giovedì 31 luglio 2014

La crisi è finita, andate in pace

Abbiamo passato anni di false previsioni “La crisi è finita”, “La crisi è alle spalle”, “La crisi terminerà il prossimo anno”, tanto che adesso basta, per evitare figure di merda non se ne parla più, come le comari che non rammentano il diavolo per paura in qualche modo di evocarlo.
Complice l’estate. Ci si gira intorno, comunque, proclamando che le famiglie italiane preferiscono brevi gite per scoprire bellezze a chilometro zero, a lunghe vacanze in luoghi remoti. Ma neanche l’estate ha deciso di darci una mano. In questo luglio che sa di autunno, chi aveva investito in un bagno o un ristorante in riva al mare, aspetta ancora che un po’ di sole ed un po’ di caldo portino turisti e locali su scogli e spiagge, a fare il bagno, mangiare un gelato oppure godersi una cena all'aperto. E speriamo che il meteo li accontenti.
Per non parlare dei mondiali. Potevano essere un bel diversivo, e anche un bel pretesto per ritrovarsi tutti a casa di un amico ed ordinare pizze da asporto, ma niente. I nostri campioni, strapagati nonostante tutto, non hanno mostrato le loro grandi capacità calcistiche, o non hanno avuto la giusta motivazione, ed il sogno si è infranto ancora prima di nascere. Allora ci si è rivolti all'Argentina, ma sono stati di nuovo i ricchi ed i volenterosi ad avere la meglio. Ai poveracci come noi, il secondo posto e grazie per aver partecipato.
Nella mia città come nel resto d’Italia le piccole aziende continuano a chiudere, le grandi aziende a trasferire i poli produttivi all'estero, i lavoratori a perdere il posto di lavoro e la speranza di riscatto sociale, se non per loro almeno per i propri figli. Qui comincia il calvario; assunzioni a termine, stagionali, mensili, bimestrali o trimestrali, ammalarsi un lusso, orari indecenti. Senza visibilità, senza aspettative, ci si concentra sul presente e si cerca di stringere i denti. Forse era proprio qui che volevano farci arrivare. E’ già tanto se la famiglia mantiene vitto e alloggio, figuriamoci se si pensa alla possibilità di mandare i figli all'Università. E qui agonizza la speranza di riscatto sociale per il ceto medio, quella speranza che ha permesso a me, a mia sorella, a mio marito, a suo marito, di laurearci nonostante i nostri genitori non lo fossero.
Non è più vero che allora tanto vale avere un mestiere in mano. Quale mestiere? Idraulici ed elettricisti arrancano come noi, rincorrono i creditori e trovano spesso le porte chiuse di un’azienda fallita.
Nonostante tutto, e questo davvero mi stupisce, fioccano i-Pad con applicazioni tanto inutili quanto colorate e smart phone da 300 euro in mano a bimbetti di 10 anni. Dove vanno tutti questi soldi, un mistero. Com'è che non facciano girare un po’ l’economia, un grosso punto interrogativo.

Suggerimenti? Nessuno, a parte uno immediato contingente e temporaneo; se sai disegnare, mettiti a fare tatuaggi. Oppure le unghie.

martedì 22 luglio 2014

Vista selettiva

Stamattina c'era un cartone di latte UHT aperto nel frigo. Ma non era nel solito posto, giusto cinque centimetri più in là. Avevo anche comprato un cartone di latte fresco e stava proprio lì accanto.
Marito si è svegliato ed ha guardato nel punto preciso dove di solito sta il latte, lì e solo lì, concentrato, senza spostare lo sguardo neanche di pochi centimetri, come le galline che hanno gli occhi da una parte e dall'altra, ma non al centro. Fantastico. Lì precisamente lì il latte non c'era e quindi ha aperto un cartone nuovo.
Risultato: in frigo adesso ne abbiamo tre.
E sono convinta che se sposto quello che sta lì e precisamente lì leggermente di lato, potrei presto ritrovarne quattro.

martedì 8 luglio 2014

Una settimana a Sant'Antioco (Sardegna)

