; mi volto, è stata una signora indiana sulla settantina, avvolta in un bell'abito tipico di colore giallo. Nessuno ci ha fatto caso, a parte me.
Dell’India ho visto poco, ovviamente. L’auto costosa dell’albergo che mi aspettava all'aeroporto aveva un sacco di pulsanti per regolare il sedile, con cui ho giocato fino all'arrivo.  L’albergo era lussuosissimo e circondato da una vegetazione rigogliosa.


Ho fatto appena in tempo a vedere l’Indian Gate, il palazzo presidenziale, alcuni banchetti nei paraggi, una signora che aveva investito nell'acquisto di una bilancia con la quale pesava le persone a pagamento.


Mi hanno colpito i bellissimi colori degli abiti delle donne, e del trucco di alcuni uomini.
Loro di me hanno notato soprattutto i capelli; “golden hair”, dicevano.
Sembrano rammaricarsi per un no, e rifiutarsi di pronunciarlo.
Ho assaggiato tutto quello che di cotto si poteva assaggiare. Speziato, piccante; un po’ di brucia’ulo al ritorno, ma niente di più.

Prima del volo di ritorno, al controllo bagagli, piuttosto accurato, il metal detector prevedeva una porta per le donne ed una per gli uomini. Rimango un po’ titubante, non mi era mai capitato prima, poi seguo l’invito di una ragazza alla dogana e mi infilo nella porta giusta. Lei nel controllarmi mi apostrofa con un sorrisetto ironico “Are you a lady?”,  “Yes!” rispondo io, e nel frattempo penso “Fottiti” e subito dopo “E comunque, fatti i peli alle braccia”. Senza offesa, eh!


giovedì 15 novembre 2012

Raduno degli sbadati




Quando ho saputo del Raduno dei Pigri ho pensato ad un evento geniale. Non che potessi partecipare, non sono affatto pigra, ma l’idea è una bomba. Il Raduno dei Pigri non si fa tutti gli anni, perché sarebbe troppo faticoso; i pigri si incontrano, e tra le altre presentano idee o oggetti congeniali ai pigri, tipo il “gira cono gelato” o il “cubo di Rubrik mono-colore”.
Ecco io vorrei organizzare il Raduno degli Sbadati. Potrei vincere il primo premio. Lunedì ho portato i bimbi a scuola alle 8, ma entravano alle 11,30, fortuna che ho incontrato per caso una mamma che me lo ha ricordato. Ho ritirato la macchina al parcheggio lasciando il bollino rosso sotto il tergicristallo; il parcheggiatore mi aveva avvertita, ma l’ho dimenticato e azionando il tergicristallo ho striato il vetro di un bel rosso sangue. Una volta ho lasciato il motorino alla stazione e sono tornata a casa in autobus; pensavo fosse lì, e mi sono ricordata di no solo dopo cena. E, più recentemente, ho dimenticato di fare il visto per l’India per cui non so se farò in tempo a partire. Un’altra volta ho portato al lavoro le chiavi della macchina e dello scooter, lasciando mio marito a piedi, ed io ero andata in treno. Mi sono provata una gonna, ma era un top. Ad una mamma di un bambino delle elementari che parlava di sua nipote ho chiesto se lei fosse la zia o la nonna. Sono cose su cui è meglio tacere, e mentre mi rendevo conto della gaffe avrei sbattuto la testa su un pino.
Ma avrei temibili rivali; mio babbo si è scordato più volte di venirmi a prender in palestra, da bambina. A me piaceva comunque stare lì alla finestra buia ad aspettarlo. Ed appena nata, parlando con amici, non rammentava il nome che mi avevano dato.

Gli sbadati sono simpatici, e come Mr. Magoo non vedono il mondo che li circonda, ma pensano spesso alle loro cose; sono un misto di distrazioni, ingenuità e dimenticanze.
Al raduno sarebbe difficile averli tutti, qualcuno sbaglierebbe giorno, qualcun altro posto, altri ancora si dimenticherebbero completamente dell’evento. Comunque  io avrei anche dei gadget bestiali, tipo una cartucciera di post-it da portare in vita su cui scrivere le cose importanti, sempre che non si dimentichino nel frattempo.

martedì 6 novembre 2012

Il Mercato coperto a Livorno





Erano tanti anni che non ci entravo. Mi ricordo da piccola un grande vociare, tantissimi colori, e soprattutto una marea di odori. L'ho rivisto un sabato pomeriggio, in una giornata ventosa di ottobre, in occasione di un evento organizzato dal Comune. Mi è piaciuto tantissimo e voglio tornarci con la vita del mattino, a farci la spesa.


Forse non tutti sanno che è il mercato coperto più grande d'Europa, e devo dire che con la recente ristrutturazione fa una certa figura..
Il salone centrale è lungo 95 metri, alto 35 e largo 26. Entrare in un salone alto 35 metri, abituati agli spazi ridotti delle costruzioni moderne (a parte i capannoni dei gonfiabili per bambini, ovviamente) fa sempre un grande effetto. Poi ci sono due saloni più piccoli, quello delle Gabbrigiane, per le contadine del Gabbro appunto, e quello del pesce.

Sotto ci sono le cantine con accesso ai fossi o canali, sopra i magazzini.

E' un salto indietro nel tempo, lontani dall'anonimato degli iper-mercati e dei centri commerciali. Qui trovi la signora che ti fa assaggiare un biscotto, o il pezzetto di salame. Ma no, non le hostess in tailleur che cercano di venderti la cioccolata di grande marca. Parlo di negozianti veri, che magari hanno il banco da generazioni, e ti urlano dietro "Signora, ce l'ho belle le palle!". Di cavolo, ovviamente.

mercoledì 31 ottobre 2012

Halloween for dummies




“Mamma, ma cos'è Aulin? Ma quando tu eri piccola c’era?”
“No amore, c’era la festa dei santi ed il ricordo dei morti, ma Halloween no, è una festa importata”.
“Ma che festa è?”
“È un modo per superare l’angoscia della morte, ironizzarci, superare la paura del buio”.
....
Stamattina grande attesa, come sarà il tempo, noi siamo pronti con maschere e trucchi, compreso secchiello per le caramelle. Il piccolo accende la TV ed ovviamente tutti i canali sono concentrati su zucca e mostri.
“Cosa stai guardando? Fa paura?”
“No no mamma, c’è solo un bambino che è entrato in camera sua e ci ha trovato dentro una bambina”
“A posto” ho sussurrato, pensando a Shining.

venerdì 26 ottobre 2012

S.O.D.A.



Sono S.O.D.A.
Sopravvissuta ad un'Ondata Di Acronimi. Di cui facciamo abuso. Vada per OK; qualcuno dice che fosse usato inizialmente per indicare "0 Killed" in tempo di guerra, o il contrario di KO. Ma ha comunque ormai valenza a sé e non necessita certo di nessuna spiegazione o traduzione da acronimo a parola completa.
Vada magari per ASAP (As Soon As Possible), ormai più o meno noto a tutti. Per il resto basta. Ci vorrebbe il carcere. L'abuso di acronimi indica che o si sta parlando ed agendo in una nicchia, che sia tecnologica o politica o economica o altro, e/o che si stanno ripetendo sempre i soliti concetti e, come i matti della barzelletta, basta un numero per cominciare a ridere. Nonostante questo, giù documenti in cui la lista degli acronimi e del loro corrispettivo esteso è più lunga del contenuto stesso del documento. Si farebbe prima a fare copia e incolla della parola completa; ormai il software editoriale offre tutte le possibilità.
L'ultimo acronimo che mi è capitato di sentire è stato milf, o m.i.l.f., che sta per Mother I'd Like to Fuck, indicando quindi una donna non giovanissima mira comunque dell'interesse sessuale di un uomo, solitamente più giovane. Per par condicio sono andata a controllare ed ho trovato che esiste anche d.i.l.f.; lascio a voi la relativa interpretazione.

