lunedì 28 febbraio 2011

Le strane dinamiche di un piccolo sito aziendale

Il stio in cui lavoro fa parte di una multinazionale leader nel settore, e consta circa 60 persone tra dipendenti e consulenti. Quindi soffriamo di tutta la burocrazia che caratterizza le grosse ditte, ed anche delle piccole malignità degli ambienti ristretti.

Ovviamente abbiamo chi ha litigato con chi, e non ci parla più. Rapporti limitati alla stretta necessità ed al mero utilizzo dello strumento e-mail. Ti incontri sette volte al giorno nei corridoi o mentre vai a cacare, ma non ti dici neanche “ciao”.

Ovviamente abbiamo chi ha trombato con chi. Tutti lo sanno, tutti fanno finta di niente, qualcuno lancia qualche battuta frizzante.

Ed anche chi è sposato con chi, nel qual caso la difficoltà sta, più che nell’evitare di portare a casa le problematiche lavorative, nel limitare l’invadere delle questioni familiari sul lavoro, dove si finisce per parlare di figli, cacche, spesa da fare, scuola e organizzazione della serata casalinga.

E poi ci sono le piccole ripicche quotidiane. A chi dà fastidio l’aria condizionata e chiede che venga abbassata, chi apre la finestra, chi sente lo spiffero al collo, chi soffre il caldo, chi non sopporta il rumore e chiede silenzio, chi ha le cuffiette e non ca’a nessuno, chi fa finta di niente ed in realtà ascolta tutto.

Infine le contigenze, l’evento sporadico che turba gli equilibri e fa affiorare le riottosità. C’è da spostare la macchina aziendale. La segretaria si rifiuta, ha i tacchi troppo alti e troppo a spillo. “Chi ha litigato con chi” si rifiuta: perchè io e non quello con cui ho litigato? “Chi ha trombato con chi” non può perdere le mossa di colui/colei con cui ha trombato, mentre gli altri devono controllare il flusso dell’aria condizionata e degli spifferi negli Open Space e non hanno tempo da perdere per spostare la macchina aziendale. Finchè non si incazza qualche capo. A quel punto, tra Madonne e parolacce, qualcuno scenderà con le chiavi dell’auto aziendale e gli troverà una nuova posizione.

In un piccolo sito aziendale ci sono i gruppetti.

I Bellini’s avanzano precisi verso la macchinetta del caffè. Di età variabile, spesso chiamati anche i precisini’s, sono simpatici, ma rispetto a loro tu hai sempre qualcosa fuori posto. Loro no, loro mai. Capelli, cintura, scarpe, maglioncino, jeans costosi. I Bellini’s si recano tutti insieme alla macchinetta del caffè, schedulano le pause settimanalmente, sono rapidi e decisi come una sveltina.

I Ceffi’s, invece, si decidono ad andare al caffè con un gran vociare nell’Open Space, ma vi si recano alla spicciolata. Arrivando in momenti diversi pur essendosi messi d’accordo, finiscono per prolungare le pause in assurde discussioni che prendono spesso una piega volgare, ma che soprattutto non hanno un filo logico. Questo li fa molto ridere. I Ceffi’s hanno la pancetta, qualche capello bianco, la camicia col colletto sporco e le briciole di brioche sulla sciarpa. Vanno d’accordo coi Bellini’s, ma non ne condividono l’andatura, fatta di passetti ticchettati e coordinati per i primi, e di andatura strascicata e discontinua per i Ceffi’s.

I piccoli siti aziendali hanno i loro riti. Non solo i compleanni da festeggiare, i saluti, i nuovi nati, che esigono sempre un lauto rinfresco reclamato solitamente dai Ceffi’s e presenziato ovviamente dai Bellini’s. Ci sono anche i riti giornalieri. In inverno alle ore 16,52 abbiamo la panoramica sugli Appennini. Un piccolo gruppetto di affezionati si affaccia alle finestre ed osserva i colori che ci regalano i tramonti invernali sulle montagne, che sono sempre lì, sempre quelle, ma a sentir loro sempre diverse. Questo rito giornaliero esorcizza lo smoccolamento quotidiano contro il PC aziendale che non funziona, e ci regala un momento sentimentale che ricorda ai più il tanto rimpianto Carosello.

mercoledì 23 febbraio 2011

Decisioni importanti



Il cuculo è una merda. Nonostante ripeta ai mie figli continuamente che gli animali non sono cattivi e che il leone uccide per fame, devo ammettere che invece il cuculo è una merda. I suoi genitori depongono l’uovo nel nido di un altro uccello gettando giù le altre uova, quelle native. Questo perchè il loro piccolo richiederà e assorbirà da solo tutte le cure dei genitori adottivi. Se non riescono a buttarle giù, ci penserà il piccolo cuculo. Appena nato, senza piume, senza ali, senza vista, nero come un piccione carbonizzato, si caricherà sulla schiena eventuali altre uova o altri inquilini nati nel nido prima di lui e li butterà giù. Scusa cuculo, ma non avevi altro modo? Non ti potevi trovare dei genitori normali che mettessero su una casa normale come tutti gli uccelli normali?



Ho deciso di tagliarmi i capelli. Così sembro un leone. O una signora. O “I Mean”. I Mean è una persona piuttosto importante nella mia azienda, piuttosto magra, piuttosto fredda, quando parla in inglese ripete continuamente “I Mean”, un tic verbale. Dopo dieci minuti la cosa diventa insopportabile. Venerdì a Roma mi hanno detto “Hai lo stesso taglio di capelli di I Mean”. Io non voglio somigliare ad I Mean. Quindi mi taglierò i capelli. Preferisco sembrare Annie Lennox.



