giovedì 27 settembre 2007

Metablog



Perchè creare un proprio Blog? Per se stessi innanzitutto, per esprimersi.
Per aprire una propria porta sul mondo, cioè internet. Evviva che internet esiste, è un bene che esista. Pensate se Grillo avesse dovuto inserire il suo Blog su un qualsiasi quotidiano o settimanale nazionale. Sarebbe stato censurato dopo una settimana. Invece su internet non ci sono frontiere né cancelli, solo porte aperte.
Ma io che non sono famosa né importante, perché un mio Blog? Per gli amici, anche, ma quelli posso chiamarli al telefono, incontrarli, usare l’e-mail. Secondo me un Blog serve per i possibili amici, qualcuno li chiamerebbe gli amici virtuali, ma si tratta ormai di una parola troppo inflazionata. I possibili amici sono coloro che navigando per caso sul tuo Blog, magari balzando da un link ad un altro, trovano con te qualche inspiegabile meravigliosa affinità. E leggono, magari commentano, magari criticano, o approvano, o riflettono, o sorridono. Magari sono amici di tuoi amici.
Magari un giorno li incontrerai, pur avendoli già un po’ conosciuti.

giovedì 20 settembre 2007

Ilva





Ieri mia nonna si è sentita male. È nata nel 1913 a Livorno, ed è stata chiamata Ilva forse a ricordare quello stabilimento siderurgico che ha creato prima tanti posti di lavoro e poi tanto veleno, rovinando un bellissimo tratto della costa toscana. Ilva ha vissuto le due guerre mondiali. Della prima ha un vago ricordo di code per avere un po’ di pane. Della seconda ricorda i bombardamenti sulla città, le corse verso i rifugi con in braccio un figlio (Alfredo) di pochi mesi, il cognato Alfredo catturato in una retata nazista e morto nel forno di un campo di concentramento, il marito portuale che preso dall’ira per questa perdita lancia una brandina addosso ad un nazista e viene mandata a lavorare al porto di Genova. Ricorda quando in una retata sempre i nazisti prendono anche suo marito ed il cugino e quando, dopo pochi giorni, il marito riesce a fuggire insieme al cugino ed a tornare a casa. E poi la vita da sfollati nelle campagne livornesi, ed il rientro in città con la fine della guerra: la casa distrutta, più niente degli averi di famiglia, il negozio di alimentari distrutto, più niente della passata attività.
Reset, ricominciamo da capo, dal niente, solo ricordi.
Adoro mia nonna quando parla di queste cose, e non si fermerebbe mai, a volte i ricordi si accavallano ai nomi ai luoghi ai tempi e scivolano veloci nelle parole. E certo sono passati sessant’anni.
Per lei la guerra non è mai finita. Nel 1989 perde il figlio Alfredo durante una nottata di lavoro al porto, investito da un “fork lift”, un muletto, chiamatelo come vi pare, sempre morte è. Quando questo accade è già vedova, ma la morte di un figlio, quella non si supera. Scampato ai bombardamenti, lo attende un destino amaro quanto quello dello zio nei campi di concentramento. Storie di gente comune costretta a vivere eventi troppo grandi. Ed a superarli.
Per me Ilva è mia nonna, e la amo.
Per l’Italia è la memoria, la storia, la coscienza. Il nostro paese dovrebbe mantenere questi nonni come monumenti parlanti del patrimonio nazionale e curarli come quadri d’autore.

Ieri sera ho chiamato mia nonna, che è a casa e sta bene. Non sono potuta andare a trovarla perchè vivo a Genova per lavoro, come mio nonno quando ci fu mandato per forza. Corsi e ricorsi storici.

“Come stai?” le ho chiesto. “Bene. Ho bussato alla porta lassù, ma nessuno m’ha voluta e allora sono tornata indietro”.



L'immagine ritrae Livorno dopo i bombardamenti anglo-americani, risale al 1946-1947, gentilmente estratta dal sito http://www.prato.linux.it/~lmasetti/antiwarsongs/canzone.php?lang=it&id=749