venerdì 29 gennaio 2010

Invenzioni super strepitose



Stamattina, sempre sul solito bus delle 6.39, altre due assidue frequentatrici, colleghe e amiche, che parlano tra loro come le altre mattine di quello e di questo. Stavolta il tema verte sul fratello della piu’ giovane, che per celebrare uno sfarzoso matrimonio ha messo nei debiti i genitori:
“...che a loro piace farsi vedere dalla gente, fare le cose in grande, pensa, hanno anche fatto un viaggio in Polinesia, io mica sono mai stata in Polinesia. Figurati, hanno pure il televisore al plasmon in tutte le stanze!”.
Come ti capisco, l’avessi io!

giovedì 28 gennaio 2010

Il matto (?)


Come sai che io sia matta?
Domandò Alice.
Tu sei matta,
disse lo Stregatto,
altrimenti non saresti venuta qui.


Ho fatto una corsa per comprare il carnet di biglietti e non perdere la LAM dell 6,39. Sono salita ancora con i bigleitti in mano, non ho avuto tempo di metterli in borsa. Quel tipo col cappotto blu FS, che tutte le mattine a quell’ora e’ gia’ sull’autobus, sicuramente li ha notati e avvicinandosi mi ha chiesto “Hai un biglietto in piu’?”
“Ho un biglietto da due corse”
“Ma io non ho i soldi per pagartelo”
“Allora timbro il mio doppio da entrambi i lati” sono troppo buona, lo so.
“Si pero’ poi lo dai a me, senno’ se viene il controllore mi fa la multa” .
Sono buona, ma mi incazzo: “Scusa, vuoi che ti regali un biglietto e oltretutto vuoi tenerlo tu con anche il mio timbrato? No no lo tengo io se poi viene il controllore gli dico che li ho tutte e due io timbrati”.
Riprende poco convinto “Vabbe’, me lo dai quando scendi. Dove scendi?”
“Al CNR”.
Sospira “E’ un po’ lontano, ma facciamo come dici te”
“Certo che facciamo come dico io!”.

Si siede al suo solito posto, col suo cappotto blu FS. Intanto un signore li’ accanto mi informa che prende ogni mattina il treno con il tipo, che probabilmente ha recuperato un cappotto FS per non pagare neanche il treno, e che spesso la mattina fa la solita scenetta con qualcuno per il biglietto del bus.

Sara’ molto matto, o molto furbo?

martedì 26 gennaio 2010

Tale e quale


E’ passato il trauma da trasferimento, quella dimensione onirica in cui ogni mattina ti svegli e ti stupisci di non essere nella solita stanza di sempre, di non percorrere la solita strada di sempre, di non vedere le solite facce di sempre. Ci e’ voluto quasi un anno ed ho finito per fare alcune considerazioni, soprattutto sui miei errori. Sul mio stupido tentativo di rimappare la mia vita su una cartina geografica diversa, voler ripetere i soliti gesti, i soliti riti, le stesse abitudini in un contesto differente. Ho provato a far combaciare due figure che non erano tali e quali. In questo sono stata davvero poco “ju”, poco flessibile. Non ho pensato che invece certe cose dovevo davvero ricostruirle da capo, come ho fatto 12 anni fa in una citta’ nuova. Avrei dovuto affrontare la mia nuova vita senza schemi, adattandomi, con lo stupore di un bambino. Posso farlo da adesso. Mi era venuto abbastanza naturale quest’estate, quando al mare abbiamo trascorso giornate davvero divertenti e serene. Ci sto riuscendo di nuovo solo adesso, che ho scoperto di avere diverse possibilita’.
Il resto verra’ da se’.

venerdì 22 gennaio 2010

Cavo'

