venerdì 21 novembre 2014

Fuori il negozio da casa mia!

Un tempo c'era il negozio. Tu entravi nel negozio e dicevi "Vorrei un chilo di pane" oppure "Ho bisogno di un paio di scarpe" a seconda del negozio e delle tue necessità, a volte compravi a volte no, poi tornavi a casa. Ora è il negozio che entra da te. O ti chiamano al telefono per proporti qualche fantastica offerta "voce dati senza limiti sempre connessi" con uno strano accento straniero. La linea è disturbata e ti chiedi perché loro stessi non usufruiscono delle fantastica offerta. O ti suonano alla porta tu apri e ti dicono "Che bella casa!" anche se vivi in una topaia, oppure "Che bei figli!" guardando la foto del barboncino della tua amica. Gli hanno insegnato così al corso di venditori che hanno appena seguito, parlano parlano non ti lasciano il tempo di replicare. La replica è:
"Se mi interessa o se mi serve vengo io/chiamo io/vi cerco su internet", e loro ribattono "No signora - ti chiamano rigorosamente signora - per poter usufruire della fantastica offerta deve riempire questo modulo e firmarlo senza nessun impegno, solo qui e ora".
Cosa vuol dire firmarlo senza nessun impegno?
Poi sanno tutto di te, i tuoi orari, chi è in casa ed a che ora, ti fanno anche un po' paura perché ti senti PEDINATA.
Ora cari cosi capisco che tutti si debba lavorare è un momentaccio c'è la crisi, allora mi rivolgo ai vostri capi, anzi ai vostri padroni. Cari cosi padroni, LASCIATE IL NEGOZIO FUORI DA CASA MIA, se ho bisogno vi cerco io, E VI TROVO.

giovedì 20 novembre 2014

sabato 15 novembre 2014

Un pomeriggio fantastico

Il giovedì è un bel giorno. Cerco di uscire un po' prima dal lavoro, prendo i bimbi da scuola, stiamo al parco, poi coi miei più l'amichetto E. del piccolo andiamo a mangiare il gelato. Torniamo a casa, lasciamo gli zaini, ed andiamo tutti a chitarra. In macchina cantiamo delle vecchie canzoni di Nada o di Patty Pravo. Questo giovedì è stato fantastico come sempre. Rientrando dalla gelateria, al buio, i bimbi trotterellavano dietro di me. Se non che il piccolo ...  "Mamma mi puzza la mano". Mi viene incontro col palmo della destra bene aperto, inseguito da un puzzo tremendo. Gli altri due lo tengono a distanza.
Aveva pestato una merda con la scarpa, aveva la mano piena ed anche la manica del piumino, per il famoso principio della merda spalmata.

Fanculo padroni di cani del cazzo io vi odio.

giovedì 13 novembre 2014

Benvenuti nel mio giardino

Ieri la Spina ha annunciato che nel 2015 tornerà di moda il cespuglio. Subito ho pensato ai capelli, e mi sono sentita al passo coi tempi. Invece no, lei intendeva proprio lì. Mai sottovalutare la Spina.

Ecco, ben venga la nuova moda. Addio dolorose cerette, addio posizioni da contorsionista per raggiungere cavità oscure e remote da ripulire, addio slip che si appiccicano ai rimasugli di cera regalandoti quella simpatica andatura a pinguino dopo una seduta dall'estetista. Si potrebbe anche pensare di dare sfogo alla fantasia; oggi li porto di lato, con la divisa nel mezzo, oppure faccio le treccine? E perché non sfoggiare una bella rasatura col disegno di un gatto, oppure tingere un ciuffo di rosso? Certo però che si dovrebbe rivedere anche tutto il mercato dell'intimo e dei costumi da bagno. Oppure vogliamo lasciare dei simpatici baffi ai lati?

Per noi donne sarebbe una bella liberazione da questa odiosa schiavitù che ci vuole  giovani, giovanissime, quasi bambine e quindi glabre. Dovremmo invece andare fiere del nostro morbido cuscinetto anteriore, magari racchiuso in una mutanda anni '70. D'altronde bellezze nostrane come Lucia Bosè o Sofia Loren non hanno forse sfoggiato fiere i riccioli mori delle loro ascelle?

Piace a tutti accarezzare un morbido gattino od un soffice cane, e non ci sogniamo certo di fare le coccole ad un verme, ad una lumaca o ad una talpa senza pelo, tanto per rammentare alcuni famosi glabri del regno animale. Perché per noi donne dovrebbe essere diverso?

Viva la pelliccia quindi, scarruffata, pettinata o con le siepi ai lati del sentiero, proprio come fosse un bel giardino.

lunedì 10 novembre 2014

Sabato ultime due ore, geologia

In quinta liceo alle ultime due ore avevamo geologia. Il prof era un po' teo; non voglio essere offensiva, ma insomma non era certo un trascinatore o un motivatore, la materia non ci garbava molto e la nostra classe era troppo emotivamente intelligente e ricca per poterlo accettare. Inoltre questo prof arrivava sempre in ritardo, ed essendo sempre alle ultime due ore del sabato, quando non lo vedevamo arrivare, ce ne andavamo. Semplicemente. "Non ci sarà", si diceva, "sicuramente è assente" si pensava. E belli fieri ci allontanavamo dalla scuola. Finché ovviamente ci fece richiamare dal preside, non potevamo sempre andare via e lasciarlo da solo. "Che arrivi in orario, allora" ribattemmo noi. E insomma alla fine si trovò un compromesso.
Poveraccio.
Però chissà come si gongola ora. Ora che la geologia ha tutta questa importanza. Ora che agli acquazzoni si sono sostituite le bombe d'acqua, ora che ogni volta che piove c'è chi si fa il segno della croce, ora che i geologi sono sempre in TV a parlare del dissesto geologico appunto. Dell'edilizia sfrenata, e del dissesto geologico. Della pulizia degli argini e del dissesto geologico. Dei cambiamenti climatici e del dissesto geologico. E del fatto che ora come allora, arrivano sempre in ritardo, le ultime due ore del sabato.

mercoledì 5 novembre 2014

Che cosa ho imparato in una settimana



Sto cercando di venire a capo di una settimana di corso. L'istruttore era un inglese come sopra, ma non lo condanno; le sue motivazioni erano più culturali che personali.
Sono sopravvissuta anche ad Halloween, al panino che mi hanno lasciato per la cena, come centro tavola, ai costumi abbandonati in salotto, alla spazzatura che mi ha accolta al mio rientro chiedendo disperatamente di essere portata fuori.
Lunedì passato, per finire, ero a Roma; le scarpe invernali dell'anno scorso hanno ceduto, le perdo mentre cammino a passo svelto per le gallerie della metropolitana. Timbriamo il biglietto, io ed un collega, e sbagliamo direzione. Ce ne accorgiamo subito, appena superato il tornello, per cui semplicemente lo scavalchiamo per tornare indietro. Il personale della metro ci apostrofa immediatamente con un "Ao' signò". Ci vorrebbe l'equivalente  al video di cui sopra per dipingere la maleducazione di certi romani, ma non li condanno; le loro motivazioni sono più culturali che personali. Sopravviviamo al controllo biglietti, del resto li avevamo timbrati cinque secondi prima.

Le scarpe grandi? Infilo un po' di carta igienica internamente sulla punta, ed è tutto risolto.