lunedì 24 ottobre 2011

Quello che avrei voluto scrivere versus quello che ho scritto

Quello che avrei voluto scrivere
Brutte testine di cazzo, vi ritrovate all'ultimo minuto a rompere i coglioni su questo progetto. Ma dov'eravate finora?  A grattarvi i coglioni? E poi non solo mi chiedete cose che non sono mio compito, ma neanche avete ufficializzato l'ultimo ordine relativo alla mia attività. Ora o pagate o vi ca'o sul petto.

Quello che ho scritto
Cari signori, in questa ultima fase del progetto è molto difficile coordinare tutte le attività. Quello che mi state chiedendo è un compito dei commerciali, ed avevamo predisposto tutta la parte tecnica in modo che risultasse il più facile possibile per loro; ad ogni modo posso aiutarvi per alcune sezioni. Trovo molto spiacevole, inoltre, dovervi ricordare di continuo gli ordini per l'attività da me già svolta.

A me piace più il primo.

giovedì 20 ottobre 2011

Giornata all'olive



Mario si avvicina un po’ mogio, ha in mano un grande secchio di plastica bianca, col manico in metallo, la camicia a quadri ed i jeans.

“34. M’ha ammazzatto 34 galline”

Nonna M., che tiene le galline piccole in collo e le carezza come fossero mici, lo guarda addolorata.

“La volpe?”

“Si, è entrata nel pollaio e me n’ha ammazzate 34. Ma come avrà fatto?”

Interviene Franco, figlio di Nonna M.

“Rampi’ano. Le volpi rampi’ano come fossero gatti, anche su una rete di 2 metri. Oppure ha scavato sotto”

“No no, sotto c’è il muretto. Avrà rampi’ato. Ora stanotte ci si mette lì col fucile”.

Nonna M. Dice la sua “Ma stanotte vedrai che un torna. Al massimo domani. Per oggi sarà a posto, con 34 galline”.

Siamo appena tornati dall’olive. Nonna M. non ha saputo resistere, nonostante i suoi 97 anni, dice che per lei era una festa andare all’olive, da giovane, ed è venuta. Ha un po’ aiutato, poi s’è messa nella Panda a dormire, ha girellato per il podere col bastone. Quando è arrivato il padrone del podere, aveva le scarpe. L’anno scorso si presentò senza, a piedi nudi sulla terra, e con un amico. Parlava della campagna, anzi campagna versus città. Pensai che era facile fare l’alternativo quando ciai i vaini. Come è anche facile fare l’anarchico quando il tu’ babbo è un industriale (“Ovo Sodo” docet). Quest’anno aveva sandali alla tedesca con calzini, e la donna in macchina. Un po’ meno alternativo insomma, un po’ più povero forse.

Ci siamo divertiti, i bimbi hanno concimato il campo, a pranzo mio nipote M. di anni 14 ha fatto un rutto clamoroso diventando l’idolo dei piccini e vanficando i nostri sforzi educativi sul tema.

venerdì 14 ottobre 2011

martedì 11 ottobre 2011

lunedì 10 ottobre 2011

Pensierino 2

Attenzione alla donna che improvvisamente si taglia di molto i capelli o se ne stravolge il colore.

giovedì 6 ottobre 2011

lunedì 3 ottobre 2011

Lo scorfano


Non ci posso credere, a questo Ottobre tiepido, col mare calmo e trasparente, ed il sole che scalda. Abbiamo riscoperto Le Vaschine a Livorno, dopo la Torre di Calafuria. Il cartello della discesa pedonale recita Le Vaschette, ma un livornese non usa mai il vezzeggiativo, o sono “ine” o sono “one” o sono “acce”.
Mi avevano sempre raccontato che fossero le terme degli antichi romani, con queste vasche geometricamente scavate nella roccia e la meridiana incisa su una parete. Invece sempre il solito cartello parla di antiche cave. Allora forse prima hanno scavato la roccia per estrarla, e poi ci hanno fatto il bagno.


Comunque i bambini si sono divertiti un mucchio scovando tra le vasche un piccolo polpo, molti ricci, molte margherite ricoperte d’erba, gamberi, granchi ed infine il grande ha preso uno scorfano di dimensione media col retino.
Lo scorfano è un animale meraviglioso e fiducioso. Il Ghandi del Mar Tirreno. Se ne sta lì coi suoi occhioni, immobile e mimetizzato col fondo marino, con le sopracciglia come alghe e gli aculei velenosi come roccia. Convinto che nessuno lo veda, o che nessuno lo attacchi, è un non violento, non fugge, non rincorre. Aspetta. Potresti dargli una martellata. Quando l’ho visto nel secchino farsi più chiaro per via del colore del secchio, quando l’ho visto grande abbastanza per una porzione di sugo o due piattate di cacciucco, l’ho immaginato sbatacchiare la coda in un contenitore per alimenti, ancora vivo, ma fuori dall’acqua, ed ho esclamato la mia sentenza “No amore, è troppo piccolo, sarebbe bastato un pochino più lungo, ma così no, lo buttiamo insieme ai gamberi ed alle margherite e magari il prossimo anno avrà già figliato e lo prenderemo più grande per mangiarlo”. Ha accettato il verdetto, felice comunque di mostrare la sua preda agli altri bambini del mare.
Penso davvero che abbiamo un litorale favoloso.