martedì 26 marzo 2013

Non sarebbe stato bello


Oggi a colazione stavo per morire. Non sarebbe stato bello. Come mi dice sempre il piccolo, Kandinsky ha avuto una sfortuna clamorosa perché è morto tre giorni prima del suo compleanno. Non ha potuto neanche organizzare la festa ai gonfiabili! Figuriamoci morire il giorno stesso. Ah si, oggi è il mio compleanno, ne faccio 42. Ed a colazione, con un pezzo di pane e marmellata di traverso, stavo per morire soffocata, mentre marito mi guardava storto, balbettando "Ma cosa fai?".
Alla fine il corpo estraneo è andato già da solo, ed ho potuto inveire "Intervieni no? Ci hanno fatto anche il corso di disostruzione. Almeno una pacca sulla spalla!"
"Di solito sei dai sola a colazione...insomma era solo un po' di pane"
Comunque sono sopravvissuta. Evviva. Mi sono anche presa gli auguri del mi' babbo, che però ha sbagliato, li ha fatti a mia nipote per i 12 anni. Il problema è che quanto a distrazione ho preso da lui. Ed è come se 12 anni li avessi io perdavvero.

lunedì 25 marzo 2013

All'Iper


Infilo 50 cent nell'apposita fessura e cerco di estrarre il carrello della spesa, ma ne escono 5 tipo treno. Provo a separarli per estrarne uno solo; niente, hanno fatto nocciolo. Mi rivolgo con successo alla fila adiacente, mi aggiudico il mio carrello, ha una ruota che ogni tanto si inceppa, ma lo governo con forza e sono convinta che lo domerò. Alla fine della scala mobile mi attendono i dinosauri. Si! Riproduzioni in movimento, con effetto sonoro ed assembramento di figlioli, sabbia marroncina ai piedi, piante di plastica. Boia.
Con in mano il mio Salva Tempo a mo’ di torcia olimpica, procedo velocemente con la spesa. Sono ormai a più di metà, reparto saponi e cura della persona, sono soddisfatta del tempo registrato, ma ad un certo punto passando il Salva Tempo non sento più il familiare BIP. La torcia olimpica si è spenta, il trionfo è ormai lontano, praticamente sto cazzo di salva tempo si è rotto.
Vaglio in un microsecondo le possibili opzioni:
  1. dirigermi al punto d’ascolto e farmi dare un salvatempo nuovo. Questo significherebbe ribattere tutto il già battuto, e comunque avere la possibilità della temuta rilettura a fine spesa.
  2. proseguire buttando tutto nel carrello ed andando poi alla cassa normale.

Scelgo la 2, butto tutto alla rinfusa nel carrello, sono una furia finché un ragazzo mi interrompe quasi al traguardo, zona verdura, per chiedermi in inglese il numero per la pesata dei cavolfiori. Gli rispondo in inglese, e mi sento addosso gli occhi del popolo dell’Ipercoop nel raggio di 2 metri.
Continuo, non mi distraggo, arrivo a casa, parcheggio, apro il portabagagli, un borsa rotola, vedo cadere il contenuto. La scena è al rallentatore, io penso che non ci sia niente da rompere, ma poi la vedo lì, la bottiglia di aceto, che cade lenta, non faccio niente, rotola cade di punta, ed io sono convinta che non si romperà, invece si, a terra come è caduta, lentamente si sgretola in tanti pezzi, ed in odore forte.
Mapporca di quella puzzolamaremmabonaimpestata la prossima volta vado a fa’ asparagi.

