venerdì 31 luglio 2009

RU486

È arrivata oggi anche in Italia la pillola abortiva RU486. Potrà essere utilizzata solamente in ospedale ed entro il quarantanovesimo giorno di gravidanza.
Il Vaticano condanna l’uso della pillola ed informa che comporta la scomunica automatica.

mercoledì 29 luglio 2009

Aria condizionata

Sarà capitato anche a voi di guidare alle 15 di un pomeriggio di luglio col sole in fronte che, filtrato dal cristallo del parabrezza, ti surriscalda braccia, gambe e bacino. Soprattutto se si indossa la gonna, l’effetto è devastante. Le gambe nude sfregano l’una con l’altra nel movimento dei pedali freno frizione acceleratore, le cosce cominciano a sudare, e proprio lì nel mezzo si suda al punto da avvertire un soave sciacquettio, come di cozza sullo scoglio sfiorata da un’onda ballerina.
Decido di accendere l’aria condizionata e direzionarla proprio lì, scorro velocemente con lo sguardo i tasti sul cruscotto, sicura di trovare la soluzione.
Posso direzionare il flusso fresco sui piedi, frontalmente, oppure sui piedi e frontalmente allo stesso tempo. Posso decidere la temperatura del lato destro e del lato sinistro dell’abitacolo. Possibile che non ci sia un tastino con su disegnato un pisello o una topa per tenere le palle o i peli al fresco? Non ci posso credere!

Ha ragione il mi’ babbo, gli ingegneri sono tutti scemi.

lunedì 20 luglio 2009

Pomodorini tutto l'inverno

Vi spiego come preparare i pomodorini che, a detta della famiglia di origine di mio marito, dureranno tutto l’inverno.

Per la coltivazione: comprare le piantine da un vivaista e disporle in file binate a inizio giugno, sorrette da canne. Siccome è già tardi, potete comprare i pomodori pallini dal verduraio di fiducia o alla Coop, anche se in realta' il vero pomodoro pallino e' molto difficile da trovare. A questo punto dovete legarli a grappolo usando uno spago, come nella foto sotto (quattro generazioni al lavoro).


I miei suoceri sostengono che il pomodoro si conserva integro e può essere consumato tutto l’inverno, senza bisogno del frigorifero. Usano tenere i grappoli sotto la tettoia di casa o in cantina areata. A me marcisce, forse perche' non ho una cantina ne' una tettoia di casa, perciò vi consiglio di mangiarlo tutto a breve strusciato su fette di pane toscano. A Piombino la chiamano “frega”, ed è comunque buonissima, va condita con olio, sale e pepe. In passato la “frega” era consigliato dai medici ai pazienti disabilitati, ma anche se non siete disabilitati è può essere comunque un pasto comodissimo per il mare.

venerdì 17 luglio 2009

Diversita'

