giovedì 30 aprile 2009

Cane

Come un cane. Lo compri, lo nutri, gli dai un posto per dormire. Lui obbedisce. Su la zampa, e lui tira su la zampa. A cuccia, e lui a cuccia. Prendi la palla, e lui corre a prendere la palla. Zitto, abbaia, prendi il guinzaglio che usciamo, ecco un biscotto sei stato bravo. Il cane felice scodinzola al padrone e lo accoglie con affetto, quando lo vede arrivare, ha molta fiducia in lui, si prende anche qualche colpo di guinzaglio a volte, abbassa le orecchie e accetta il castigo.
Adesso però basta cane, non mi servi più, vado in ferie in America, ti abbandono su questa strada provinciale, qualcuno di adotterà, o forse sarai investito da un’automobile in folle corsa, non importa.

Mio caro padrone, vorrei tanto morderti per trasmetterti questa mia RABBIA.

martedì 28 aprile 2009

La ragazza del secolo scorso

“… i lavoratori, la classe operaia, sono sempre là – checché si vada raccontando - ma che si muovono e manifestano e visualizzano soltanto quando si sentono uniti e in condizione, se non di vincere, di andare avanti. Non hanno il gusto della disobbedienza, hanno cose più serie cui dare la priorità, per esempio come vivere. Magari male ma vivere. In quegli anni li vidi scendere e salire nei tram e attraversare i cancelli sotto gli occhi dei guardiani, ci salutavano a distanza, ben stretti a un salario che si poteva perdere, poco inclini anche allo scherzo amarognolo che sta da secoli al fondo dell’umorismo lombardo – il quale poco sa di momenti di libertà, se non sei padrone di altri non lo sei neanche di te stesso.”

Scrive Rossana Rossanda parlando degli anni 1948 - 1950. Oggi, anno 2009, non vedo molte differenze, se non quella culturale: i nuovi operai siamo noi, diplomati e quasi sempre laureati, e ci chiamano impiegati. Il resto, identico.

venerdì 24 aprile 2009

Cena tra donne


Se c’è una cosa che non mi piace sono gli ambienti tutti femminili. Prima di tutto, non ci sono abituata, sin dalla scuola al Judo praticato per anni alla Facoltà di Ingegneria sono sempre stata in minoranza, e mi è sempre andato bene così. E poi non mi piacciono i pettegolezzi, le lampade solari e le unghie perfette, i troppi arrovellamenti e l’acidume. Ecco.
Ogni tanto vedo con piacere le mie amiche, e le amiche delle mie amiche, ma deve essere un evento particolare, un’occasione, un momento diverso.
L’ultimo è stato un aperitivo nei vicoli di Genova qualche anno fa, come al solito rimasi imbottigliata nel traffico e ci misi più di un’ora per percorrere sei chilometri, parcheggiai in zona Acquario con una gran voglia di bruciare la macchina e la macchinetta che ronzando mi dette il biglietto della durata del parcheggio, e raggiunsi raggiante le altre.
Stasera abbiamo una cena presso un agriturismo; sono sicura che sbaglieremo strada due o tre volte, che cercando di fare il pieno finiremo per essere risucchiate dal tubo del distributore di benzina, e che entrando nell’agriturismo esclameremo raggianti che è stato facile (borbottando alla vicina che questa cena sarebbe comunque stato meglio farla in un luogo più semplice da raggiungere).

Spero solo di non infilare il tacco in una merda.

martedì 21 aprile 2009

Megaconcerto di beneficenza

Mi è venuto in mente il Megaconcerto di beneficenza di Benni, letto qualche anno fa. È curioso come la memoria ti apra a volte certi ventagli di cui avevi dimenticato il disegno, e ti restituisca i colori che ti avevano colpito, aggiungendo dei tratti che magari non facevano parte dell’immagine originaria. È bastata un po’ d’afa per farmi ritrovare quel ventaglio.
Ho il ricordo di una marea di politici, VIP, cantanti famosi, manager aziendali (personaggi di quel libro), intenti ad organizzare questo grande evento mediatico con enorme dispiegamento di forze e denaro, parte del quale da devolvere appunto in beneficenza. Forse un baraccone per fare bella figura, e per creare fama e lavoro ad alcune persone scelte ad hoc, i raccomandati, le puttane, i leccaculo.
Si farebbe molto prima a prendere tutti quei fondi e donarli zitti zitti, compresi quelli per mettere in piedi lo show di cui sopra, se quello è lo scopo vero.

D’altronde ci fu un altro signore che insegnò a donare senza superbia, senza vanto, senza esibizionismo. Mi ci arrovellai parecchio da piccina, dopo qualche ora di religione; ma se si dona in silenzio, come si fa ad essere di esempio? Che le cose prima o poi si vengano comunque a sapere?

mercoledì 15 aprile 2009

Percorsi


Stamattina ho fatto la mia prima cavalcata su quello scooter enorme che mi ostino a domare. Avrei pianto ad ogni incrocio e ad ogni buca del mio percorso, per non parlar delle rotatorie, questa magica invenzione moderna che può portarti ovunque nonostante giri sempre su se stessa. Sul treno ho finalmente aperto il mio libro, quando è arrivata la solita tipa; un incrocio tra ragazza e signora, le scarpe decolté nere col tacco a tronco di cono ed una delle sue giacche colorate, una grossa borsa a tracolla, ha cominciato a cinguettare con una sua amica parlando di “Amici” come se davvero fossero suoi amici. Le simpatie e le antipatie si annusano e si sfiorano, dopo non si può più farci niente. Non vorrei proprio dover conoscere questa persona per confermare che mi sta veramente sulle palle. E poi sarà l’orario indecente e la sonnolenza del resto del vagone, ma davvero trovo la sua voce ed i suoi argomenti fuori luogo. Preferisco allora la signora sulla LAM, probabilmente sudamericana, composta su quell’autobus che io prendo al volo uscendo di corsa dal treno, le volte che indovino la parte da cui si aprono le porte.

