giovedì 28 ottobre 2010

Giampare la fensa



Una decina di anni fa alcuni italiani emigrati in Australia si esprimevano con un curioso mix di italiano ed inglese, per cui “Jump the fence”, ovvero scavalco il cancello, diventava “Giampo la fensa”. Si poteva anche comprare la “bredda”, il pane, e “parcare la carra”, parcheggiare l’automobile. All’epoca lo trovai divertente.
I nostri capi parlano allo stesso modo. Usano una strana miscela di italiano ed inglese anche dove la lingua natia risulta più che sufficiente, per cui se devi chiedere un appuntamento ti suggeriscono di “buccare uno slot di tempo”, se qualcuno tende alla pigrizia e vive nello stato delle cose sta nella “comfort zone”, mentre i periodi di crescita economica sono i “rump up”. Chissà se parlano così anche a casa “Moglie, pusha la pasta che sto arrivando”, “Figlio, sei committato per il compito di domani?”, “Cara, poppo i tortelli che sono cotti”, e “Vado un attimo in bagno che mi escheip la pipì”.

martedì 26 ottobre 2010

Mi si è rotto il cellulare

Mi si è rotto il cellulare. Dopo la lavatrice, il cellulare. Ho controllato, non ci sono indumenti nascosti sotto la batteria. Solo un pelo ben visibile in alto al centro. Il pelo dovrebbe essere di gatto di nome Gatto o Garfield o Miao di mia suocera.
Comunque è stata una morte annunciata. Prima una schermata nebbiosa tipo TV senza antenna. Poi uno schermo revesciato. Si, avete capito bene, tutte le scritte e le immagini dello schermo erano rovesciate e per leggere gli sms usavo uno specchio.
Insomma da così:

era diventato così:

Che simpatico!
Poi, tutto bianco e luminoso. Praticamente una torcia, che riceve telefonate e le fa solo se conosci i numeri a memoria, visto che non si vede la rubrica.
Ho scoperto che nel mio cellulare rotto, oltre ad un sacco di numeri telefonici solo parzialmente recuperati, sono rimaste alcune foto private, gli sms che avevo voluto tenere, gli appuntamenti fissati tipo pediatra, dentista, pagare la spazzatura, compleanni, anniversari.
Comunque dice mi danno un muletto. Cazzo c’entra col pelo di gatto. Potevano darmi un gattetto.

mercoledì 20 ottobre 2010

Dormire all'addiaccio



Quando al mattino arrivo alla stazione di Pisa non sono ancora le 7 ed è buio. Ci sono molti barboni che dormono sul marciapiede dei binari, ed altri fuori dalla stazione, oltre ad un insopportabile odore di urina. Appena usciti, sotto i portici a destra, ci sono alcune zingare con materassi, coperte, cartoni. Stamattina c’era anche un neonato, avrà avuto un mese. Una zingara corpulenta dai vestiti colorati si è alzata con il bimbo, un biberon, e si è avvicinata al bar antistante la stazione, per un po’ di latte credo. Io sono stata assalita da mille pensieri:
1. Ma guarda quante seghe mentali ci facciamo noi, tra umidificatori, temperatura ottimale, coperte perfette, ed i bimbi vengono su anche così.
2. Forse non è giusto che un neonato dorma all’aperto. Se lo vedessero i carabinieri toglierebbero la tutela.
3. Magari è la soluzione di una notte, stasera tornano a casa/capanna/tenda. Ve lo dico domani.

lunedì 18 ottobre 2010

Cosa fare se ti addormenti in ufficio davanti al PC



Decidere che stasera andrai a letto prima (poi non lo farai).
Prendere un caffè (fatto).
Alzarsi a fare una passeggiata fingendo di avere delle stampe nella stampante del corridoio.
Andare a fare pipì (avrai sempre sonno, ma almeno non ti scappa più).
Prenotare una saletta riunioni e dormire.
Telefonare.
Bere un po’ d’acqua.
Mettere in ordine l’armadietto.
Andare a trovare un/a collega in un’altra stanza.
Grattarsi.
Procurarsi un paio di occhiali con gli occhi.

mercoledì 13 ottobre 2010

Abemus lavatrice

Ieri è venuto il tecnico, che ha individuato subito il problema: “Qualcosa ha bloccato il cestello, un piccolo indumento si è infilato ed ha contrastato il motore, che ha poi rotto la cinghia”.
Ho sperato che fossero dei calzini, anche se li avevo tutti correttamente appaiati. Invece con le pinze ha cominciato ad estrarre qualcosa di piccolo e rosso, ed ho temuto che fosse proprio Lui, il mio tanga con la farfalla di paiettes proprio lì (un prurito! Ma un bell’effetto). Per fortuna NO, erano un paio di normalissime slip formato nonna. Grazie San Gennaro.
80 euro spese bene.

martedì 12 ottobre 2010

Piccole tragedie quotidiane



Venerdì sera si è rotta la lavatrice, durante il super lavaggio del venerdì sera. Quando la centrifuga era ormai sul più bello, al momento del pathos, ha cominciato a fare un rumore diverso, e quando ha finito c’era odore di plastica bruciata.
“Marito, vieni a sentire che strano odore”
“Eh?”
Intanto scarico la lavatrice e mi accorgo che i panni non sono ben centrifugati.
“Vieni a sentire che strano odore proviene dalla lavatrice!”
Intanto mi accorgo che la centrifuga non gira più, non ci potresti neanche asciugare l’insalata.
“Eh?”
“Marito, si è rotta la lavatrice!!!”.
Arriva di corsa. Devo usarla più spesso, questa parolina magica. Chissà come sarebbe arrivato rapido se avessi detto “Si è rotta la TV”.
Bene, inizia a rovistare nel cestello, sposta la lavatrice scoprendo nuove forme di vita annidate nella polvere dietro l’elettrodomestico, intanto scendono i bimbi incuriositi e cercano di aiutare babbo, che si innervosisce perchè non riesce a riparare il sistema, ovviamente non per colpa dei bimbi.
Una lavatrice rotta è un problema.
Una lavatrice rotta durante il fine settimana è un piccolo dramma familiare. Potresti rimanere senza mutande pulite, essere costretta e rigirare quelle usate, o ancora peggio, dover ricorrere al lavaggio a mano! Il lavaggio a mano è l’incubo dei massai moderni, richiede tempo e fatica, non garantisce il risultato, ti rovina le mani, ti cosparge di gocce il sentiero dal bagno allo stendino, ti bagna tutto il terrazzo, eventualmente ti dà occasione di litigare con quello di sotto per via delle gocce di acqua. Per fortuna Nonna Isola si offre di lavare i panni in attesa della lavatrice riparata o nuova.
Comunque questo mese: revisione auto 400 euro, gomme nuove auto 395 euro, lavatrice?
Bisogna che consulti il mio oroscopo alla voce “Denaro”.

giovedì 7 ottobre 2010

Freddure



All’uscita della scuola aspettando i bambini: “Piacere, sono la mamma di Marco. Lo abbiamo chiamato Marco perchè a me piace molto Marco Polo, l’idea del viaggio, delle avventure...”
“Io volevo chiamarlo Rocco”.