La prima volta è stata attorno ai quattordici anni. Quando ho conosciuto la prima persona omosessuale, intendo. Una mia amica, una bella ragazza sorridente, una mia coetanea, energica, sportiva. Aveva anche avuto i primi fidanzatini, ragazzi intendo. A me piaceva molto, non in quel senso, come persona amica. Un giorno mi disse che aveva dei problemi, che non venivano dall’esterno come per la maggior parte di noi, del tipo che ne so che ti piace un ragazzo e lui non ti considera o ti prende in giro. Mi disse che aveva problemi che venivano da dentro, che riguardavano il suo modo di crescere. Io capii, forse perché aveva un modo di fare mascolino, ma anche io un po’ lo avevo. Comunque tacqui con gli altri amici. Una domenica pomeriggio in discoteca mi strinse la mano toccandola con fare allusivo. Mi liberai senza offenderla, lei capì, e non ripeté mai niente di simile.
Poi cominciò a fingersi ragazzo, si tagliò i capelli molto corti e si riempiva le mutande di cotone per simulare un bel pacco. Fece innamorare alcune ragazze convinte di avere a che fare con un ragazzo. Forse era più bella come uomo che come donna. Gli amici erano molto preoccupati da questo suo modo di fare, o forse molto sorpresi. Io pensavo solo che non fosse bello ingannare le persone. Quando poi la sua natura smise di fare notizia, quando poi si fidanzò con una ragazza, tutti gli amici smisero di preoccuparsi, chissà se a torto o a ragione.
La persi di vista, mi fidanzai, mi trasferii, mi lasciai. Mi piacerebbe rincontrarla, comunque la ricordo come una persona sorridente ed energica.
La seconda volta è stata più importante. Un mio carissimo amico e collega, un bel ragazzo dai modi eleganti, che si vendeva come donnaiolo incallito, ed aveva fatto strage di cuori in azienda, un giorno a casa sua mi confessò di essere omosessuale. Cazzo! E allora Barbara, Catia, la palermitana, quella di Firenze? “Tutti uomini, ho solo cambiato i nomi da maschili in femminili” mi confessò lui, e aggiunse “Ho sempre provato una certa attrazione verso alcuni ragazzi, e pensavo che fosse normale. Finché a 26 anni mi sono innamorato di un altro uomo, la mia prima esperienza omosessuale”. Io risposi “Se stai scherzando giuro che non ti rivolgo più la parola. Non si scherza su certe cose”.
Non scherzava. E neanche io. Non ho mai riportato a nessuno questa confidenza, se non di comune accordo. Mi ricordo come fosse stato impegnativo per lui fare accettare la sua natura alla famiglia, e ad alcuni amici. “Non hai trovato la ragazza giusta, Non ci hai provato abbastanza”. Innamorarsi ha poco a che vedere col provare.
In seguito ho conosciuto e frequentato molti altri ragazzi omosessuali suoi amici, ed alcune ragazze. Ho trovato in generale i ragazzi autonomi, divertenti, piacevoli, auto ironici, capaci. Sarà forse la necessità di andare subito a vivere da soli e cavarsela, senza stazionare anni in casa con mamma. Li ho a volte trovati più suscettibili del normale, e più umorali.
Un giorno una collega e compagna di studi universitari di questo mio amico pensò bene di riportare le voci che aveva sentito circa la sua omosessualità ad altre amiche e colleghe, fino ad aprire una voragine inevitabile di fuga della notizia.
“Se fai una confidenza a qualcuno, questo si sente in dovere di tenersela per sé come un tesoro, ma un pettegolezzo è qualcosa che si può vendere gratis in qualsiasi momento”.
Quando questa ragazza si accorse del risultato, chiese scusa, ma io penso di non averla mai perdonata per questo, o meglio penso di non essermi mai più fidata di lei. Non sopportavo che i gusti sessuali di una persona potessero influenzare in qualche modo la sua carriera, ed ho sempre pensato che lui avesse capacità superiori alla media e che potesse fare strada.
Adesso non lavora più con me, e più o meno tutti sanno della sua omosessualità, che non fa più notizia.
Come pensavo, questa persona ha fatto strada. Nonostante tutto.

Anche voi avete sicuramente un amico omosessuale, e forse non lo sapete.

lunedì 13 luglio 2009

Biglie colorate

Sulla spiaggia si gioca a biglie. Prima bisogna fare la pista con un secchiello o meglio ancora con un culo di bimbo trascinato per le gambe. Poi si organizzano tunnel con la rena bagnata, o cunette da superare, o buche da saltare, Ognuno sceglie la sua biglia colorata, esistono delle regole precise stabilite dai giocatori sull’ordine di tiro, su quante volte puoi andare fuori pista, se puoi chiedere o no un secondo tiro se il primo è andato male.

Alla prima biglia che esce di pista tutti i bambini gridano “Fuori uno” che in livornese suona “Fori uno”. Dopodiché hai altre due possibilità. Alla seconda è “Fori due”, alla terza e ultima o tiri in pista o salti il turno, e tutti in coro, alzando la voce “Foraci foraci!”.

Mi assicuro di aver sentito bene, mi avvicino ad un bambino sui sette anni dal fare poco timido, e gli chiedo che cosa vuol dire. Lui alza la testa dalla pista che stava studiando, mi guarda negli occhi con la bocca sporca di gelato alla crema e cioccolata, ormai secchi attorno alle labbra quasi fino al naso, e mi spiega “ Foraci lo puoi dire Fo raci, ma anche Fora ci, capito?”. “Ah”, esclamo io. Ovviamente non ho capito niente, ma pazienza. Fa comunque gruppo, quel coro di voci piccole e urlanti, fa comunque gioco. Un gioco poco strutturato, di quello vero, di quello divertente e puro.

