giovedì 26 febbraio 2015

Abbrutimento

Questo è il secondo giorno che passo a casa perché il Piccolo è malato.
Quando sto così tanto a casa mi abbrutisco.
Mi fondo col pigiama, sopra metto un pile vecchio e caldo con la cerniera rotta. Mi costringo a lavarmi, ma solo per questioni igieniche e solo nei punti strategici. Ho indossato per due giorni lo stesso paio di calzini.
In due giorni mi sono cresciuti i peli alle gambe, e su questo gli scienziati dovrebbero porsi delle domande; perché quando una donna sta a casa i peli le crescono più velocemente?
Ho anche il cerume alle orecchie, come Shrek, potrei farci delle candele appunto. Internet è mio nemico perché mi informa su cosa succede fuori senza bisogno che io esca.
Quando sono a casa suona sempre qualche giovane gentile che mi offre Lotta Comunista, un giornale che vieppiù ho provato a leggere e che mi riporta indietro di 40 anni (quando ne avevo 3) con parole sconosciute tipo "imperialismo", "capitale", "movimenti", "classe sociale". Basterebbe sostituire tutto con "i-imperialismo", "i-capitale", "smart movements"  e "social network class" che vedrebbe raddoppiare le vendite in un mese. Comunque gli ho aperto con pigiama, pile, ciabatte, calzini da cambiare, e pinza di plastica in testa.
E' svenuto. Anzi è "i-svenuto". Soprattutto la pinza di plastica in testa ha dato un contributo determinante.
Vi avverto, le donne che in casa indossano il baby doll non esistono, e se esistono hanno molti peli alle gambe.

mercoledì 25 febbraio 2015

Un successo disumano

Mi sono chiesta spesso che cosa vuol dire avere successo.
Partiamo dalla definizione:

  1. Esito favorevole, buona riuscita, riconoscimento dei propri meriti, approvazione del proprio operato da parte di altri, favore pubblico.
  2. Opera, impresa, attività che ha conseguito risultati particolarmente felici. 
Quindi in pratica significa prefiggersi una meta, e se la si raggiunge abbiamo avuto successo. Ovvero se il mio sogno è aprire un piccolo ristorante in centro, e riesco a farlo, allora ho avuto successo. Se il mio scopo è tornare a camminare dopo un incidente, e riesco a farlo, allora ho avuto successo. Io vorrei restituire al concetto di successo questo significato, un significato umano, legato all'individuo ed alla persona.

Ma cosa pensate voi se qualcuno vi chiede se avete avuto successo? Pensate che una persona ha avuto successo:
  1. Se è diventata famosa.
  2. Se ha fatto carriera.
Ovvero il successo oggi è identificato esclusivamente nel favore del pubblico (il "mi piace" di faccialibro) o nei soldi/potere (ho fatto carriera, guadagno molto).
Eppure abbiamo esempi di molte persone celebri e quindi di successo, che poi si sono uccise, quindi non erano felici. Ovvero il valore esteriore di successo perde la sua valenza interiore di "successo emotivo", essere soddisfatti di se stessi, essere riusciti in una impresa personale. Rimane solo il lato esteriore, si scinde dalla persona che ha ottenuto quel successo, finisce per l'essere disumano e slegato dall'individuo. Insomma non lo aiuta, non lo arricchisce, non lo rafforza.

Credo che abbiamo perso il vero significato del successo.

martedì 24 febbraio 2015

Il mio speleologo di fiducia

Ieri ho fatto le 22,10 dal ginecologo. Avevo l'appuntamento alle 19, ma è sempre così, dal mio ginecologo. Chissà quante tope vede al giorno.
Il mio ginecologo, a parte questo, è fantastico.
Non è un ginecologo, è una guida turistica: "Ecco qui l'utero, a forma di pera, l'endometrio, il suo torsolo.."
Non è un ginecologo, è uno speleologo: "Adesso andiamo ad esaminare la vagina" E si accuccia con la sua lampada di luce bianca "Ecco qua le ovaie, quella destra più nascosta" come se avesse trovato un pipistrello timido in un antro isolato della grotta.

Comunque, dopo la visita, mi sento Belen, anzi, Belen mi fa una sega: se lo sogna, lei, il mio utero a pera!

giovedì 19 febbraio 2015

Essere decisi per l'acquisto della nuova auto

"Buonasera, vorremmo vedere una Hyundai"
"Veramente qui è la Volvo"
"Bene, allora ci faccia vedere una Volvo".

venerdì 13 febbraio 2015

Io e gli insetti


Vada per i ragni. Li allevo come pecore sperando che si pappino qualche zanzara. Vada per le mosche, che gentilmente faccio uscire dalla finestra. Tengo pure quelli che chiamo "insetti della notte" o "insetti del cemento", si dai quelli lunghi, grigi, preistorici e baffuti, che appena rientri a casa più tardi stanno lì come a farti un cazziatone. Poi le lumache dell'insalata, le butto nel giardino sotto casa (spero sopravvivano dopo un lancio dal terzo piano) oppure nell'apposito vaso d'erba sul mio terrazzo. Per le zanzare ho la ciabatta. Per le zanzare tigre uso la frusta.

Ecco però oggi nello scatolone del terrore che tengo fuori ho trovato migliaia di larve di moscerino. Che faccio vado di aspira-tutto?

mercoledì 11 febbraio 2015

Guscio di lana



Mia nonna è ormai come una tartaruga. Chiusa nel suo guscio di lana; scialle, copertina, cuscino. Più sta male, più si rintana nel suo guscio caldo e morbido, guardandoti come da lontano. Se sta meglio, tira fuori la testa e cerca di definire meglio i tuoi contorni. Più allunga il collo, più si sente in forze.
Ha dimenticato ormai i suoi eccessi d'ira ed i suoi stornelli della collera. Ricorda le persone, chiede dei bimbi, dice che è contenta di averci a casa, poi torna nella sua tana. Le piace ancora mangiare, le piace il suo bicchiere di rosso, le piace parlare al telefono. A fatica viene portata in bagno, piano piano sulle sue zampe da tartaruga ed i suoi passi centenari.

venerdì 6 febbraio 2015

Caccia alle streghe

Essere insegnanti oggi vuol dire:

  1. posto fisso
  2. ferie estive assicurate
  3. vacanze natalizie garantite
ma anche:

  1. avere a che fare con bambini e ragazzi intoccabili
  2. dover fronteggiare genitori che considerano una nota sul diario o sul registro come un affronto personale e assolutamente immeritato
  3. essere continuamente a rischio "telecamera" in classe
  4. essere additati da genitori convinti che l'insegnante non sappia fare il proprio lavoro, che dovrebbe dare più compiti, o meno compiti, che dovrebbe essere più severo, o meno severo, in sintesi genitori che si sentono continuamente in grado di criticare il lavoro degli altri pur non essendo le più volte del settore.
Soprattutto:
  • avere continuamente a che fare con persone a cui dell'istruzione non interessa un bel niente.
Adesso continuate pure con la vostra caccia alle streghe.

lunedì 2 febbraio 2015