“When in Rome, do as Romans do”. Venerdì a Roma ero concentrata sull’emulazione. Non mi sono accorta di avere sbagliato la sala della riunione, e visto che ho tutti colleghi nuovi nuovi, ci ho messo un po’ a capire che tutte quelle facce non erano parte del mio gruppo, e che invece che in Sala Adriatico dovevo recarmi in Sala Tirreno. “Ho sbagliato mare” ho esclamato prendendo giacca PC ed acqua, e recandomi nella stanza accanto, separata dalla precedente dalla penisola del caffè. Comunque adesso ho tutto chiaro, più o meno. Insomma. Le facce, almeno. Qualcuna.

Soprattutto: all’ingresso della metro c’è un interessante mercatino.

mercoledì 16 febbraio 2011

Carramba che sorpresa!


Non pensavo avrebbero spolverato la mia infanzia aziendale rimettendomi a lavorare per i prodotti Accesso. Durante la presentazione della nuova organizzazione, con le cuffiette in testa e lo sguardo attento sullo schermo, non riuscivo proprio a trovare il mio nome in un gruppo attinente alle mie recenti e attuali attività o confuso tra i nomi di colleghi che conosco già. Decisamente un colpo di scena, di cui si erano trovati solo pochi piccoli indizi premonitori nei miei incontri dei giorni passati col nuovo capo o col nuovo nuovo capo. L’attuale regia ha deciso di giocare sull’effetto sorpresa. Devo stare attenta ai minuscoli dettagli. Ad esempio quando mi hanno detto “Il tuo lavoro resterà identico”, dovevo aspettarmi che qualcosa sarebbe sicuramente cambiato.

 
Suppongo, venerdì durante l’incontro a Roma, che conoscerò il cognato di mio fratello, che in realtà non era morto durante il naufragio in Malesia, ma si era salvato approdando su una zattera all’Isola d’Elba, deciso a rifarsi vivo solo adesso.

martedì 15 febbraio 2011

Una strana propensione per le gaffe

Eravamo in ufficio, al caffè. Un collega era seduto sulla cassettiera. Il primo cassetto era semi aperto. L’ho chiuso, ed ho sentito una lieve opposizione.


“Scusa, ti ho incastrato un dito?”

“Non ce l’ho”, mi ha risposto lui.

Lipperlì non ho capito bene, ma ho visto un altro collega diventare rosso e guardarmi di sbieco. Poi si è avvicinato e mi ha sussurrato “Ma non ti ricordi, che qualche mese fa ha perso un dito con un taglialegna?”

Ho anche la memoria corta.

venerdì 11 febbraio 2011

Questione di dignità



È inevitabile in questi giorni parlare della dignità della donna. Parlare di che cosa sia o meno svilente, di che cosa sia o meno dignitoso. C’è qualcosa di male nel fare la velina? Nel ballare? Nel mettersi tacchi e minigonne? Al di là dei gusti personali, che cosa va bene e che cosa va male per una donna oggi? A vedere queste giovani ragazze svendersi così, il dubbio viene.


Siamo spesso influenzati e giudicati dall’apparenza, questo vale sia per gli uomini che per le donne. Da come mi vesto, da come mi pongo, si possono capire ovviamente molte cose di me. Ovviamente non ci si può fermare qui. Ogni persona non è solamente quello che appare, ed è anche quello che appare. Una ragazza laureata può decidere di fare la ballerina, se si accorge che quella è la sua aspirazione, il suo talento, così come aprirsi un negozio di pasta fresca. Non voglio avere pregiudizi su questo, ogni mestiere ha la sua dignità. C’è chi vende il suo tempo, chi le proprie capacità, chi il proprio corpo. Perchè vendere il proprio corpo non è considerato dignitoso? Non c’è un perchè, è un istinto animale, a me, a molti, fa schifo pensare che si possa fare sesso con persone che non ti piacciono solo per soldi, anche se sono tanti, o per carriera, o per potere. Mi fa schifo pensare che una donna si prostituisca e la immagino disposta a farlo solo se costretta. Eppure in qualsiasi lavoro o mestiere a ognuno di noi capita di fare cose che non ci piacciono, e le facciamo lo stesso, per senso del dovere, per la paga mensile. Ma non è lo stesso che prostituirsi. Non è lo stesso che essere solamente quello che si appare. Quindi ragazze, se volete mostrate pure tette e culo, ma non siate solo quelle tette e quel culo. Pensate alle vostra dignità.

giovedì 3 febbraio 2011

Curiosità animali

Lo sapevate che il polpo ha un’unica apertura da cui mangia il cibo ed espelle le feci? Per lui lavarsi i denti o pulirsi il culo è la solita cosa.


Lo sapevate che gli squali hanno due peni retrattili chiamati emipeni, che usano alternativamente?

Lo sapevate che i gatti maschi hanno il pene a gancio, per questo la gatta, sentendo dolore, si incazza durante il rapporto e questo facilita la fecondazione? (Se non riuscite ad avere figli, provate a litigare mentre trombate che forse arrivano)

Lo sapevate che le squale in cattività possono procreare senza avere rapporti con lo squalo, quindi vergini come la Madonna, in un estremo tentativo di conservazione?

Lo sapevate che esiste un ragno chiamato ragno palombaro, che vive in una campana d’aria che si costruisce fissandola ad una piante e riempendola con l’aria raccolta dai propri peli, che la tela permette uno scambio di gas con l’acqua circostante e quindi non è necessario aggiungere aria di continuo, che per riprodursi il maschio crea la sua tela vicino a quella della femmina e le collega con un tunnel? Avete mai visto un vostro innamorato mettere su casa accanto alla vostra e poi buttare giù il muro per vedervi più spesso?

L’essere umano è proprio una mezzasega.