Quindi le cose sono due: o ci stiamo muovendo in una nicchia o veramente ormai il sesso è diventato l'unico chiodo fisso. E come la barzelletta dei matti, basta una sigla che tutti si arrapano.

martedì 9 ottobre 2012

Pensierino (10)

Perché se un insegnante a scuola, sbagliando, dice ad un alunno che è scemo rischia l'espulsione, mentre se un allenatore di calcio, sbagliando, urla ad un suo piccolo giocatore "non capisci una sega", non succede niente?

mercoledì 3 ottobre 2012

Rami bassi da stramazzo




Ho deciso, stramazzerò al suolo. Come quando uno corre e non si accorge di un ramo ad altezza fronte, lo becca in pieno, le gambe continuano ad andare in avanti, la testa resta indietro per via del contraccolpo, cade a terra, sviene per qualche minuto.
Quando arriva l’estate mi preoccupo per l’estate. Chi terrà i bimbi tutti i giorni? Riuscirò ad arrivare al mare presto? Cosa preparo per cena e per pranzo? Quando vado a far la spesa?
Poi inizia la scuola, e mi preoccupo per l’inverno. In quali giorni riuscirò ad andare a prendere i miei figli a scuola? La riunione di classe? E poi portarli a fare sport aspettarli per la doccia rientrare a casa mettetevi il cappuccio che non vi siete asciugati bene i capelli non volate le scarpe sul divano ma mettetele fuori che puzzano infilate i panni sporchi nel cesto basta LINTENDO si mangia ma perché siete sempre così spensierati beati voi lavatevi i denti si va a letto è tardi. PUF.
Metti ieri per esempio. Li porto a scuola, poi vado a farmi la vaccinazione meningococcica, si perchè a novembre vado in India, poi torno al lavoro, mi chiamano per un’urgenza da terminare per la serata, prometto, perché le donne promettono sempre e poi mantengono, esco senza avere finito l’urgenza e la rimando alla sera dopo cena, vado a prendere i bimbi a scuola, si cambiano in auto, li porto ad atletica, li aspetto, torniamo a casa, parcheggio e sento due vocine “Mamma si va a comprare qualcosa all'edicola ”. E non dovrebbe succedere, ma un mostro si impossessa di me, a stento non sbava e non grugnisce, ma gli occhi rossi ed iniettati di sangue vedono l’edicola più vicina chiusa come tutti i pomeriggi. Ma loro sanno che c’è un’edicola lontana che è aperta anche il pomeriggio, e allora dovrebbero anche sapere che il fumo che esce da sopra i miei capelli non è l’umido, ma è proprio fumo. Andiamo a casa. Tormentone della cena “HO FAME HO FAME HO FAME”. Ho due pacman invece che due figli. Metto l’acqua cerco di accendere il PC ed arriva mio marito che era in trasferta a Genova, apre la porta e sembra Heidi. Si lui sembra Heidi è felice sorride ai bimbi ed a me, cazzo sorridi, e mi dice cantilenando “Cosa fai?”. Ecco avrebbe anche potuto dirmi “Sei bella come a vent’anni” oppure “Sei una donna adorabile”, e sarebbe stato lo stesso, Perché il mostro che è in me, quello che in macchina era rimasto zitto ed aveva solo fumato rabbia dai capelli, comincia a sbavare tutta la giornata addosso ad un pover'uomo che ha aperto la porta come fosse Heidi che tende le braccia al cane Nebbia.
Comunque è colpa nostra. Noi donne. Noi donne siamo o veramente stronze, o veramente masochiste emotive perfezioniste, vogliamo e DOBBIAMO fare tutto bene casa lavoro figli e marito Heidi.
Ma oggi è un altro giorno, oggi sono andata a Roma in treno e c’era lo SCIOPERO NAZIONALE DI 24 ORE di bus e metro, ma io vivendo con Heidi sui monti non lo sapevo e mi sono trovata in coda con altre 150 persone ad aspettare il taxi, ne ho preso uno con un autista simpaticissimo 72enne che guidava come Valentino Rossi sulla moto, sono arrivata in ritardo, ho lavorato, nel pomeriggio sono tornata alla stazione di Roma Termini per rientrare a casa e lì mi sono comprata un rossetto per consolazione. Il commesso molto professionale e leggermente effeminato mi ha detto “Ti consiglio un contorno occhi mi sembra che tendi ad avere le occhiaie”. Ho risposto con un sorriso gelido “Forse perché mi sono svegliata stamani alle 5,30 e sono ancora in giro”. Il mostro rivive, ma non si fa. Le occhiaie sono probabilmente quelle del mostro. Ma io non mollo. Sono le 20,17 e sono ancora sul treno.

mercoledì 26 settembre 2012

Equilibrista, mangio molta frutta




In questi giorni mi sento un equilibrista. Un trapezista. Cerco di barcamenarmi, come al solito, tra casa e lavoro. Al tutto si è aggiunta questa storia della certificazione; c’è qualcuno che muove la corda su cui ballo, ma io non mollo. Ecco che mi concentro sulla mission e sulla vision. Restare in piedi, tornare a casa.
Faccio grandi cose. Si nel mio piccolo, nella mia vita quotidiana, faccio grandi cose. E sono consapevole che un panificio, pur restando a bocca aperta per il mio salto sulla fune, non avrebbe certo bisogno di me per la cottura del suo pane.
Mangio molta frutta, bevo molta acqua.
Il grande mi ha detto “Mamma, sei la mamma più bella del mondo”. Questo mi basta.

mercoledì 19 settembre 2012

Rivelazioni inaspettate


Un giorno litigai col Puro. Probabilmente ero più nervosa del solito, o probabilmente ero più io.
Mi raccontò di essere stato a visitare una fattoria vegana. A me sembrò l’ennesima cazzata, dopo i corsi di counseling ovviamente. Mi sembrano tutte mode piccolo borghersi, più forma che apparenza. Lui mi accusò di essere manichea, o bianco o nero, cosa che mi fece un po’ riflettere. L. mi consolò:
“Sono d’accordo con te. E poi essere manichei vuol dire essere un po’ giovani, non accettare le sfumature di grigio, i compromessi.”
Con questo alito di gioventù sono andata avanti fino a ieri all’ora di pranzo, quando L. stava per prendere pollo arrosto e patate e si è fermata “Ah già, sono vegetariana!”
“Sei vegetariana?”
“Si, poveri animali costretti in batterie a vivere come bestie ipernutriti per il macello. Comunque da quando siamo vegani mio marito non fa altro che scurreggiare fetido. Insomma un po’ di dignità, anche se siamo sposati da vent’anni!”.

