mercoledì 28 ottobre 2009

Sogni nel cassetto

Tingersi i capelli di viola chiaro.

Fare l’insegnante.

Tatuarsi un ideogramma sulla nuca o sul polso sinistro.

Travestirsi da clown e andare nelle scuole a promuovere il rispetto dell’ambiente e delle sue risorse a bambini e ragazzi.

Effettuare un carpiato perfetto dal trampolino alto dei Fiume.

Disegnare un fumetto erotico.

Adottare un bambino.

Treni puntuali per tutti.

mercoledì 21 ottobre 2009

Un cesso, tanti modi

È incredibile come ognuno abbia modi diversi per cacare. Una mia collega sostiene di stare anche mezz’ora sul cesso con tanto di Sudoku, quotidiani, riviste. Un altro invece ci legge le etichette, dei pacchi di sigarette, delle confezioni di shampoo, degli assorbenti di sua moglie. Certo è che questo sostare nel cacare indica, più che pigrizia, una buona dose di autostima, auto considerazione, oppure il desidero di coccolarsi da soli. Voglio dire, se il puzzo di merda, sarà pure la tua, ma sempre merda è, non ti induce alla fuga subito dopo l’atto, vuol dire che uno alla fine, con una buona dose di compiacenza, si bea del proprio sito, lo aspira, se ne droga, fino a trovarlo piacevole ed inebriante, e lì se ne sta a decantarne la sostanza.
C’è invece chi, come me, segue il principio della ca’ata veloce e soddisfacente, carta igienica, bidet, e fuga dal bagno. Anche perché mentre la faccio, di solito ci sono i miei figli a bussare all’uscio: “Mamma cosa fai?”, “Niente” rispondo io. E loro giustamente replicano “Come niente?”. Nel frattempo aprono la porta e mentre tu rispondi “Ca’o” loro ti raggiungono incuriositi sul water. Perché si sa, per un bimbo la cacca è produzione, creazione, arte. Farla nel vasino al centro del salotto, o anche chiusi in bagno mentre di fronte hai i Gormiti del vulcano con cui giocare, ha un suo perché. Soprattutto perché la fase successiva alla ca’ata è la contemplazione del proprio prodotto, o di quello del fratello. “Fammi vedere fammi vedere. È bella? Sembra un serpente bicolore! Aspetta aspetta prima di tirare l’acqua!”.
L’unica scappatoia è farla in ufficio. È vero che c’è anche chi riesce a farla solamente a casa propria, e la tiene anche tutta la giornata (egoisti!) per poi scappare in bagno subito dopo aver infilato la chiave nella toppa del portone di casa. Questioni igieniche, ti diranno loro, “potrei farla in ufficio solo dopo aver mummificato il bagno con la carta” continueranno probabilmente.
A dire la verità io non vedo grossi problemi a farla nel bagno dell’ufficio, anzi la ca’ata retribuita mi dà una certa soddisfazione. Basta intervallare le scurregge con qualche colpetto di tosse.

martedì 13 ottobre 2009

Influenza

Quando stai bene pensi che non ti ammalerai mai, e non ti lavi le mani prima di mangiare. Quando ti ammali pensi che sicuramente è stata la stronza della mensa a sputacchiarti sulla minestra mentre ti chiedeva se ci volevi il formaggio oppure no.

Avere l'influenza per me significa riuscire a stare a letto sveglia senza fare niente, nemmeno pensare, cosa che è per me inimmaginabile nei momenti di salute, essendo io una persona iperattiva. A volte penso anche che uno si chiami addosso l’influenza quando è molto stanco, per avere un pretesto valido per riposarsi. Non capisco però se è il contrario, ovvero la febbre che preannuncia il suo arrivo facendoti desiderare di stare a letto.
Comunque non è che uno può lavarsi le mani ad ogni soffiata di naso, come vorrebbe il caro Topo Gigio della pubblicità ministeriale. Che poi mettere un topo a dare consigli sulla suina mi sembra quanto meno maleducazione zoologica, potevano metterci il maialino Babe.
Adesso tutti a chiedermi se ho avuto la suina. Che cazzo ne so, mica mi è apparsa la maiala durante i deliri della febbre! Anche se la curiosità ci sarebbe, dicono che con 9 euro in farmacia puoi farti il test per capire se l’hai avuta o meno.

