Come al solito il colloquio con l'Ufficio del Personale è quasi finito in lite. La persona che ho di fronte, che lavora per le Risorse Umane, sembra un medico della Gestapo. Secca allampanata addobbata rigida non mi dà alternative. Il mio capo ci ha parlato prima di capire che margini di manovra avesse. Devo ammetterlo, mi ha colta di sorpresa. In un momento in cui l'azienda ti paga per smettere di lavorare, lui ha potuto scegliere ed ha potuto cercare di trattenermi.
"Nessuno è indispensabile", anche io cerco di giocare le mie carte.
"La tua posizione in questo momento non ci permette di incentivarti all'uscita" risponde la secca, imperturbabile.
Devo velocemente rivedere la mia posizione e capire quali passi fare, per adesso non mi resta che uscire da quell'ufficio maledetto e mentre scendo le scale col mio capo lui mi chiede perché, perché sto cercando di andarmene:
"Voglio andare a Milano, lì conto di trovare un lavoro" rispondo io.
"Bene allora possiamo trovare una soluzione alternativa, visto il progetto che stai seguendo potremmo pensare ad un trasferimento".
Poteva dirlo subito. Ad ogni modo la soluzione proposta, ed insolita da parte sua, non mi sembra così male.
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