Non ho ascoltato tutto, ho un turbinio nella mente. Non sono vegana non seguo i corsi di counseling sono anche manichea scurreggio di fronte a mio marito (ma senza fare rumore) e chissà se alito ancora gioventù.

giovedì 13 settembre 2012

Acqua




Quanta acqua abbiamo?
Intanto, cominciamo a vedere il nostro pianeta come un sistema chiuso, una grande astronave in cui tutto si rigenera e niente si crea dal nulla. Nessuno arriverà dal pianeta Astrusia a regalarci un po’ d’acqua fresca. Quindi quello che abbiamo è quello che gira e rigira da millenni. Probabilmente bevo l’acqua che ha pisciato Giulio Cesare prima di essere accoltellato, o che ha bagnato le caravelle di Colombo in viaggio verso l’America. Proprio un paio di mesi fa cercavo un libro sul ciclo dell’acqua per i bimbi. Ce ne sono a decine bellissimi e colorati, ma io volevo una cosa vera. Va bene, l’acqua evapora dai mari poi si condensa e piove in torrenti fiumi e laghi. Ma non è proprio così. “Mamma dove va l’acqua che uso per lavarmi?”. O peggio “Dove finisce la mia cacca quando tiro lo sciacquone?”. I bambini di oggi fanno domande del genere. Esiste una rete fognaria che provvede al filtraggio dell’acqua ed alla sua rimessa in circolo. Non è proprio come il viaggio della simpatica gocciolina dei libri per i piccoli. Se viene difficile spiegare dove sia finita la pipì di Giulio Cesare, almeno parliamo dell’acqua delle nostre case, delle nostre città, di come viene trattata e della fine che fa.

Sappiatelo, di tutta l’acqua che c’è in giro solo il 3% è acqua dolce, e di questa solo una minima percentuale è potabile. 

mercoledì 5 settembre 2012

Chi è che bussa alla mia porta



Tutto vero.


Un’assolata mattina d’agosto, suonano alla porta:
“Chi è?”
“Buongiorno, sono una volontaria di una associazione ONLUS, stiamo raccogliendo informazioni circa l’opinione della gente sulla situazione italiana e le manovre del governo attuale. Lei cosa ne pensa?”
“Scusi, di che associazione di volontari fa parte?”
“Siamo un gruppo di credenti che cerca di diffondere la fede”
Ma che c'entra?
“Ah, capisco. Comunque la ringrazio, ma io sono atea”
“Lo è diventata col tempo, ad esempio per via della situazione attuale del nostro stato?”
Ma che c'entra, penso io di nuovo?
“No, no. Lo ero anche prima, è una questione razionale”
“Le lascio qualcosa da leggere in cassetta”
“Ti ringrazio, ma non lo leggerei, davvero”
“Va bene, comunque sappi che Dio ha previsto la salvezza da tutto questo dolore e presto ci libererà dalle lacrime e dalla sofferenza”
Mi scappa un sorriso.
“Bene, speriamo, ciao buona giornata”
"Ciao, anche a te"
Era almeno una persona educata.


martedì 4 settembre 2012

Chi pesca annesca


Al grande piace la pesca. Canna da lancio, fissa o lenza nel rotolino detto alla francese. Col sughero o a fondo. Ma il problema cruciale rimane comunque l’esca. Ba’i di sego, coreani, o pastella di pane? Ecco se volessimo affrontare il tema dal punto di vista etico, sicuramente pastella di pane. Si prende il pane avanzato e lo si lavora con l’acqua, c’è chi aggiunge croste di formaggio oppure pasta d’acciughe, ma noi lo preferiamo liscio. Poi si fanno le palline per l’esca, ed una parte va in mare per brumeggio.
Per i coreani e i ba’i di sego la questione si fa più dolorosa, uccidere un essere vivente (il baco) per uccidere un altro essere vivente commestibile (il pesce); è davvero il caso? E poi, diciamoci la verità, i coreani mordono, vorrei anche vedere, ma i ba’i di sego fanno veramente schifo. Da piccina ci facevo le gare. Ne sceglievi uno, lo mettevi in corsia, e vinceva quello che arrivava primo tra gli altri. Per loro la vita è un continuo contorcersi, se li metti nel sacchetto e impugni la stoffa la senti calda, muoversi di continuo. Diventano mosche. Non so dopo quanto e non ho mai visto il fenomeno in diretta, ma lo dicono tutti, e davvero sembrano larve.

Ad ogni modo, chi pesca annesca. Non è che uno arriva si diverte a pescare, ma fa annescare baco o pane a qualcun altro. Troppo facile, troppo comodo. Che si sporchi lui le mani, di baco, di pastella al formaggio, di pesce da slamare.

Che poi se è piccolo si butta subito via e si controlla che sopravviva in mare, pronti nel caso a tuffarsi ed eseguire una perfetta rianimazione in acqua.

sabato 25 agosto 2012

Che afa fa

Ho i peli. Ma me la immagino già la cera spalmata sulla pelle perlata di sudore, scivolare sul pelo bagnato, tirarlo un po', e lasciarlo lì attaccato alla radice nonostante la sofferenza. Non ci sto. Tanto sono biondi. Il che è parzialmente vero, ma l'afa abilita gli alibi.

Ieri una signora rotonda in abito fiorito e trucco azzurro ha parcheggiato un'auto elettrica, che a stento la conteneva, nel modo perfetto per occupare due posti macchina. "Signora se la mette meglio ce ne stanno due"
"Ma te c'entri?"
"Si, ma se la sposta ce ne sta anche un'altra".
Torna indietro per sistemare l'aggeggio elettrico, mi avrebbe volentieri infilzata e forse non ha avuto la fantasia di incidere per spregio la mia auto di cazzini, ma dopo ho anche pensato di aggiungere "Brava signora, lo sa perché, se la lasciava così glie la avrebbero graffiata per dispetto"
Andandosene ha emesso un grugnito.

Non ricordo se è sabato oppure giovedì. Non ricordo più user name e password.
Odio i giornali che continuano a scrivere "Allarme siccità", mentre nessuno prende nessun tipo di misura effettiva. Nessuno previene e aspettiamo l'emergenza. O la pioggia.

Marito ha comprato un bellissimo casco on line spendendo la metà. L'ho avvisato "Guarda che la mia testa è il doppio"
"Ma figurati!" ha risposto sicuro.
"Ok misuriamocela"
Io 58, lui 56. La mia coi capelli fa praticamente 59. Lo so.
"Fammi sapere come ci stai, al massimo ti schiaccierà un po' l'acconciatura"
Illuso. I miei capelli sono sempre belli vivaci. In compenso il casco mi schiaccia le trombe di Eustachio; in scooter perdo il  senso dell'equilibrio e mi sembra di essere su una giostra.
Niente male come effetto, senza contare che è gratuito.

venerdì 3 agosto 2012

Pensierino (9)

Abbiamo trovato il bosone di Highs, ma gli annaffiatoi automatici continuano a annaffià i marciapiedi invece dell'erba.

martedì 31 luglio 2012

Sono soddisfazioni (2)



Dopo una giornata trascorsa con una cara amichetta i cui genitori sono separati, il grande a cena mi chiede, con la sua aria seria e riflessiva:
“Mamma, ma perchè quando i genitori si separano la mamma tiene la casa ed i figli vanno a vivere con lei?”
“Non è sempre così. Hai molti esempi di mamme che non hanno tenuto la casa. Inoltre a volte i bambini vanno col babbo, ma spesso è la mamma a dedicare più tempo a loro e quindi vengono assegnati a lei”
Mi guarda sempre più serio: “Io, nel caso, vado con babbo”.