Oltre all'album foto tradizionale, alle foto ed ai commenti su feisbuc ed alle immagini mandate su uotsap, ci sono delle giornate che resteranno nella tua mente ed a cui farai riferimento pensando alle tue vacanze.
Una settimana nel sud della Sardegna permette ad un gruppo numeroso (24 persone, 12 adulti e 12 tra bambini e ragazzi) di godere del mare incontaminato e della scenografia dell'isola evitando l'affollamento in spiaggia ed i problemi di parcheggio, di soggiornare in due bellissime ville con giardino, di risparmiare sulla spesa totale, di beneficiare dell'ospitalità dei locali, di effettuare escursioni in libertà.
Ricorderò sicuramente il guado per raggiungere la spiaggia e le dune di Porto Pino, oltre al culo della signora che ha deciso di guadare senza mutande, ed il senso di solitudine provato alla vista delle dune.


















Ricorderò la spiaggia di Maladroxia, a due passi da casa, ed il baracchino di Mariella o Mariuccia con i suoi ottimi piatti. Bello l'ittiturismo "La Laguna a Tavola", dove siamo stati benissimo nonostante qualche cattivo commento letto su Trippa Vaso, cui abbiamo cercato di rimediare. In bocca al lupo all'aragosta di 4 chili che sonnecchia nella vasca esterna, sperando che nessun cliente voglia mai mangiarsela.
Fortissimi anche Mario e Pinella a Cala Sapone, che vince il mio premio personale di spiaggia migliore della zona; a me piacciono le piccole baie circondate da lisce scogliere. Un grazie particolare ai bambini di Cala Sapone che si sono cimentati contro i nostri piccoli toscani in un'amichevole, neanche tanto amichevole, 4 contro 4 di calcio "mutandati contro pantaloncini".





 Interessante anche la gita in gommone, nonostante il vento forte e le nuvole incombenti.

Ottima la compagnia, ma quella ce la siamo portati da casa, con tanto di aperitivi, musica, gioco a nascondino prima e dopo cena, penitenze, canti serali, e grigliate.

lunedì 7 luglio 2014

Ottobre 2003 (2)

Come al solito il colloquio con l'Ufficio del Personale è quasi finito in lite. La persona che ho di fronte, che lavora per le Risorse Umane, sembra un medico della Gestapo. Secca allampanata addobbata rigida non mi dà alternative. Il mio capo ci ha parlato prima di capire che margini di manovra avesse. Devo ammetterlo, mi ha colta di sorpresa. In un momento in cui l'azienda ti paga per smettere di lavorare, lui ha potuto scegliere ed ha potuto cercare di trattenermi.
"Nessuno è indispensabile", anche io cerco di giocare le mie carte.
"La tua posizione in questo momento non ci permette di incentivarti all'uscita" risponde la secca, imperturbabile.
Devo velocemente rivedere la mia posizione e capire quali passi fare, per adesso non mi resta che uscire da quell'ufficio maledetto e mentre scendo le scale col mio capo lui mi chiede perché, perché sto cercando di andarmene:
"Voglio andare a Milano, lì conto di trovare un lavoro" rispondo io.
"Bene allora possiamo trovare una soluzione alternativa, visto il progetto che stai seguendo potremmo pensare ad un trasferimento".

Poteva dirlo subito. Ad ogni modo la soluzione proposta, ed insolita da parte sua, non mi sembra così male.

mercoledì 2 luglio 2014

Ottobre 2003



La segretaria indossa il suo solito tubino. Ne avrà 50, tutti uguali quanto a forma, diversi solo per qualche cerniera in più o per il colore. Esce cinguettando dall'ufficio del capo con le sue scarpe decolté, ride leziosamente con piccoli acuti, si precipita alla sua scrivania per eseguire il primo comando della giornata. So che lo farà in modo efficiente e che fornirà al capo tutte le informazioni necessarie per effettuare una scelta.
E' il momento giusto per entrare. Ho i miei jeans scampanati e la camicia rosa aderente in vita. Mi sento veramente bella. Apro decisa la porta dopo aver bussato, il mio capo fissa il suo monitor e neanche alza lo sguardo.
"Mi licenzio".
Si allontana dalla scrivania spingendo indietro la sedia con le ruote, alza lo sguardo e dopo mesi mi guarda in faccia. Ha un'espressione tra il confuso ed il sorpreso e non ha nessuna informazione che possa aiutarlo a fornire una risposta.