martedì 11 gennaio 2011

La fuga dell'addobbo

Disfare l’albero, togliere tutti gli addobbi, smontare le lucette natalizie, è una delle attività più pallose sulla faccia della Terra (dopo pulirsi le scarpe e passarsi il filo interdentale). Ci vorrebbe un’assicurazione, tu dai fuoco all’albero a gennaio, e l’anno dopo ricompri tutto nuovo con un piccolo investimento. Comunque, dopo il mistero del calzino singolo disperso nel passaggio da cesto panni sporchi—lavatrice—stendibiancheria, c’è quello della fuga dell’addobbo. A parte che ogni anno mi avanza qualche sacchetto per riporre le palle colorate. Evidentemente tendo ad accorparle sempre di più in buste uniche. A parte questo, la fuga dell’addobbo è un fenomeno che ha ancora molto di inspiegato e inspiegabile. Mi sembra sempre di aver tolto tutto, albero, portacandele, vetrofanie, eppure ci scappa sempre qualcosa. Porto tutti i pacchi natalizi in cantina in garage o in alto nell’armadio con su la scritta “Roba Natale”, torno in cucina o salotto, pranziamo giochiamo andiamo a dormire, ed il giorno dopo TA TA ecco che spunta l’affobbo fuggito. Il giorno prima non c’era, il giorno dopo c’è. Proprio dove lo avevi messo durante le feste. Eppure ti è sfuggito. Mentre riponevi tutto lui si è rifiutato di essere inscatolato e dismesso per circa un anno, si è nascosto per poi riapparire al suo posto.


Mio caro boa argentato attorcigliato intorno alla ringhiera, quest’anno ti sei davvero meritato di restare dove sei anche d’agosto.

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