giovedì 26 luglio 2012

Be' tempi




Stamani sul treno ho incontrato un mio compagno dell’università. Come i vecchi veri, ci siamo messi a parlare, ma soprattutto a ridere, dei tempi dell’università. Ovviamente abbiamo iniziato col Puro.
“Ma ti ricordi quando cercavamo di lasciare il Puro sul treno, addormentato? Che stronzi, sarebbe arrivato fino a Grosseto”
Spesso viaggiavamo su quei treni senza l’open space che usa adesso, ma coi sedili in similpelle marroncina, a gruppi in stanzette separate.
“Non eravamo stronzi, eravamo giovani. Da giovani una gita a Grosseto ci può anche stare”
“E quando abbiamo sostituito il tè del Puro col vino della mensa dentro la sua borraccia? E quando gli abbiamo regalato la sveglia per il compleanno e quella, a fine lezione, ha iniziato a fare chicchirichì e a dire che erano le 16. Il prof. non capiva se fosse un’allusione al suo proseguire la lezione oltre l’orario.”
“Eh si, e quando il Puro ha scritto alla fine del suo compito le parole Nome e Cognome anzichè il suo vero nome e cognome?”
“No, questa non me la ricordavo”.

Poi siamo passati all’abitudine che avevamo di dare soprannomi a chi non conoscevamo di persona, tanto che di molte persone anche dopo non ho mai memorizzato il vero nome. C’erano Agliana, dal peasino di origine, Voglia di Topa Bionda, l’assistente con quella strana chiazza di capelli biondi su sfondo scuro (adesso chissà, sarà brizzolato), Bello Culo, altro assistente col culo ritto e sodo come una brasiliana bianca, Occhi Pallati, che era una lei.

“E quando sul treno, tutti insieme, cantavamo Allo zoo?”
“Si, che scemi”
“Che scemi...”.

giovedì 19 luglio 2012

Piovono ricci (e garagoli)



Stavano lì sul marciapiede di fronte all'edicola, sei o sette ricci rossi, un garagolo e un'attinia o orticola, di quelle che fritte sono buonissime, ma quando le prendi devi metterti i guanti perché se spezzate fuoriesce un liquido urticante davvero fastidioso. Stavano nella loro goretta d'acqua. Anche noi vittime dell'auto di Topolino da costruire in 4 settimane, mentre ritiro il fumetto chiedo all'edicolante che intravedo tra un mucchio di riviste, DVD, giochi e buste per bambini: "O quei ricci?"
"Quali ricci?" risponde lui. Esce dal casottino e li guarda perplesso.
"Boh, li avrà persi qualcuno"
Raccolgo il garagolo, escono la antenne e le zampe. E' ancora vivo! Ed anche i ricci godono di ottima saluta. Forse l'attinia avrebbe bisogno di un massaggio cardiaco, perché la respirazione bocca a bocca proprio non me la sento.
Mi faccio dare un sacchetto. "Bimbi, andiamo a liberarli in mare"
"In mare dove?" mi rispondono stupiti.
"In un mare qualsiasi, siamo pieni di mare qui"
Parcheggio nel primo posto disponibile sul lungomare, e loro lanciano i ricci, uno ad uno, il più lontano possibile.
Io libero il garagolo e l'attinia; ormai siamo amici.

giovedì 12 luglio 2012

mercoledì 4 luglio 2012

How about clonazione?

Esco presto dal lavoro, vado dal pediatra per una ricetta per il piccolo che non si sente benissimo, arrivo a casa dei nonni. Il grande è convinto di andare al mare. "Ma come facciamo? Tato non può venire."
Il grande inizia a piangere deluso "E allora perché sei venuta presto? E quando ci vado io al mare?"
"Allora facciamo così, andiamo tutti al mare io e tato ci prendiamo un gelato al bar mentre tu fai il bagno, poi torniamo a casa"
"UAAAAA" Stavolta è il piccolo che piange "NOOOO se andiamo al mare anche io in costume!"
Vorrei piangere io. Sono felice di avere due figli così accomodanti! Sbotto:
"Non posso certo dividermi in due, a meno che non mi cloni...allora porto il grande al mare stiamo un'ora torniamo e andiamo tutti al parco, ok? Se poi qualcuno può tenerti al mare ci resti."
Se non posso clonarmi io, cloniamo il tempo. I bimbi fanno una faccia non convintissima, ma di accettazione.
Bene, iniziano le corse, parcheggio mare tuffi nuoto doccia asciug aut cas eccociiiiii!!!!! OPS il piccolo si è addormentato. Sprofondo nel divano dei miei, ciabatto di nuovo fino alla macchina con il piccolo in collo ed il grande che mi segue. Nel frattempo il piccolo si sveglia, arriviamo a casa nostra, apro la porta DRIIIN
"Pronto?"
"Buongiorno sono Andrea Conte" e chiccazzo è Andrea Conte penso io, e lui continua "lei è il signor Davide?"
"Le sembra che io abbia la voce del signore Davide?"
"Allora è la moglie?"
"Però, che intuito"
"Sono di Tele Tu..."
Ecco ci mancavano quelli di TeleTu. CariquellidiTeletuaveterottoicoglionimichiamatetuttiigiornicomefaccioafarvicapirechenonvogliocambiareoperatore?
"Senta non so come abbiate fatto ad avere il mio numero visto che non sono neanche sull'elenco"
"Abbiamo una fantastica offerta per lei" voci che si sovrappongono e non si ascoltano, cominciamo a parlarci l'uno sull'altra.
"Ma a noi non interessa buona giornata". E butto giù.
Oggi mi aveva anche chiamato Cristian di Sky addirittura sul cellulare. Ma noi guardiamo poca TV.
La sera ho appena la forza di parlare, ma una cosa la voglio capire ed interrogo marito.
"Voglio mettere il nostro numero sul registro delle opposizioni."
"Non possiamo perché non siamo sull'elenco telefonico" risponde marito.
"Allora mettiamoci sull'elenco e poi registriamoci sul registro delle opposizioni".

martedì 3 luglio 2012

Una settimana a Valencia con bambini



Valencia è una città veramente godibile per famiglie con bambini. Abbiamo scelto di soggiornare al Rooms Deluxe (Avenida Instituto Obrero, 20), un ostello con le camere a tema veramente originale e pulito. La nostra stanza era ispirata a Cuba e si chiamava “Room Legendario”. La cucina in comune ci permetteva di riporre ed etichettare i nostri acquisti, mangiare in casa quando necessario, chiacchierare con persone di varia nazionalità, età, genere, dai fidanzati italiani ai giovani ventenni tedeschi ai signori spagnoli. Inoltre, essendo molto vicina all’Acquario, Museo della Scienza e delle Arti ed all’Emisferico, ci ha permesso per i primi tre giorni di visitare tutto a piedi, sfruttando tra l’altro il magnifico parco del Turia. Si tratta del letto del fiume Turia, che attorno agli anni ’60 inondò la città provocando grandi danni. Da qui la decisione di spostare il fiume, che adesso passa fuori dal centro cittadino di Valancia, e costruire nel suo letto un grandissimo parco con giochi, campi, alberi, noleggio bici, il grande parco giochi Gulliver. Vicino al Rooms Deluxe ci sono il Carrefour, il buonissimo self service Nico, ed un negozietto per gli acquisti quotidiani.
È possibile comprare delle carte per i mezzi pubblici da 24, 48 o 72 ore, che oltre a farti viaggiare su bus e metro, permettono di godere di molti sconti presso musei e negozi.