mercoledì 20 marzo 2013

Anche questa è fatta



...disse quello che ammazzò la moglie.
Ecco se dovessi riassumere l’ultimo mese, ne avrei di cose da dire. Parlo della mia città. Prima, il risultato delle elezioni ed il forte calo di ciò che resta della sinistra, almeno tra i giovani. Guardate questo, l’ho trovato molto bello e molto vero. E ciò che più mi ha colpito è stato l’abbraccio forte e vero tra quel signore con gli occhiali e quel giovane extra comunitario che lavora al mercato. Sono piccoli grandi gesti.
Poi la pioggia. Piove da un mese e l’Arno è gonfio di rabbia.
Il papa; non so quanto sia sentito nella mia città di mangiapreti, ma sono tutti a dire “Che bravo papa che papa sorridente semplice povero dura poco” e giocano a fare la Cassandra della situazione. A me non interessa molto del papa, visto che non sono credente, mi basta che faccia il suo e stia nel suo. Che pensi ai suoi credenti. Il resto non sta a me giudicare. Certo che per essere più simpatici di RaZZingher, almeno a livello espressivo, ci vole poco.
Infine l’acqua. A Livorno siamo rimasti 3 giorni senz'acqua  mercoledì giovedì e venerdì. Quindi senza scuole. Abbiamo fatto un po’ di scorta alle varie fontanelle disponibili, ed abbiamo usato quell'acqua in boccioni, secchi e catinelle per lavarci, scaricare il WC, sciacquare due piatti. Alla fine dei tre giorni avevo la lavatrice carica di panni da lavare, il cesto che straboccava di roba sudicia, i fornelli con una pila di piatti e padelle da rigovernare che l’Apprendista Stregone mi fa una sega, i capelli lezzi, e i bimbi felici a casa. E quello che ho pensato è stato quanto sia importante l’acqua, quanto siamo abituati male, quanta ne sprechiamo lasciando il rubinetto aperto mentre ci spazzoliamo i denti o ci facciamo la barba o ci laviamo i capelli. E che dovremmo rivedere assolutamente il nostro stile di vita e risparmiare questo bene prezioso.
C’è stato qualcuno che si è arrangiato con una doccia all'autolavaggio, una bella rinfrescata a pressione.
E c’è anche stato chi si è prodigato in critiche acerbe verso la compagnia municipalizzata dell’acqua e del gas; cari voi, è facile criticare in momenti di difficoltà e dare addosso all'amministrazione col discorso delle bollette troppo care, dei tubi vecchi, della manutenzione carente, dell’emergenza irrisolta. Gli operai sono stati quattro giorni nella melma, ed è andata bene che era melma, facendo il possibile e quasi non dormendo. Le critiche vanno fatte in momenti di serenità e non di affanno, dove non si fa altro che peggiorare lo stato d’animo già turbato delle persone.

Quindi adesso che l’acqua è tornata, vedete di non esagerare quando vi sciacquate il culo, e soprattutto la bocca.

giovedì 7 marzo 2013

Compleanno con due zeri




Vorrei la casa inondata di fiori, per questo giorno. Non casa mia. Mia nonna compie 100 anni: “Se me l’avessero detto, non ci avrei creduto”. Un congiuntivo perfetto. Anche se ogni tanto si lascia trasportare da parole vernacolari o sconce. La pelle è liscia, morbida, senza rughe. Le gambe affaticate. Mia mamma dice che “compiere 100 anni è come compierne 40”, ma a volte le piace credere in ciò che non è vero. Di trafiletti sul giornale non se ne è parlato, anche se il messo comunale è arrivato alla porta coi fiori e l’ha proposto. Ma la mia famiglia è per certi versi riservata.

Ci ho pensato io, col mio blog universale. Vuoi mettere?

martedì 5 marzo 2013

Settimana bianca


Ci sono ricascata. Sono andata in settimana bianca.

Perché?

Prima tappa della settimana bianca: il noleggio attrezzatura. Entri, puzza di piedi e umido unito a cera per sci, ammasso di gente perché oggi è il giorno degli arrivi, caldo abbestia con la giaccavvento in un luogo chiuso. Ne esci esausto.
Seconda tappa: deposito attrezzatura. Stesso puzzo di piedi e umido, ma senza cera, forse vendono un alberino aromatico apposito per creare l’atmosfera. Stesso caldo, ed anche un po’ di buio. Pigi tutto nell'armadietto dei puffi e ti prepari per la sciata del giorno dopo.
Terza tappa, sciare finalmente. È mattina presto e fa freddo. Meno male, perché se fa caldo la neve è pappa. Di te, escono solo due zigomi rosa. Sei pieno di entusiasmo, ma saranno proprio quei due zigomi rosa esposti al vento pungente delle discesa a fartelo passare. E pensare che anni fa a tutto ciò si aggiungeva lo skipass cartaceo appeso alla cerniera con un gommino, che tatata tatata cadenzava la tua discesa sferzandoti il viso con taglienti sciabolate. Almeno quello non esiste più, lo skipass è in un taschino e quando passi il tornello dell’impianto bippa da solo.
Sosta al rifugio. Rischi di pisciarti addosso. Ti catapulti nel bagno. Il bagno ovviamente è infondo alle scale, si quelle ripide e umidicce ottime per la camminata con gli scarponi. Invidi chi ti sorpassa con le scarpe da snowboard, vorresti convertirti alla tavola solo per quelle. Arrivi al cesso sembri Pinocchio, ti spogli, fortuna che le salopette intere non usano più, che ogni volta rischiavi di infilare una manica nella buca. Ti rivesti come un torero al momento della vestizione.
Scendi fai la slalom tra la folla e pensi chi me l’ha fatto fare? Poi inizia a nevicare. Lipperlì non sai se esserne felice o meno, poi apri la bocca tiri fuori la lingua e mangi quegli enormi fiocconi leggeri come zucchero filato. Ti sembra di avere otto anni, sei felice. È l’ultima discesa, che affronti sempre con timore perché nell'ultima discesa di solito ci si spacca le ginocchia, ma va bene. Sei ancora più felice.

Ti togli gli sci e li afferri con entusiasmo, e dirigendoti alla macchina scurreggi allegramente la polenta della sera prima.