Aver comprato la casa da un elettricista comporta, come gia’ detto, la presenza di prese di smisurate dimensioni sparse ovunque per casa. Con relative placche. Se poi l’elettricista in questione presenta una tendenza maniacale verso il proprio lavoro, si troveranno regolatori di intensita’ a manopola ad ogni punto luce, anche in prossimita’ del cesso, prese TV e telefono ovunque, anche sul terrazzo, impianto di filo diffusione e Dolby surround pronto all’uso, la predisposizione al riavvolgimento elettronico delle avvolgibili, l’allarme, il video citofono, la vasca a idromassaggio, l’aria condizionata, l’attacco del telefono anche sopra i fornelli della cucina, ma soprattutto la porta di ingresso CAVO’. Trattasi di porta blindata elettronica, va a corrente insomma. Se va via la corrente, c’e’ una batteria interna che permette apertura e chiusura. Se e’ scarica, si resta chiusi in casa. Per aprire c’e’ un pulsantino da tenere premuto. Quando chiudi, si sente un rumore tipo macchina fotografica che segnala la chiusura elettronica. Le chiavi sono codificate ed hanno la forma di una USB. Soprattutto, la porta CAVO’ non ha maniglia interna. Ieri il piccolo, che nel frattempo aveva rotto un tostapane pensando che fosse un cagnolino da portare in giro al guinzaglio tirandolo per il cavo di alimentazione, ha chiuso il CAVO’ con le dita dentro. Cioe’ il CAVO’ si e’ chiuso lo stesso, ha emesso il suo strano clic fotografico con due ditina inserite. Cazzo cazzo cazzo! E poi non si voleva riaprire. Cazzo cazzo cazzo! “Queste me le mangio” pensava il maledetto. Finche’ ho tenuto premuto quel pulsantino neanche gli avessi ficcato un bastone nel culo a quel cavo’ implacabile, e lui ha mollato la presa. Lasciando le dita illese, solo una sbucciatura. Prende anche per il culo, il bastardo.

lunedì 18 gennaio 2010

Vero e lo scarafaggio



Siamo ancora alle prese con gli scatoloni. Il trasloco e’ come il Carnevale, che ti lascia coriandoli in casa per mesi. Invece dei coriandoli noi abbiamo gli scatoloni. Alcuni sono stati ospitati in campagna per un po’ prima di tornare da noi. Ieri aprivo proprio uno di questi e stavo per estrarre una tovaglia con le olive, quando un’oliva si e’ mossa “Cazzo che tovaglia avanti!”. Era uno scarafaggio di tre centimetri e mezzo che ha cominciato a correre con le sue zampette ticchettando sul cartone ondulato. Ho volato tutto sul terrazzo ed ho aspettato che lo scarafaggio si suicidasse gettandosi dal terzo piano. Invece e’ rimasto li’, ad aspettare. Pensando che forse l’avrei portato presto fuori al guinzaglio per pisciare.

venerdì 15 gennaio 2010

E' nato!

Nasce oggi il mio nuovo blog Mamme Elastiche dedicato a tutte le mamme che si barcamenano tra gli impegni del lavoro, della casa e dei figli, e che spesso hanno desiderato essere allungabili come Elastic Girl. Nasce come luogo di incontro per chi ha figli, chi li vorrebbe avere, e per chi ha dei buoni motivi per non farne, come luogo virtuale per ricevere e dare suggerimenti, ma soprattutto come mezzo per sopravvivere al difficile incarico di essere genitore e mamma. Inoltre, vista l’istintiva tendenza di chi e’ genitore a parlare continuamente dei propri figli pensando che ogni rigurgito sia di interesse universale, nasce come canale preferenziale dei miei pensieri di mamma, onde evitare un allagamento altrove inadegauto di considerazioni squisitamente parentali.

giovedì 14 gennaio 2010

La mano di Dio



Stamani mi sono messa un reggiseno nuovo e molto bello. Ormai un reggiseno puo’ costare quanto un cappotto, ma si puo’ anche trovare qualcosa attorno ai 15 euro, che mi sembra gia’ uno sproposito per un pezzettino di stoffa. Se nessuno ti da’ una mano, puoi perdere un pomeriggio nella scelta: ci sono i reggiseni a triangolo, i cosiddetti primi reggiseni che fasciano tipo cannottiera, quelli col ferretto, a balconcino, il famoso push up, quelli per l’attivita’ sportiva.
Comunque devo avere sbagliato qualcosa; il ricircolo di aria all’interno del mio nuovo reggiseno e’ superiore a quello provocato da una libecciata, quindi evidentemente ho sbagliato la coppa. Ho scoperto oggi come si calcola: bisogna misurare la circonferenza del seno (ovvero quella presa ad altezza seno in posizione rilassata con le braccia lungo il corpo) in cm, toglierci quella del torace in cm ed aggiungerci 12,5cm. Una cosa da ingegneri. Pensavo esistessero delle coppe standard, tipo dei bicchieri, da posare sulle puppe per la misura. A me andrebbe bene la coppa Barbie, nel senso che le mie starebbero nel bicchierino della Barbie. A meno che ovviamente non decidessi di usare il nuovo articolo in arrivo dall’oriente: “La mano di Dio”. Trattasi di reggiseno gonfiabile e sgonfiabile a seconda dell’occasione. Quindi lo gonfi al massimo per un appuntamento galante, lo sgonfi per una riunione con le maestre. Se poi una maestra ti incontra per caso mentre sei ad una cena galante, voglio vedere come le spieghi la differenza. Ancora peggio se il tipo dell’appuntamento galante ti incontra dalle maestre. Sono andata anche a vedere il filmato pubblicitario di questo portento tecnologico; dura piu’ di 4 minuti ed e’ completamente in cinese. Tende a sottolineare l’aspetto ingegneristico, con diagrammi di forza, misure del peso del reggiseno, ed effetti sul seno. In questo i cinesi sono davvero forti. Un po’ meno nell’arte del sedurre: queste modelle in bilico tra il sensuale e l’imbarazzato sono davvero ridicole.
Ho anche imparato un po’ di cinese: non fanno altro che ripetere “sci ah” che vuol dire “Boia che puppe grosse”.