Col Bus 19 si arriva alla spiaggia della Malva Rosa, un enorme spiaggia abbastanza vicino alla pista della Formula Uno, principalmente libera con la possibilità di prendere ombrelloni e lettini a noleggio. Sono di moda i tatuaggi, come da noi, le feste per bambini in spiaggia o al parco, le creme protettive, il topless, il seno rifatto. La spiaggia è sempre ventilata e le onde divertenti.
Per arrivare al Bioparco si può prendere il Bus 95.
Col Bus 35 è possibile arrivare al Centro Storico, dove meritano una visita il coloratissimo Mercato Centrale, il Museo della Plaza de Toro se si è interessati ad un po’ di storia della corrida, la Cattedrale con la torre di più di 200 scalini, la Loggia della Seta. Vicino al Mercato Centrale consiglio un pranzo al Bar El Kiosko (Plaza del Doctor Collado); d’obbligo paella valenciana e sangria.

La polizia è molto presente, a cavallo nel parco del Turia, con i quad sulla spiaggia, in auto per le vie del centro. Comunque meglio stare attenti alle proprie cose.
Giornalmente abbiamo visto persone girare per i cassonetti in cerca di rame o altri oggetti di recupero. La crisi si fa ovviamente sentire.
Gli ultimi giorni, ormai abituati agli orari spagnoli, abbiamo visitato il Jardin Real ed il Museo di Scienza Naturale, poi di nuovo spiaggia e bagno nelle onde. Infine una girata nel parco del Turia con le bici a noleggio.

Andando verso l’aeroporto il tassista ci ha parlato dei problemi della Spagna e ci è sembrato di sentire un italiano; corruzione, disoccupazione giovanile soprattutto nei centri più piccoli.

Per finire, come fare a compattare i bagagli delle tue due mogli e dei tuoi 5 figli in partenza con Rayanair? Semplice, fai indossare tutto il contenuto delle valigie alle tue mogli nonostante i 41 gradi di Valencia, ed il tuo bagaglio sarà facilmente inseribile nell’apposito stampo. Inoltre potrai tranquillamente appioppare un bagaglio a testa a tutti i tuoi figli, compreso quello di due anni e mezzo che cammina a malapena. Sarà tutto semplice, divertente e soprattutto fresco. Gli imbarchi Rayanair danno sempre spettacolo.

giovedì 28 giugno 2012

Provaci ancora, baby


In effetti il mio zainetto della palestra, in cui di solito incastro tutto come nel Tetris, si chiudeva con difficoltà. Ho pensato di aver messo male qualcosa, ma poi quando nello spogliatoio ho tirato fuori la roba, mi sono resa conto di avere messo una scarpa da ginnastica di mio marito che porta il 44, ed una mia che ho il 38. Dubbio da 3 decimi di secondo. Chi cazzo se ne frega me le metto per la ginnastica e faccio finta di nulla, anche se pure il colore è diverso, una nera e l'altra rossa. Abbasso i formalismi.

martedì 26 giugno 2012

Rientro dalle vacanze is

Mettersi una gonna e scoprire che in realtà si tratta di un vestito. Ecco perché tornava così strana sui fianchi.
Guidare lo scooter come fosse uno sguscio.
Incontrare alla stazione una ex collega che non vedevi da tempo e dirle, mentre la abbracci "Bella passera!".

Lo so che posso farcela.

martedì 12 giugno 2012

La fisica di Goku - conversazioni sotto l'ombrellone


“Ma lo sai che un atomo vive dieci alla 35 anni? E che quindi noi probabilmente abbiamo molti atomi che sono appartenuti a Shakespeare?”. Il libro che sto leggendo mi prende molto.
“Boia”. Risponde marito.
“Ma secondo te come si fa ad uccidere un atomo? Come è un atomo morto, cosa diventa? E se un corpo viene cremato, gli atomi muoiono?”
“No secondo me no”
“Ma lo sapevi che un elettrone nel passare da un’orbita all’altra non percorre lo spazio intermedio? Questo però me lo ricordavo dal liceo”
A questo punto interviene uno dei bambini che spesso giocano sotto il nostro ombrellone: “Userà il teletrasporto come Goku”
“Si può essere. È come se tu potessi andare dalla spiaggia in mare direttamente, senza passare dal bagno-asciuga”
Interviene un altro bambino mentre si tira la sabbia sulla spalle: “Faranno come Goku, che ha l’onda energetica”
“Si esatto, quando un elettrone passa da un’orbita all’altra cede o richiede energia.”
“Ma come è possibile?” apre bocca marito.
“Nel mondo dell’ultra-piccolo non valgono le leggi della nostra fisica, valgono le leggi della fisica di Goku”.

martedì 5 giugno 2012

Oggi seguirò il consiglio di mio marito

Non ti rifiutare mai indietro!

Evidenze


Stamani mi ero messa una maglietta bianca un po' aderente che mi hanno regalato, ed i fuseaux, o fusò come scrivevano al mercato quando ero bimba, che ora si chiamano leggings per dare l'illusione che si tratti di una cosa nuova. Per caso passo davanti allo specchio e OPS vedo che la maglia fa una strana piega sul davanti. No no, ma che piega, è un po' di pancetta e c'è anche un po' di ciccia sui fianchi. Cerco la calma interiore, la trovo, e ci scaccio l'unico pensiero valido che mi viene in testa: "Sei vestita da teenager ed hai 41 anni" con tre concetti al contorno:
1) "Eh insomma dopo due gravidanze va anche troppo bene",
2) "Forse dovrei ridurre la seconda colazione del mattino",
3) "Con gli anni un po' di ciccia ci può stare".

Alla fine ho indossato i jeans; ogni età, ogni stagione. E che nessuno mi tolga le scarpe da ginnastica rosse.

venerdì 1 giugno 2012

Rituali


Quando torno da Roma, dove talvolta vado per lavoro, mi piace arrivare a Termini con un po' di anticipo per avere il tempo di comprarmi il gelato. Certo potrei comprarmi il gelato in qualsiasi altro momento e luogo, e magari lo faccio. Ma sul ritorno da Roma difficilmente transigo. Mentre aspetto che sul pannello elettronico appaia il binario del mio treno verso casa, mangio il mio gelato, magari guardo qualche vetrina. I rituali si sa, danno sicurezza. Stessa causa, stesso effetto; arriverò a casa per cena. E poi il gelato è buono.
Mio marito ad esempio usava sempre la stessa camicia per gli esami universitari. Purtroppo si trattava di una bella camicia di flanella invernale che in estate gli provocava non poco disagio termico.
Ecco adesso, col terremoto in Emilia che incombe, si assiste di nuovo al solito teatrino: le autorità sentono profondamente il dolore per le vittime, è normale che ci sia il terremoto, ma non che crollino gli edifici, BLA BLA BLA. Sinceramente li ascolto tutti malvolentieri, preferisco parlare col mio collega di Cento che ha laggiù casa e famiglia e cerca in qualche modo di andare avanti.

Cari cosi, stavolta il solito gelato non basterà.

lunedì 28 maggio 2012

Ieri ho visto...

