martedì 27 settembre 2011

Quando vai a Dubai


Niente deserto. Niente cammelli. Nei pochi giorni in cui sono stata là, al di là delle cose che mi aspettavo di trovare come la torre più alta del mondo, più di 800 metri, o l’hotel più lussuoso del mondo, una vela in cui i piani più bassi sono sommersi nell’acqua come un acquario, mi hanno colpito l’ordine e la pulizia. I locali indossavano il tipico abito lungo, bianco e candido, in testa il copricapo lindo e stirato alla perfezione, da tirare indietro come si fa con i capelli lunghi. Molte donne scoprivano appena lo sguardo sotto un lungo abito nero ricamato, altre occidentali vestivano abiti comuni per noi.

Poi molto caldo ed umidità, anche se una coppia italiana che gestisce un ristorante da tre anni mi spiegava che in inverno si sta bene, 25 gradi e clima più secco.

E molta aria condizionata.

Costruiscono grandi palazzi dall’architettura avveneristica, come uno avvitato vicino al nostro albergo. Ad oggi queste strutture sono semivuote, ma forse sono investimenti o speranze di un futuro boom economico della zona.

Per le strade nessun murales, nessun accattone, magari si concentrano in altri luoghi. Alcuni fanno jogging lungo la marina, popolata da qualche barca.

Una sera il locale dell’hotel si è animato di vita e cosce scoperte. Quella stessa sera sono stata accalappiata per un pelo dal personale quando per sbaglio stavo per entrare nel bagno degli uomini. Sono molto attenti a certe cose.

Al ritorno ho fatto spese al duty free, cosa che faccio di rado, ma mi servivano degli occhiali da sole ed un regalo tecnologico per marito. In effetti c’è da divertirsi, anche perchè il duty free è molto meno ordinato di tutto il resto. Molto più vicino al nostro immaginario circa quello che è “arabo”. Nonostante i Rolex appesi alla parete per ricordarti che ore sono.

venerdì 16 settembre 2011

Riassunto



Qui l'estate sembra non darsi per vinta. Domenica ci ha regalato una giornata spettacolare che abbiamo trascorso al mare, alla Cala del Leone. Alla Cala ci sono vari scogli da cui ci si può tuffare. I bimbi hanno scelto un masso con tuffo di circa 5 metri. Non vorrai mica che mamma resti indietro, vero? Tu piccolo adorato ragnetto che quasi non affondi dopo il tuffo, tanto sei leggero, mica vorrai superare la tua mamma .... mapporcaputtanacciadellamiseriacciazozza devo tuffarmi da quassUUUUU????? A quel punto il ragno ero io, aggrappata allo scoglio come se stesse per crollare, ma spinta da un moto d'orgoglio mi lancio e......riemergo come se avessi 20 anni. A volte basta così poco. Torno a riva, il Signore in Giallo, si quello che si abbronza con una crema "fai da te" tintura di iodio più olio Johnson è ancora lì con la sua boccetta unta, ed io esco dall'acqua che ho 20 anni.
Lunedì mentre scendo le scale della stazione rischio di cadere mi aggrappo alla ringhiera come sullo scoglio del giorno prima, non cado, ma mi si blocca il collo. Riacquisisco 10 anni ed arrivo a 30.
Martedì Roma. Nel viaggio di ritorno, in treno, faccio amicizia con un signore che vive a Genova Pegli di 83 anni. Anche io vivevo a Genova Pegli. Il signore, simpatico e arzillo, ogni anno si reca a Roma al cimitero da una zia. Un pochino sordo, mi costringe ad urlare per farmi sentire; tutto il vagone è a conoscenza delle mie vicissitudini.
Mercoledì giovedì venerdì superlavoro. Il lavoro fa male, lo dicono tutti, anche Irene Grandi. Sono d'accordo.

Mi sa che la prossima settimana sarò a Dubai, ahi ahi ahi.

giovedì 8 settembre 2011

Settembre


Ho sempre pensato a questo mese come ad un mese malinconico. In effetti lo è, con quelle sue giornate limpide e l'aria fresca, con quel silenzio che dopo agosto sembrava impossibile, con le spiagge semi abbandonate e la brezza che saluta con un piccolo brivido la pelle bagnata dal mare. Un mese che regala alcuni pomeriggi bellissimi, illudendoti che sia ancora estate, ma tu sai che basterà una goccia di pioggia o un soffio di vento a fare arrivare l'autunno. In questa consapevolezza vivi queste ore pacate e pensi che, alla fine, non è poi così male.

lunedì 5 settembre 2011

Tentativo di suicidio dal Ponte di Calignaia per via del Fantacalcio




Una tranquilla domenica mattina di settembre. I bimbi sono giù in garage a fare i falegnami per svegliare a martellate tutto il vicinato, marito è lì con loro e, mentre gioca col suo nuovo cellulare “touch screen”, gli arriva un SMS sprovvisto di mittente: “Sto malissimo!”. Viene su in casa spaventato, mi mostra il messaggio, chiamiamo sua sorella per sapere se va tutto bene. Poi pensiamo ad un errore o ad uno scherzo. Marito torna giù in garage. Nuovo messaggio senza mittente: “Ora vado sul Ponte di Calignaia e mi ci butto!”.

Torna su ed ora cominciamo a preoccuparci. Cominciamo a chiamare i parenti stretti, e poi restringiamo la cerchia sugli amici livornesi. Li dividiamo in due categorie: quelli che potrebbero uccidersi e quelli che potrebbero uccidere qualcuno.

Prima però ci viene l’idea di chiamare la Polizia chiedendo della Polizia Postale. Spieghiamo l’accaduto e ci rispondono: “Ci dispiace, ma la domenica le Polizia Postale è chiusa”.

“E allore cosa dobbiamo fare?”

“Conservi l’SMS fino a domani.”

“Ma domani potrebbe essere troppo tardi...vado a Calignaia?”

“Veda lei”.


Quindi, a tutti i suicidi, se non siete convintissimi e volete mandare messaggi disperati, aspettate il lunedì.


Un sospetto, chiamo il Puro:

“Ciao dove sei?”

“Fuori”

“Fuori dove?”

“A comprare il latte”

“Tutto bene?”

“Si, ora vado a Calignaia”

“No, scusa, ma allora sei te, ma cosa succede?”

“Ieri all’asta del Fantacalcio ho sbagliato i conti, avevo ancora i crediti per prendere Jeda, ma non l’ho fatto!”

Gli spiego dei messaggi senza mittente. Rimane allibito, ovviamente i suoi SMS erano ironici. Si scusa, ma non è colpa sua, ancora non sappiamo perchè quei messaggi sono arrivati senza mittente. Ho pensato ad una spiegazione: forse marito ha lo stesso numero registrato sotto due nomi diversi ed il cellulare si incasina quando riceve da quel numero, non sa che nome attribuirgli. Per ora non sembra essere la supposizione giusta.

Comunque una cosa l’ho capita: il Fantacalcio fa male.