I ragazzi dell’animazione, appena sotto i venti direi, girano tra i gruppi di adolescenti per organizzare partite di “Asciu_Beach”, Beach Volley con l’asciugamano. Capisco bene cosa voglia dire, ma preferisco comunque il “Foraci” dei più piccini. Che almeno viene naturale, e non artificiale.

Mi chiedo come mai in un mondo così strutturato, organizzato e regolamentato come il nostro il problema più grande degli insegnanti a scuola sia far rispettare le regole agli studenti, che alle regole dovrebbero pur essere abituati.

Poi mi guardo intorno. Alla sera i bagnini ed altri addetti ripuliscono la spiaggia e la passeggiata da carta, bottiglie di plastica, avanzi di coni gelati, lasciati dagli stessi bagnanti che torneranno il giorno successivo. Nonostante i ripetuti cartelli “Si prega la gentile clientela di lasciare i rifiuti negli appositi contenitori” ormai sono tutti così abituati al fatto che qualcuno pulirà la nostra merda, da lasciarla lì sul bagnasciuga.

Invece di regolamentarci, bisogneremmo imparare tutti a responsabilizzarci.

Foraci, Foraci!

venerdì 3 luglio 2009

Questione di culo

Penso che si chiamino brasiliane, quelle slip molto basse molto piccole da appoggiare sul culo. A differenza di tanga o perizoma, che andavano su su lungo la striscia tra le chiappe, queste si fermano prima a mostrare in taluni casi la cosiddetta “canala”. Che ritrova così la sua dignità. Non solo indice di lavoro manuale (solitamente erano camionisti o muratori o contadini che, nel continuo chinarsi proprio del lavoro fisico, ne mostravano le intime pelosità), ma anche miraggio di bellezza, sensualità e desiderio.
Fanno bene, le ragazzine, ad usare questi costumi minimali. Fanno bene, i ragazzini, a non curarsene almeno in apparenza, soverchiati da così tanta abbondanza di chiappe. Il tutto rientra nella normalità dei giochi da spiaggia, dei tuffi, dei balli di gruppo e delle partite a pallavolo nella rete.
Noi donne adulte, invece, ci concediamo ad un mini pareo legato attorno alla vita, portato basso sui fianchi, come indice di eleganza, o meglio indice di chiappe mosce. Ed aggiungiamo trucco orecchini collane e ciabatte col tacco. Impossibile fare il bagno, ovviamente. Al mare si sta impalate come in ufficio, simulando indifferenza, ma sotto sotto sudando come dei maiali (ma i maiali sudano così tanto?).

Ma vaffanculo, io preferisco tuffarmi dal trampolino!

giovedì 2 luglio 2009

L'esaminatore

“C’è qualcuno che deve fare la prova pratica di guida?”
Fa un caldo tremendo su quel piazzale soleggiato alle due e mezzo del pomeriggio, rispondo che devo farla io, forse mi sente appena, mentre sbuffa “ Se non avete voglia voi, figuriamoci io” e richiude la porta.
Dopo una decina di minuti la riapre, e raccoglie con arroganza me, una ragazza, e due ragazzi. Ha un fare sgarbato, sudato e stanco nel controllare i documenti, le omologazioni, nel suggerirci i numeri per compilare un foglio.
Ho avuto spesso a che fare con persone del genere all’Università. Scortesi, pieni di sé all’apparenza, dall’aria annoiata del solo fatto che tu sia lì a sostenere un esame. Spesso non erano neanche i più cattivi, e se superavi quella scorza dura, se reggevi lo scontro, pretendevano il giusto. Sempre con maleducazione, come se fosse quello lo scotto da pagare per passare l’esame, quella la prova; resistere con educazione a certi atteggiamenti.
Ce l’ha con gli immigrati, e confessa di aver denunciato un collega disonesto che riscuoteva soldi per rilasciare le patenti. Un razzista corretto, insomma.
Manda via i due ragazzi prima ancora di sostenere la prova, forse non avevano tutti i documenti, forse mancava l’accompagnatore in auto. Io e la ragazza iniziamo la guida: slalom, otto, passaggio stretto, frenata. Poi prova su strada. Entrambe promosse.
Adesso va meglio, adesso può andare a casa, sarà meno amaro, sarà più educato.
Fino a domani.