... un Ciuaua in gonnella. Era orribile. Per favore qualcuno lo dica alla sua padrona.

mercoledì 23 maggio 2012

La mia città



« Se fossi un livornese, di quelli veri che dicono "deh" e parlano a mano aperta, muovendo le dita, come per far vedere che nelle loro parole non c'è imbroglio, vorrei star di casa in qualche Scalo della Venezia. Non già nei quartieri, nelle piazze, nelle strade disegnate con la matita dolce, con l'aiuto di squadra e di compasso, dagli ordinati e generosi architetti dei Granduchi, ma in questo quartiere che i livornesi chiamano La Venezia, qui nel cuore della città vecchia, a due passi dalle Carceri, dal Monte Pio, dai Bottini dell'olio. Che bella vita sarebbe, che vita semplice e felice.»
(Curzio Malaparte, Maledetti Toscani)

Da bambina tornavo dal mare in maglietta e costume e mi sentivo così libera. Non avevo la sabbia appiccicata ai piedi, amavo lo scoglio ed i tuffi da quello più alto. Anche adesso è così.
Sono nata nel quartiere Venezia, dalla finestra di casa, nel fosso (canale) potevamo vedere ormeggiato il gozzo del mi’ babbo e del mi’ zio.
C’è stato un momento, dopo i venticinque anni, in cui la mia città mi stava stretta, ed avevo voglia di andarmene e vedere altro. Avevo forse la solita smania dei giovani, e probabilmente mi stavo stretta da sola. Così partii, pensando di allontanarmi un paio di anni. Che invece sono diventati dodici, ed in questo periodo ho avuto modo di odiare la mia città perchè non mi voleva più, perchè non potevo viverci, e la trovavo piccola e meschina, ma probabilmente ero io che non sapevo decidermi.
Poi sono riuscita a tornare ed ho potuto amarla ancora. Come si ama un amante da anni, conoscendone i difetti e adorandone i pregi.
Adoro il mare, tutti i livornesi lo adorano. In tutte le sue forme, passeggiando sul lungomare del Viale Italia d’inverno, magari con quella noia tipica della stagione, quando lo scirocco invita i surfisti dei Tre Ponti, ad Agosto sui bagni con gli zoccoli e la ghiacciaina della cena, in primavera con i piedi nell’acqua fredda, mi piace Calafuria lo scoglio liscio ed i tuffi di testa, o i granchietti alle Vaschine e l’unica spiaggia della Cala del Leone, Calignaia e “W gli sposi” che si sente dal ristorante di sopra, la barchetta del mì babbo che ancora ci porta alle Melorie, la schiacciata per la nausea e la murena della buca dei favolli.
Mi piace il livornese che ti invita a cena o ti offre qualcosa che ha portato, che ironizza sui propri malanni e sulla proprie infermità, anche quelle tragiche e gravi, che scherza e sorride, quello che ha sempre la battuta pronta, quello sincero. Mi piace quando si prodiga in mille spiegazioni se un forestiero chiede un’indicazione.
Odio la spazzatura per terra del cittadino qualunquista e maleducato, odio la corruzione dei posti di lavoro dove entri se sei figlio di o fratello di o moglie di o amico di, ma questo è un male generale dell’Italia che ne rovina il benessere economico.
Odio i soliti discorsi: si però a Rimini, si però a Pisa, si però a Milano, si però. Non parogonerei la mia città a nessun’altra città, perchè non vorrei rovinare la mia costa per qualche ombrellone a pagamento, o la vita di questa città con quella frenetica di Milano. A Pisa hanno basato la loro economia sull’Università, sulle ditte satellite e gli studenti. A Livorno abbiamo puntato sul porto e ci è andata male, così come a Genova, ma almeno non abbiamo il cadavere del ragno nero dell’acciaieria che deturpa la nostra costa con le sue zampe molli, là come a Piombino. Ogni città ha la sua personalità. Il benessere non sta in ciò che hai, ma in come lo usi. Quello che a volte sembrava dare pane, spesso ha poi dato la morte. Occhio a certe politiche economiche; cerchiamo invece di mantenere il giusto equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa.
Io sono per la decrescita felice e sostenibile.

"Anima mia leggera,
va' a Livorno, ti prego.
E con la tua candela
timida, di nottetempo
fa' un giro; e, se n'hai il tempo,
perlustra e scruta, e scrivi
se per caso Anna Picchi
è ancora viva tra i vivi.

Proprio quest'oggi torno,
deluso, da Livorno.
Ma tu, tanto più netta
di me, la camicetta
ricorderai, e il rubino
di sangue, sul serpentino
d'oro che lei portava
sul petto, dove s'appannava.

Anima mia, sii brava
e va' in cerca di lei.
tu sai cosa darei
se la incontrassi per strada."

Preghiera, G. Caproni (centenario della nascita)

mercoledì 16 maggio 2012

Sforzi fisici


Ore 19.40, parto da casa per una corsetta. La luce è quella della primavera prima del tramonto, un momento che io semplicemente adoro. Sono in aperta campagna, nel silenzio. Mi scappa una petina piccola, silenziosa, fetida. Ci stava proprio bene. Tempo zero sento una voce alle mie spalle. "Come mai non sei venuta all'ultima riunione?". Mi volto, è il Cicci, un vecchio amico che adesso incontro spesso per via che i bimbi frequentano la stessa scuola, ed abitiamo nello stesso quartiere. Anche lui in divisa da footing.
"Non potevo, e comunque le maestre non mi hanno neanche fatto avere l'avviso".
"Non ti sei persa niente. Comunque io mi fermo qui, ho bisogno di una bombola di ossigeno".
Resta da capire se per via del suo, di sforzo fisico, o per il mio.

venerdì 11 maggio 2012

Racconti partigiani



Un soleggiato giorno di festa. Anzi no, è il 25 Aprile, che ormai per noi è solo la giornata delle scampagnate. La casa nel sole, circandata da prati verdi brillanti, rilassa davvero. I bimbi giocano liberi. Si ferma un’auto e scendono due signori anziani. Uno esclama “Si, ho vissuto qui, da giovane”. Si ricordano di lui, è tornato altre volte. Scende l’altro, ha i capelli bianchi: “ Io qui ero partigiano”. I bambini gli corrono incontro incuriositi. “Prego entri” lo invita la padrona di casa. Si fa avanti, osserva tutto con attenzione ed i suoi occhi oltrepassano il tempo e tornano indietro di decine di anni, tutto si trasfoma, riconosce i luoghi e ricorda i fatti. Torna fuori “Qui c’erano due americani con noi, poi una bomba; uno morì sul colpo accasciando la testa, l’altro dissanguato per una ferita alla coscia. Quanto urlò prima di lasciarci!”. I suoi occhi tornano giovani e piangono lacrime. I bambini lo circondano cantando “Bella ciao”.
Si è partigiani anche a 90 anni.