mercoledì 13 gennaio 2010

Un giorno mi sposai



Il matrimonio non e’ mai stato uno dei principali obiettivi nella mia vita. Certo la famiglia, ma il giorno del matrimonio in se’, l’abito, la cerimonia, no di certo. Eppure mi sono sposata, ed e’ stato un giorno davvero felice in cui ho potuto riunire molte delle persone a cui voglio bene e renderle partecipi di una mia gioia. Ho delle amiche che invece hanno sempre dato un peso particolare al vestito da principessa, al trucco, all’acconciatura, al ricevimento, ai fiori, alle bomboniere. Le bomboniere hanno un unico pregio: sono piccole. Molte hanno un altro grande pregio: si rompono facilmente. Io optai per una donazione al Centro Mondialita’, con relativa pergamena. Qualcuno regala piccole bottiglie di vino, o barattolini di marmellata o miele, le cosiddette bomboniere ingurgitabili.
Ad ogni modo il giorno del matrimonio puo’ essere massacrante per gli invitati, costretti a vestirsi bene, pettinarsi, lavarsi, ed esserci. Fino ad un certo punto va bene, ma quando poi si e’ mangiato a sufficienza, bevuto a sufficienza, parlato, riso, cantato e scherzato a sufficienza, si dovrebbe essere liberi di salutare, ringraziare e andarsene. Invece manca sempe l’ultima portata, e poi gli sposi ci hanno messo ore per le foto, si e’ cominciato a mangiare alle 15, vuoi che non si arrivi lisci lisci alle sei del pomeriggio?
Le foto...la mia fotografa continuava a ripeterci di comportarci come se fossimo in una fiction: “fai finta di abbracciarlo, fai finta di baciarlo”. “No guarda che ci siamo sposati davvero, altro che fiction”. Fatto sta che il mio novello marito per fare la fiction manco poco cade da un muretto, mentre io che ero gia’ incinta mi sono dovuta arrampicare sulla scaletta umida ed incordata di un peschereccio.
Comunque basta che poi gli sposi tengano per se’ le foto, senza pretendere di invitare amici e parenti appositamente per mostrare quel pesantissimo album: basterebbe prenderne uno, cambiarci le facce mantenendo pose ed abiti, e sarebbe un gran risparmio.
E poi c’e’ la storia del boquet, che lo lanci all’indietro e bla bla bla. C’e’ chi se ne fa due, uno piu’ economico da lanciare e l’altro da tenere per ricordo. Ma non e’ da ipocriti? Ma non e’ da egoisti? Io ho preso il mio, sono andata da una mia amica che aveva avuto una grossa delusione d’amore e le ho detto “Tieni, spero di porti fortuna”.