Un altro modo per spillarci soldi, nevvero?

venerdì 9 ottobre 2009

Fantacalcio

Che cosa significa giocare al Fantacalcio in un ufficio di quarantenni disincantati dalla vita aziendale e dalle mire di carriera?
Significa un’eco continua di nomi legati al mondo del calcio, anche mentre sei nel bagno a pisciare, senti che dal bagno accanto si complotta intorno a Lucarelli, Cannavaro, portieri, attaccanti, centrocampisti.
Significa scoprire tuo malgrado che Cannavaro è stato punto da una vespa e che per un pelo non è stato espulso per doping.
Significa scoprire che c’è qualcuno vicino a te che ti prega, visto che sei la prima ad arrivare in ufficio, di spengere il PC dei colleghi così da ritardare il loro rilancio all’asta giocatori on line.
Significa vedere uomini con moglie e figli improvvisarsi imprenditori del calcio e vivere con sofferenza la perdita del loro gruzzolo di soldi virtuali, o peggio ancora, del giocatore preferito.
Significa scoprire che qualcuno si connette alle 3 di notte (invece di scurreggiare sotto le coperte) per accaparrarsi un giocatore.
Significa vedere l’unica donna fantacalcista del gruppo presentarsi in minigonna e tacchi per distrarre gli avversari imprenditori e soffiare al vicino di scrivania l’unico attaccante decente rimasto.

E poi dicevano a me che rompevo con la raccolta differenziata!

giovedì 8 ottobre 2009

Lei e' piu' largo che lungo

“Lei è più bella che intelligente”. A questa affermazione, qualunque gentiluomo o gentildonna di origine labronica avrebbe risposto: “Lei è più largo che lungo”, oppure analogamente “Si fa prima a saltarla che a girarle intorno”.
Eppure nessuno ci ha allietato di cotanto ardore, e la frase “Lei è più bella che intelligente” è rimasta lì, sospesa, offensiva anche per la più bella delle donne, ed indice di un fondato radicato massacrante maschilismo che posiziona le donne alla stregua di oggetti belli da mostrare e/o utilizzare.

giovedì 1 ottobre 2009

Papaya

Oggi estetista, mi tocca. Il solito: inguine ed ascelle. Mi accoglie una tipa gelida, dalla pelle bianca, gli occhi indefiniti e la bocca orizzontale. Finita la tortura mi applica una fialetta contro i peli incarniti, che la avverto di non avere, una fialetta alla papaia per rallentare la ricrescita ed una per evitare gli arrossamenti. “È la nuova linea depilazione” mi avverte robotica, e intanto con due dita tiene un batuffolo di cotone che tampona sulla pelle con fare schizzinoso. Mica te l’ho chiesto io di fare l’estetista! Se volevi toccare solo il buono, dovevi fare la pasticciera.
Comunque ce li vedo, gli scienziati del pelo, a provare la papaia su una gamba depilata ed a misurare la ricrescita, confrontandola col kiwi spalmato sulle ascelle, il mango sull’inguine e il frutto della passione sui baffi. “La papaia è la meglio!” avranno esclamato ad un certo punto, magari c’è uscito pure un articolo sulla IEEE.
Unico effetto collaterale, “appiccicano un po’, ma è normale”, mi informa. Normale una sega! Mi sento come se avessi mangiato un caco verde, tutta ritirata proprio lì e sotto le ascelle. E poi aggiunge “Comunque sono solo 2 euro in più”. “Vabbè” sussurro io. Invece mi tocca sborsare 5 euro in più del solito; saranno due per le ascelle, due per l’inguine, e uno?
Per i dintorni del buco del culo, ovviamente.