Liberamente tratto da una storia vera.

mercoledì 9 maggio 2012

Sette e trenta


Ecco stavolta mi è toccata una donna della mia età, direi. Ha gli occhi stralunati, non so se per via dell’attività sulle dichiarazioni dei redditi dalla mattina alle 8,30, e sono le 5,45, o per natura. Provo a fare la splendida ed a scherzare un po’, penso che faremo presto, vengo qui da tre anni hanno praticamente tuttii miei documenti e la mia dichiarazione è pressoché sempre la stessa: mutuo, scontrini e ricette mediche, assicurazione auto e scooter. Ecco no, porca miseriaccia. Ecco nell’era dell’informatizzazione globale dove tutti aspirano a quel cazzo di AI-PAD come fosse un salvavita, e non farebbero mai a meno del TAC SCRIN, ecco che i terminali per la dichiarazione si bloccano, i documenti non sono in linea e allegata alla mia dichiarazione dell’anno scorso c’è un contratto di acquisto casa e stipula mutuo sbagliato. SBAGLIATO. No, come sbagliato? SI si sbagliato, affacciati pure al mio schermo. Mi affaccio ed è sbagliato. Ma per fortuna c’è il DATABEIS. Nel DATABEIS ci sono i documenti, li sfogliamo tutti da quelli del 2009 ad adesso, io sempre affacciata, il che vuol dire a buo pillonzi per guardare dall’altra parte della scrivania. Ecco ritroviamo i contratti giusti. La signora è esausta ed io ho perso tutto il mio smalto iniziale, mi sta anche venendo sonno. Ma non si può infierire, sono lavoratori anche loro, magari precari, che comunque danno la colpa a “quella che t’ha fatto il 730 l’anno scorso”. Poveraccia. La tipa mi guarda con quelle sfere oculari e dice “STAMPO TUTTO”. Stampo tutto??? Come se fosse l’ancora di salvezza, il sano bianco e nero su carta, senza link senza archivi. Eccoli i tui documenti, anche quelli sbagliati, così hai tutto. Nell’era tecnologica del tutti connessi me ne esco con un pacco di fogli più di quanto ne avessi al mio ingresso al patronato, e non sono AI fogli, no no, sono fogli di carta normali, stampati da una parte sola, per la gioia dei nostri alberi, pesano ingombrano, ma si possono toccare con tutta la mano e non solo col dito come si fa col TAC SCRIN.
Sono passate due ore e un quarto. 

venerdì 4 maggio 2012

Oioioi




“Gastrrrrrrrrrrte Reflrrrrrrr 5glg Perrrrrr 2clg EVENTUALMENTE ....” La penna scivola sul foglio e ovviamente non si legge una sega, a parte “EVENTUALMENTE” scritto chiaramente in stampatello maiuscolo. Devono fargli un corso di scrittura medicale insieme alla laurea. Comunque il mio medico è simpaticissimo, livornese verace legge il Vernacoliere, mi legge sul Vernacoliere e ne parla coi miei, anche loro suoi pazienti. Ovviamente non sa che il mì babbo mi diserederebbe per quei pezzi, se solo avesse una qualche eredità monetaria. Comunque chiedo “Ma se mi va, posso mangiare cosa mi pare?”.
“Si, a parte il bufalo cotto alla maniera Apache, ovviamente”.
Ecco, sono stata digiuna due giorni e mezzo tra crampi di stomaco e spossatezza, per via di questo virus. In questo intervallo, oltre a dormicchiare tipo la mì nonna, ho potuto osservare con attenzione le venature di legno dell’armadio di fronte al nostro letto e riflettere sul concetto “Come si sta bene quando si sta bene”. Che sembrerebbe un pleonasmo, ma in realtà è un concetto assai profondo, su cui bisognerebbe riflettere più spesso.
Tipo il Primo Maggio.

venerdì 27 aprile 2012

Nervosismo cosmico



Lo devo ammettere. È un periodo difficile. Tendo all’incazzo compulsivo. Soprattutto contro chi si reputa diverso, alternativo, migliore. Che se uno fosse davvero alternativo, sarebbe così normale e spontaneo che neanche si renderebbe conto di esserlo. E poi, facile essere alternativo quando ciai i vaini.
Comunque sto collezionando una serie di litigi con amici più o meno stretti, qualcuno mi ha detto che dovrei trombare di più e qualcun altro che vedo solo il bianco ed il nero senza cogliere le sfumature, altri se la sono presa con la mia città ed altri ancora con l’IKEA. Ma ci sono secondo me dei valori importanti su cui non ammetto deviazioni, tipo mettere le doppie quando servono, essere coerenti con quello che diciamo di essere, ma soprattutto LOVE LOVE LOVE.

giovedì 26 aprile 2012

Caffè col Cento


“Oh nonna sono io sono venuta a prepararti il caffè”
“Bella stella! Grazie siete tesori, le mì nipoti, anche la mì figliola, però è un po’ girellona. Mangi qui?”
“No ho già mangiato. Ecco il caffè”
“Bono grazie vieni t’abbraccio”. Nella stretta rischio di versare il caffè per terra, ma prevedendo le mosse di nonna riesco a metterlo in salvo un nanosecondo prima dell’impatto.
“Nonna, tutto bene, c’era Tiziana stamani?”
“Si si, m’ha scardato il mangiare. Brava Cristiana. Ma te hai già mangiato?”
“Si ho già mangiato. Mamma ha chiamato?”
“No, ma quanto ci vole per andare a Venezia?”
“Non so, comunque loro andavano a Mantova”
“Uh avevo inteso a Venezia. Ma, chiameranno. Cristiana è andata via dopo mezzogiorno, m’ha scaldato il pranzo. Me l’ha cotto la tu’ mamma, ma l’ha scaldato lei”
“Nonna, si chiama Tiziana.”
“Toh hai ragione. O, se hai fame mangia”
“Nonna ho già mangiato, me lo hai chiesto quattro volte”
“Uh è vero, scusa sono quasi cent’anni. Insomma, ma la tù mamma sarà già arrivata a Venezia?”

martedì 17 aprile 2012

Bagonghi e Pinocchio



È incredibile quanto in fretta crescano i figli: un giorno sembrano Bagonghi e il giorno dopo Pinocchio. Insomma un gli sta più nulla. Ieri presa da uno di quei momenti “compro tutto” e attratta da un prodotto civetta a 15 euro, sono entrata in un negozio carissimo di abbigliamento per bambini ed ho comprato un po’ di roba bella per loro, colorata, con le note immagini dello squalo. La commessa e penso anche titolare era insopportabile. Sembrava che amasse i bambini più di ogni altra cosa, ma secondo me li avrebbe messi volentieri in ginocchio sui ceci. Ma soprattutto non mi ha concesso nemmeno un euro di sconto. Sono uscita con una borsa pieni di felpe e sensi di colpa (neanche tanti), ho chiamato mio marito per prepararlo, ma per fortuna è accorso in mio aiuto San Protettore della Batteria Scarica. Infatti mentre al cellulare aspettavo la risposta di mio marito alla cifra spesa, ho sentito solo un “Ma perdavvero????” e poi OPS la linea è andata giù e buonanotte il cellulare si è spento se ne riparla stasera. Sull’Aurelia ho rincorso un cretino che in macchina mi aveva clacsonato; i geni del mì babbo si fanno sentire. Questo mi ha fatto stare meglio ed ha fatto divertire tantissimo i bimbi. Per finire siamo andati a trovare marito che era in coda dal medico; ho pensato che almeno se fosse svenuto per lo choc monetario eravamo nel posto giusto. I bimbi non volevano entrare secondo me si aspettavano un lazzareto di lebbrosi e avevano paura di prendersi qualcosa, ma poi c’erano solo mio marito ed una coppia mista (lei bella e straniera lui più brutto e più vecchio), per cui si è giocato tranquillamente al gioco degli animali.

giovedì 12 aprile 2012

Pensierino 8

Ieri ho capito che: finché un settore di mercato è profittevole, siamo tutti contenti. Appena diventa meno profittevole, chi ne rimane escluso si inventa i Processi per fare diventare le aziende più competitive. Le aziende investono su questi Processi diventando ancora meno profittevoli. Gli unici che ci guadagnano sono gli inventori dei Processi, ovvero coloro che erano stati inizialmente esclusi dalla fetta di mercato.

