lunedì 31 gennaio 2011

Sabato 40

Sabato abbiamo festeggiato a sorpresa i 40 anni di Daniele, che era con me al liceo e con cui siamo rimasti amici negli anni. Molti che conosco fanno 40 anni quest’anno, ed a marzo sarà il mio turno. Molti si inventano modi per festeggiare questa svolta, non più ragazzi, ma adulti, o di mezza età come dice mio marito. Nel caso di Daniele si è trattato di una festa a sorpresa, anche se ovviamente lui si era accorto di qualcosa e la sorpresa è rimasta per aria come un palloncino inesploso. Fa comunque piacere rivedersi tra amici a contare i capelli bianchi o qualche chilo in più, per poi sciogliere tutto in un abbraccio affettuoso. Quello si rimane uguale negli anni.

C’era anche la Pao. La Pao era la nostra prof. di italiano, che ho presentato ai miei bimbi come la mia maestra. Nonostante e grazie ai pomeriggi di quinta trascorsi in classe per recuperare il programma, o a turno a casa sua prima della maturità, ci ha trasmesso e appiccicato la capacità di analizzare un testo, amarlo, farlo proprio, e ci ha tirato fuori la passione per le lettere.

La sera a casa mi sono imbattuta casualmente in uno spettacolo di Marco Paolini sul La 7, “Ausmerzen”, sopprimere i deboli, i mangiatori inutili. Quando c’è Paolini, in TV o in teatro, io mi immobilizzo, riduco al minimo le funzioni organiche, e rivolgo tutto il mio sforzo per ascoltare guardare seguire e capire i suoi racconti, i suoi documentari.

Ho fatto tardi. Ho dormito un po’ di più al mattino. Avevamo amici a pranzo, ed io non so cucinare. Ho fatto il possibile. L’impegno andrebbe gratificato come si fa con i bambini, anche se il risultato non è ottimo.

Insomma, invece di rompere i coglioni, invitatemi voi.

venerdì 21 gennaio 2011

The truwoman show

Lo so, un giorno mi cascherà un microfono sui piedi e capirò di essere inconsapevolmente parte di un enorme candid camera, o meglio di un “truwoman show”. Il regista è italo-americano, e questo spiega la commistione di termini inglesi ed italiani, il cast è internazionale. Spero almeno di vincere l’Oscar come migliore interpretazione femminile. Dopo Gomez, il Minitopo, ed il Cubo di Rubrik, finalmente la regia ha deciso di concedermi un capo belloccio. Questo è già un passo avanti nell’evento narrativo. Comunque almeno gli attori principali potrebbero leggersi meglio la parte ed evitare di farmi sempre le solite domande con sfumature diverse; anche il pubblico se ne renderà conto.

“Hai qualche problema nel restare presso la sede di Pisa?”

“No, se non li avete voi, per me va benissimo, posso raggiungere facilmente ... bla bla bla ... ho contatti con la ricerca ... bla bla bla ... posso svolgere tranquillamente il mio lavoro ... bla bla bla ... qui a Genova conosco tutti, dopo 11 anni ... bla bla bla... ho lavorato anche in Accesso ... bla bla bla” cavolo, e ho sempre lo stesso entusiasmo.

Non ci sono cazzi, l’Oscar me lo merito, appena trovo l’uscita.

lunedì 17 gennaio 2011

La corsa di resistenza

Non so da dove cominciare. Forse dai "Men at work" che ho visto passando in autostrada, la A12 verso Genova e ritorno, per ben due volte la settimana scorsa. Pensando "Che lavoro pericoloso, chissà quanto poco guadagnano per il rischio che corrono!". Che poi i Men at work col pipi che stanno di lato, mandano uno, la cavia, in avanscoperta con la sue bella tutina arancione plastificata e la bandierina in mano, ad avvisarti di stare attenta, e lo fa stando in mezzo all'autostrada. Comunque oltre alla nebbia, i Men at work, e la schiuma dei pompieri, ho incontrato il mio nuovo capo. Ho cambiato tre capi nel 2010. Mi vogliono tutti! (O nessuno). Il mio nuovo capo mi ha comunicato che non sarà più il mio nuovo capo dal prossimo mese, ma che avrò un nuovo nuovo capo. Il nuovo nuovo capo è a Roma. Va bene, ci sto. Poi mi confida, come un amicone, che il fatto che io lavori a Pisa unica del mio reparto non depone a mio favore e mi chiede come questo sia successo. IN CHE SENSO? Come sia successo che io sia finita a Pisa da sola. EH? Quando sono andata a Pisa non ero l'unica del mio reparto, ma se poi mi viene cambiato reparto enne volte con enne maggiore di 3 può essere che resti sola. Comunque il fatto è che, dopo quasi 14 anni di lavoro, nell'era delle telecomunicazioni (tele=lontano), due trecento chilometri sono un problema. Pensare che ho dei colleghi di Roma che sono stati spediti a Pisa, mentre io da Pisa sono stata assegnata ad un capo romano. E' tutto molto logico. Giovedì conoscerò il mio nuovo nuovo capo, e qualche altro Men at Work. Mi viene tanto in mente la corsa di resistenza, che qualcuno mi raccontò aver cantato da militare "Questa è la corsa di resistenza, chi non resiste non va in licenza , e chi resiste è un gran fesso, perchè in licenza non va lo stesso".
Ma visto che dopo la "transformation" il mio gruppo diventerà farafalla, posso stare tranquilla (Belizima farfalla IA).

martedì 11 gennaio 2011

La fuga dell'addobbo

Disfare l’albero, togliere tutti gli addobbi, smontare le lucette natalizie, è una delle attività più pallose sulla faccia della Terra (dopo pulirsi le scarpe e passarsi il filo interdentale). Ci vorrebbe un’assicurazione, tu dai fuoco all’albero a gennaio, e l’anno dopo ricompri tutto nuovo con un piccolo investimento. Comunque, dopo il mistero del calzino singolo disperso nel passaggio da cesto panni sporchi—lavatrice—stendibiancheria, c’è quello della fuga dell’addobbo. A parte che ogni anno mi avanza qualche sacchetto per riporre le palle colorate. Evidentemente tendo ad accorparle sempre di più in buste uniche. A parte questo, la fuga dell’addobbo è un fenomeno che ha ancora molto di inspiegato e inspiegabile. Mi sembra sempre di aver tolto tutto, albero, portacandele, vetrofanie, eppure ci scappa sempre qualcosa. Porto tutti i pacchi natalizi in cantina in garage o in alto nell’armadio con su la scritta “Roba Natale”, torno in cucina o salotto, pranziamo giochiamo andiamo a dormire, ed il giorno dopo TA TA ecco che spunta l’affobbo fuggito. Il giorno prima non c’era, il giorno dopo c’è. Proprio dove lo avevi messo durante le feste. Eppure ti è sfuggito. Mentre riponevi tutto lui si è rifiutato di essere inscatolato e dismesso per circa un anno, si è nascosto per poi riapparire al suo posto.


Mio caro boa argentato attorcigliato intorno alla ringhiera, quest’anno ti sei davvero meritato di restare dove sei anche d’agosto.