lunedì 11 gennaio 2010

Oggi vado a fare la spesa



Avete notato come i supermercati di qualche anno fa tenevano frutta e verdura appena entrati, per dare l’idea della freschezza dell’orto sotto casa? Adesso invece gli ipermercati ci allietano all’ingresso con prodotti di alta tecnologia e videogiochi, piu’ qualche offertona irrinunciabile in grandi ceste “rufola e prendi” che talvolta fagocitano i consumatori piu’ distratti. Vogliono dirci di essere all’avanguardia, al passo coi tempi. La frutta e la verdura stanno alla fine, tanto devi comprarli comunque. E vicino alle casse, come sempre, caramelle, chewing gum e i gelati in estate, per tentarci mentre siamo in coda alla cassa, per far si’ che i bambini tritino al punto i genitori da fargli dire “Si, ti compro il lecca lecca”. Bene. Anzi male; i bambini non andrebbero portati al supermercato, e’ un luogo roboante, affollato, chiuso, virale. Bisognerebbe portarli al parco, o se non si riesce, mollarli alle palline nel tempo che tu fai la spesa, tornare a prenderli esausti, vedere decine di bambini sporchi e sudati e prenderne un paio a caso, il prezzo e’ lo stesso.
Ma anche da soli fare la spesa e’ un bel dilemma. Anche solo per comprare un litro di latte, scopri che ci sono i soliti intero, scremato e parzialmente scremato, ma anche vitaminizzato, con calcio, ad alta digeribilita’, al cacao. Un intero scaffale solo per il latte. Diventa tutto molto complicato. Bisogna entrare con le idee chiare e con i paraocchi, atterrare le signore che ti offrono un assaggio e ti rifilano una cassa di roba, annientare quelle che vorrebbero soffiarti l’ultima confezione di deodorante scontata al 50%, e soprattutto non badare ai 3x2. Il 3x2 ti fa comprare roba inutile solo perche’ costa meno, ma in realta’ spendi di piu’ perche’ non l’avresti comprata, non ti serviva. E poi la consumi. Che so, se compri un 3x2 di carta igienica, finisci per cacare il doppio, infatti lo consiglio agli stitici. Se non hai mai mangiato sottoli, col 3x2 inizi ad apprezzarli. E poi c’e’ da stare attenti ai prodotti OGM, a quelli che hanno subito scandali relativi alla scarsa qualita’ (quasi tutti), alle date di scadenza. Quella delle date di scadenza e’ veramente bella. Prendi un succo di frutta e leggi “Da consumarsi preferibilmente entro il (vedere sul retro)”. Ma perche’ non lo scrivevano li’ direttamente? OK cerchi il retro. Chissa’ qual e’ il retro di un succo di frutta. Dopo 11 minuti trovi una incisione e finalmente in controluce leggi la data di scadenza. Adesso hanno anche inventato le colonnine totem leggi prezzi, che ti permettono di capire il prezzo del prodotto desiderato nel caso non fosse chiaro. Il totem emette dei curiosi raggi rossi che devono passare sul codice a barre per capire quanto costa questo. Su tre volte ci sono riuscita una, ma e’ stato bello, totem mi ha parlato.
Penso che ci tornero’, magari legge anche il futuro.

martedì 5 gennaio 2010

SOP



Non capisco perche’ Babbo Natale e’ un bel signore di una certa eta’, con un vestito di velluto rosso ed uno stuolo di elfi ad aiutarlo, mentre la Befana e’ una brutta vecchia, che con la sua scopa volante e’ piu’ simile ad una strega, ha le scarpe rotte ed uno scialle ammuffito. Eppure mia mamma mi racconta sempre che quando era bambina solo la Befana portava i regali. Viva la Befana, chissa’ che freddo con la gonna sulla scopa.
Ieri mi avrebbe fatto proprio comodo, una scopa. Sono tornata a casa in treno. A me piace il treno, quando arriva. Alle 4.06 ero alla stazione di Pisa Centrale in attesa del treno delle 16.32 per Livorno Centrale. Sul cartellone, accanto a quel treno, c’era un bel SOP, che io per un po’ ho fatto finta di non comprendere, finche’ la donna con l’altoparlante non me lo ha urlato in un orecchio: “Avvertiamo i signori passeggeri che il treno delle 16,32 per Livorno Centrale e’ soppresso per variazione del treno. Ci scusiamo per qualsiasi inconveniente.” Cosa vuol dire “variazione del treno”? E’ diventato un elicottero? Ha deciso di cambiare strada? Aspetta aspetta, ora lo dice anche in inglese. “...for Livorno Centrale is suppressed. We apologize for any inconvenience”. Brutta puzzona, non hai il coraggio di dirlo in inglese che c’e’ stata una “variazione del treno”. E poi, “any inconvenience” una sega, certo che ci causi degli “inconvenience”.
Comunque il treno successivo era alle 17,32. Si divertono coi minuti: 16,32 oppure 17,32. Stare al freddo per un’ora e mezzo non e’ stato bello. Sono arrivata a Livorno centrale incazzata come una biscia, e aveva nevicato. Ho preso lo scooter lo stesso, sono Wonder Woman io, anzi sono la Befana moderna. Sono arrivata a casa con le dita congelate, che ho prontamente appoggiato sui termosifoni caldi. Lo so che non si fa, ma vai a dire ad un assetato di bere lentamente. Due ore e mezzo per percorrere 30km mi sembra davvero un’esagerazione. Fortuna che i bimbi mi hanno fatta sdraiare sul divano e mi hanno sommersa di coperte, per poi spalmarmisi addosso. Ci voleva un po’ di calore.