mercoledì 4 aprile 2012

AAA Cercasi


Ho perso cinque libri di Harry Potter. Forse nei vari traslochi Genova-Milano-Genova-Livorno, anche se sono convinta di averli lasciati a Livorno a disposizione di mia mamma e penso che lei li abbia ficcati da qualche parte, come fece per la mia minigonna stile scozzese mai più ritrovata. Comunque li ho cercati nello stanzino dei miei, nel sopra-scala di casa nostra, ma niente. Ho trovato solo il sesto ed il settimo, quindi mancano i primi cinque. Se qualcuno li avesse visti, per favore mi scriva su questo blog. Altrimenti dovrò ricomprarli. E già che ci siete potreste per favore cercarmi:
  • Molti ombrelli, soprattutto uno rosso acceso che mi piaceva un sacco;
  • Il vestito di Babbo Natale;
  • Un cavatappi;
  • Una tuta da ginnastica rossa da donna;
  • La minigonna scozzese di cui sopra;
  • Un pareo colorato;
  • Una maglia invernale con una manica azzurra ed una rossa;
  • La macchina. Ah no poi quella l’ho ritrovata nel parcheggio dell’Ipercoop, ma qualcuno me l’aveva spostata per dispetto;
  • Una ciabatta infradito azzurra di Batman.
  • Un calzino blu, che probabilmente è stato fagocitato dalla lavatrice.
In cambio posso restituirvi:
  • Un paio di mutande da uomo con scritto “DRAGO” sul davanti, mio marito sostiene che non sono sue e che gli stanno piccine.

giovedì 29 marzo 2012

Aggiornamenti sul Pensierino 7

Un bel giorno si presentò in questo ufficio il Manutentore, per capire l’origine del puzzo di merda. Il Manutentore era convinto si trattasse di un topo morto.
Forse vivono molti topi in questo ufficio, e a qualcuno capiterà pure di morire alle 9.37, ma quello non era puzzo di cadavere, bensì di merda.
Il Manutentore era ostinato nei suoi propositi, e pur non trovando nessun topo morto, lasciò le esche per quelli vivi ed il puzzo di merda delle 9.37.
Arrivarono altri manutentori, più svegli e meno fissati coi topi. Ispezionarono l’edificio e scoprirono una stanzina dimenticata, l’ex sala caffè, dove c’era uno sfiatatoio della fogna con un tappo ormai caduto, e capirono che l’impianto di areazione partendo la mattina aspirava puzzo di merda dalla stanzina e lo divulgava in tutto l’ufficio. I manutentori tapparono di nuovo lo sfiatatoio, risolvendo così il problema del puzzo di merda.
Da questa esperienza ho capito che:
  • Non tutti i topi muoiono alle 9.37.
  • Il problema del puzzo di merda era un tappo e non un topo; da queste parole simili nasce la confusione del primo Manutentore.
  • Il nostro impianto di areazione preleva aria dalla ex stanzina del caffè spargendola per tutto il piano, e questo sembra normale a tutti, anche ai manutentori.

mercoledì 28 marzo 2012

Segnali

Bisognerebbe accogliere certi segnali, invece che rifiutarli.
Se marito è in trasferta, se il per via di uno sciopero la scuola dei bimbi viene aperta in ritardo e chiusa in anticipo, se trovi due lavori stradali in corso in un tragitto di 30 km, se hai un mal di testa porco, ma soprattutto se quando arrivi in ufficio vai in bagno a cacare e ti accorgi che la carta igienica è finita solo dopo che l'hai fatta e quindi devi recarti, col culo sudicio, l'andatura a pinguino e i pantaloni calati, nel cesso accanto per pulirti, ecco se tutto questo accade, dovresti capire che è il momento di prenderti mezza ferie ed andare a casa.

lunedì 26 marzo 2012

Un viaggio tremendo

Sembra correre verso le rotaie, poi si ferma a pelo sulla linea gialla, si volta, col suo volto paffuto e da bambino e gli occhioni scuri, ricomincia a camminare a grandi passi e cerca una faccia con cui scambiare due parole. Stavolta tocca a me:
“Va a Roma?”
“Si”
“Anche io, ma col regionale che costa meno. Va per lavoro?”
“Si”
“Allora ha furia. Ma è di Livorno?”
“Si”
“Allora conosce il mì babbo, il dottor Xxx famoso gastro enterologo. Lo conosce?”
“No mi dispiace non lo conosco”
“È vero che non si mettono i piedi sul seggiolino, ci fanno la multa?”
“Eh no, poi chi si siede si sporca”.
“Sono 17 euro. Io una volta l’ho messo il piede, il controllore mi ha dato cartellino giallo, cosa vuol dire?”
“Che sei stato avvert..”
“Ammonizione. Dopo c’è il rosso. Il mio amico GP li mette i piedi. Si buca. Mi porta le droghe. Cocaina, erba. È cattivo? Poi mi dice di non andare a scuola, all’università. Cattivo?”
“Non dare retta a GP, non prendere le droghe, a scuola si imparano tante cose. Magari lui non è cattivo, è un po’ birbante”. Mi manca il cane Nebbia e sono Heidi.
“Invece la polizia mi ha detto che a Genova non ci posso andare, cartellino rosso.”

Arriva il treno. Salgo, sorrido, mi siedo.

Al ritorno sono stanca, ho mal di testa. Il treno è pieno, davanti ho una signora che ha fatto la siusky in una boccetta di profumo, dopo mezz’ora sono nauseta. In piedi parecchi stranieri, forse maghrebini. Erano  a rinnovare il permesso di soggiorno. A Civitavecchia sale la polizia, con i manganelli. Fa scendere quelli senza il biglietto, in molti. Qualcuno viene stanato dai bagni. Dal binario dove sono stati raggruppati, i maghrebini cominciano scappare attraversondo le rotaie di corsa. Mentre il treno riparte, dal finestrino vedo uno di loro a terra, e più in là un poliziotto con la pistola in mano puntata verso il basso. Che brutta immagine. Mi volto e dico qualcosa al signore in sovrappeso seduto accanto a me. Mi risponde non ricordo che; ha un’alito che sa di fogna ed io davvero non so più da che parte stare.

Mi minimizzo sulla poltroncina e continuo a guardare fuori.

mercoledì 21 marzo 2012

Sorry

(Complimenti per il corretto uso del condizionale)

Lo so dovrei intervenire. Non so come. È più forte di me. Ci sono delle cose che davvero non riesco a trattenere. No no, non parlo di ruttare dopo pranzo o sbadigliare in pubblico. No.
Ci sono delle persone che per nessun motivo logico mi stanno sul cazzo. È solo per come si muovono, come parlano, come salutano, come si vestono, come ti guardano (odio le persone che ti guardano troppo senza dire niente, perchè in tutto quel tempo avranno pur pensato qualcosa di te e allora perchè non dirlo?), come instaurano relazioni con gli altri, come ti rispondono, come sorridono o come non sorridono.

Sorry, ma io non ti sopporto.

Cerco di essere gentile e di soffocare questa irrefrenabile ed ingiustificata antipatia, alla fine tu non mi hai fatto niente, davvero. Forse possiamo addirittura diventare amici. Allora ti chiedo qualcosa, così tanto per instaurare una conversazione. E tu mi dai quella risposta del cazzo. Ma come si fa?


Sorry, ma mi stai davvero sulle palle.