venerdì 10 aprile 2009

Convivenza

Ormai da un mese conviviamo con i miei genitori. È una situazione temporanea di durata indeterminata che si risolverà non appena avremo una casa nostra.
Mi ero dimenticata tutto. Mia nonna, di anni 96, mentre due bimbetti spaccatutto saltano in salotto, legge “Intimità della Famiglia”, rivista dal titolo inadatto rispetto alla situazione corrente. Ogni tanto alza gli occhi e senza notare il pandemonio di giocattoli che la sta assediando esclama “Che bello avervi qui!” e si immerge di nuovo in un misto tra sonnolenza e lettura. Mio babbo ha un rimedio infallibile per tutto: il cibo. Puoi avere il raffreddore, il mal d’aria, sonno, o la nausea, basta mangiare. Ovviamente io mangio troppo poco, mio marito mangia troppo poco, e si lambicca il cervello su nuove inquietanti pietanze da portare in tavola per solleticare il nostro appetito. Comunque ci ho pensato io, con una bella busta di verdura portata nel cortile dell’ufficio da un coltivatore diretto con sopra un’etichetta con su scritto GAS. Non so assolutamente il perché di questa sigla, ma penso di indovinarla visto il puzzo che si spande in ufficio tutti i mercoledì pomeriggio all’arrivo di questo insolito carico di cipolle e porri. Nella busta c’era una specie di grossa mela verde, nodosa come le patate, che mi hanno detto essere un cavolo rapa. Certo dopo la pesca noce, il mandarancio, il mapo, mancava solo il cavolo rapa.
I miei con il passare degli anni aumentano la frequenza e l’accuratezza delle pulizie di casa. Adesso siamo arrivati al livello massimo, il 10, chiamato anche il “Ciucciaviti”. Ci manca poco che smontino settimanalmente tutte le mensole, e lecchino tutte le relative viti per pulirle prima di reinserirle nel muro.
Mia mamma e’ la ragazza Coin, francamente non ho ancora capito se ci lavora o se ne è cliente, fatto sta che vi si reca tutti i pomeriggi. Puntualmente piomba in casa mia sorella subito dopo un acquisto in vestiti fatto da mia mamma per chiedere quanto ha speso.

Ma dopo questo post, mi volete ancora bene?

mercoledì 8 aprile 2009

Collettività

Non posso non parlare di quello che è accaduto e sta accadendo in Abruzzo. Non posso non soffrire per le persone e anche per le cose (case) colpite da questa tragedia. Non condivido i “era meglio se” o “avremmo dovuto”, preferisco i “dobbiamo” e i “faremo” per imparare dal passato e non ripetere gli errori in futuro.
In questa società sempre più votata all’io ed all’individualismo, che si ritrovi il senso del noi e della collettività almeno in questi momenti difficili.
Organizziamo collette, cerchiamo di aiutare in qualche modo, siamo tutti sullo stesso pianeta.

venerdì 3 aprile 2009

Notti magiche

Dopo una notte passata insonne decido di prendermi un giorno di ferie. Per prima cosa mi reco alla USL più vicina per il cambio medici. Ho tutta la documentazione necessaria, ho seguito le istruzioni di una dipendente consultata la settimana scorsa. La signora con neo che mi si presenta stavolta allo sportello si rifiuta di assegnarmi nuovi medici in quanto sul foglio di trasferimento del lavoro non c’è scritto esplicitamente che è a tempo indeterminato. Quando le spiego le istruzioni datemi dalla sua collega, che io ho seguito alla lettera, mi risponde che è andata in pensione. Cha cazzo vuol dire, che ognuno decide le regole a suo piacimento?
Oggi non è proprio la giornata adatta per recarmi in un ufficio pubblico, no anzi, oggi è proprio la giornata adatta per recarmi in un ufficio pubblico; guardo la signora con aria vogliosa di spezzatino in salsa con tanto di neo a mo' di oliva, e lei decide di chiedere alla sua responsabile. Dopo una serie di telefonate, e ulteriori 10 minuti di attesa, tra i moccoli delle persone in coda dietro di me, ottengo il medico per me e i bimbi per tre mesi. Se ne riparla a luglio.
Bene, niente può aiutarmi come un po’ di shopping presso un centro commerciale frulla-cervelli. Entro da “mötïvï” (con un numero imprecisato di puntini) e scelgo di provare alcune gonne aderenti, una blu larga immettibile, una di tessuto morbido, dei pantaloni alla zuava o modello “mi sono ca’ata addosso”. Tra tutte mi convince quella blu morbida ed esco fiera dal camerino di prova per chiedere consiglio alla commessa, che mi dà una bastonata: “Ma quello è un top!”.
Mi sento una merda, compro una gonna nera e scappo a orecchie basse.
Ecco a cosa servivano i laccetti laterali!