venerdì 29 aprile 2011

Valide alternative

L’ultima estetista che mi è capitata indossava un camice bianco da infermiera ed era piccola e scura. Mi ha detto, guardando proprio lì “Alcuni sono bianchi, anche io li ho”. Intendeva i peli. “Grazie per l’informazione”, ho risposto, pensando di aggiudicarle l’Oscar simpatia.


Il bagno di casa mia ha un lucernario che mette in luce, dall’alto, i capelli bianchi che mi stanno spuntando sulla testa. Li ho ignorati per un po’, ritenendoli solo più biondi degli altri. Adesso sembrano più grossi e ispidi degli altri, oltre che bianchi. Prima o poi mi toccherà tingerli. Che palle, l’idea di passare ore dal parrucchiere mi fa venire già il nervoso. Potrei usare l’Uniposca. Magari va bene anche per le parti intime.

lunedì 18 aprile 2011

Pesci rossi e scientificità


I pesci rossi cacano un sacco. La cacca è filamentosa come un verme e si annida tra i sassolini rossi sul fondo della bolla di vetro. Pulirli è un’impresa. Voglio imparare a conoscere i pesci rossi alla vecchia maniera, senza ricorrere alla rete, ma solo all’osservazione. Sono partita dal capire se i pesci rossi si renderanno conto che non devono avere paura di noi perchè gli portiamo da mangiare. Una specie di condizionamento: Noi=Cibo. I pesci rossi sono come Dory, soffrono di perdita di memoria a breve termine, la sera si ricordano di te, il giorno dopo hanno di nuovo paura.

Ho cercato di capire come dormono i pesci rossi, ed è stato come cercare di osservare gli elettroni. Se accendevo la luce si svegliavano subito e non riuscivo a capire, se li osservavo al buio non vedevo nulla. Ho provato con la penombra. Li ho visti sul fondo pinneggiare lenti restando al solito livello dell’acqua. Forse dormivano, o forse avevano solo paura, al buio, di sbattere tra loro.

Schizzo, il pesciolino completamente rosso, mi preoccupa un po’. Non mangia. Il pescivendolo è stato chiaro, porgendomi un tubetto di plastica: al massimo 3 di queste palline a testa al giorno. Però che palle mangiare sempre la solita roba. Schizzo, ti capisco.

sabato 9 aprile 2011

Routine

Pochi giorni prima del mio matrimonio un saggio signore mi parlò della routine. Mi disse che in un rapporto stabile dopo un po' la routine si può trasformare in noia, e che questo può diventare pericoloso perchè porta a sopportare con difficoltà i difetti e persino i pregi del proprio compagno o compagna. Era quindi importante secondo lui evitare di cadere nella trappola dell'apatia e della monotonia. Lo trovai un ammonimento sincero ed intelligente, ed ho sempre pensato di stare attenta alla routine. Adesso ho capito che la routine mi gira alla larga. Eppure mi piacerebbe fare i soliti passi e conoscere a memoria le buche della mia strada, quelle grosse che col motorino vanno per forza evitate. Avere la sicurezza dei soliti percorsi e delle solite facce che si incontrano la mattina al caffè a parlare di quattro cazzate.
Marito durante la mia lunga trasferta di lavoro se l'è cavata alla grande, anche se ovviamente ha dovuto portare qualcuno dal pediatra, propinare aerosol mattinieri e serali, combattere con un barattolo di sugo che gli si è aperto violentemente addosso in una sera di grande stanchezza familiare. Al mio rientro le mamme della scuola hanno subito cinguettato "Che culo un marito così!". Vorrei dire alle mamme della scuola che il marito non l'ho vinto alla lotteria, ma l'ho scelto.

Abbiamo anche comprato tre pesci rossi. I bimbi hanno deciso di chiamarli uno Cricetino e l'altro Squit. Ho il sospetto che desiderassero un altro animale.

venerdì 1 aprile 2011

La strada dei rospi

La sera il vicolo che affianca il parco pubblico di Arenzano si anima di rospi. La prima sera il rospo era fermo in mezzo al vicolo, poggiato su una strana roccia, e mi guardava coi suoi occhi neri. La roccia era in realtà la rospa, e quando me ne sono resa conto ho girato alla larga per non disturbare l'atto d'amore. La seconda sera il rospo era ad un lato del vicolo, fermo e da solo. La terza sera c'era un piccolo rospo su un angolo buio in cima alla scalinata. Mi sembrava una posizione troppo rischiosa, a rischio calpestamento, ed ho pensato di salvare il piccolo rospo. Ho spinto leggermente con la scarpa quella molle massa marrone e informe. Cazzo era una merda.