mercoledì 26 novembre 2008

Regali e Regole


Mi è capitato di ascoltare dal vivo un’esperta di Bon Ton natalizio e di scoprire alcune regole che secondo lei andrebbero seguite nella scelta e nell'apertura dei regali.
Innanzitutto non si dovrebbero mai regalare articoli che esplicitamente si riferiscono alle nostre miserie, tipo una pancera, una crema rassodante, un busto per la schiena, una confezione doppia di Viagra. Eppure ho regalato ad una mia cara amica, tempo fa, una crema antirughe, e lei non si è assolutamente offesa, anzi l’anno successivo ero incinta e si è prontamente vendicata regalandomi una lozione contro le smagliature.
Non si dovrebbe neanche donare biancheria intima. Sono d’accordo, me la regalo già abbondantemente da sola.
Sarebbe inoltre utile prendere nota in un’agenda di tutti i regali fatti ad amici e parenti nel corso degli anni per evitare di reiterare il solito presente in festività successive. Da buon ingegnere in Release 2.0 ho un bellissimo file excel che raccoglie tutte le informazioni sui miei regali natalizi. In particolare ho realizzato una macro che ridistribuisce tutti i regali a rotazione tra i nominativi presenti, evitando così di scervellarmi sulle varie possibili scelte. Il problema è quando a mia nonna di anni 95 tocca una bellissima confezione di pongo: penserà che sia colla colorata per la sua dentiera, niente di più innovativo.
Infine la tipa suggeriva di aprire le confezioni di generi alimentari sul momento una volta portate in dono dal vostro ospite. Vada per la bottiglia di spumante ad una cena o per i cioccolatini in tarda serata. Se poi ricevete nel primo pomeriggio una confezione natalizia di sott’oli, caffè e funghi secchi, mi raccomando aprite subito i funghi secchi, sono ottimi inzuppati nel tè.

giovedì 20 novembre 2008

Tutti gli ismi del mondo

Quando ero al Lucca Comics, vicino al padiglione Comics Junior, mi hanno regalato un opuscolo colorato sull’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività). L’ho trovato davvero interessante ed ho cercato maggiori informazioni sul sito www.perchenonaccada.com. Andateci, e capirete come “Se un bambino è distratto, se non segue le direttive e si agita, oggi può essere etichettato come malato mentale e di conseguenza “trattato” con psicofarmaci che ricadono nella categoria degli stupefacenti.”.
Questa delle etichette è davvero una mania dell’era moderna. Tendiamo ad etichettare tutto, il che magari può essere utile per organizzarci meglio, ma finiamo poi per identificare l’oggetto con l’etichetta che porta. La nostra mania di creare cartelle sul PC dove archiviare documenti e file che diventano così facilmente rintracciabili ci porta a fare lo stesso nella vita; questo ci rassicura e ci fa pensare di avere tutto sotto controllo. In realtà a mio avviso perdiamo il senso delle cose. Ad esempio se in classe di nostro figlio c’è un ragazzino che fa il furbo, magari è più alto degli altri e forse anche più forte, etichettiamo l’evento come episodio di bullismo. Se un collega in ufficio nota la nostra minigonna inguinale con un apprezzamento siamo tentati a denunciarlo per molestie sessuali. Se attraversiamo un periodo difficile allora siamo depressi e dobbiamo prendere delle gocce.
Ad ogni cartella, ad ogni etichetta, ad ogni scatolina corrisponde una cura un’azione talvolta una soppressione. Questo accade anche nelle nostre aziende; tu ricopri un certo ruolo ed ormai il tuo ruolo, la tua scatolina, ti identificano. Se il tuo ruolo non è più necessario vieni eliminato, senza considerare che tu persona dentro quella scatolina potresti ricoprire facilmente un altro ruolo utile. In nome della semplificazione tendiamo ad identificare la scatola col suo contenuto, il comportamento con la sua sindrome, il disagio con il suo “ismo”, ed in nome del controllo appiattiamo tutto e diventiamo noi tutti esseri umani, con le nostre diversità i nostri momenti le nostre originalità, centinaia di scatoline grigie tutte uguali.

Ho notato che i nostri dirigenti tendono a addormentarsi durante le riunioni. Sarà l’età e magari lo faremo anche noi tra qualche anno. O forse saranno le riunioni pallose. Fatto sta che ho visto scene veramente raccapriccianti di persone in giacca e cravatta con la testa rivolta all’indietro combattere la sindrome del “russismo”, altre divelte in avanti a sfidare le leggi della fisica gravemente affette dal “salivismo stallattitico” (la saliva resta lì sospesa, non cade a terra e viene risucchiata al primo risveglio con meraviglia ed “ohhhh!” del pubblico) e, LAST BUT NOT LEAST, il capo del mio capo che durante un corso, il gomito sulla scrivania e la testa appoggiata sul dorso della mano, ha addirittura superato il funambolismo rimanendo in equilibrio su un angolo vivo per quasi un'ora e con gli occhi chiusi senza mai cadere in avanti né perder gli occhiali in bilico sul naso. Applausismi!

venerdì 14 novembre 2008

Vergogna (2)!

«Uno Stato che vessa e maltratta le persone private della libertà non è uno Stato democratico. Una polizia che usa la forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere considerata "forza dell´ordine". Fatti di questo genere distruggono la credibilità delle istituzioni più di tanti insuccessi dei poteri pubblici». Valerio Onida, giudice emerito della Corte Costituzionale

Uccelli

“Mamma, oltre all’aquila quali altri uccelli ci sono?”
“Il falco, il canarino, il merlo, il pappagallo ...”
“E l’avvoltoio!”
“Si, anche l’avvoltoio, e poi le galline, il pavone come aveva nonna.”
“Quello che si è mangiato la volpe?”
“No, non l’ha mangiato la volpe. Il pavone era furbo, ti ricordi che ogni notte andava a dormire in cima ad un albero per paura della volpe? Il pavone di nonna è morto di vecchiaia.”
“Mamma, lo sai che quando uno muore va in cielo?”
“Davvero?” sorrisetto ebete di mamma.

È che io sono atea. Non lo sono sempre stata, nella mia prima infanzia, quando andavo alla scuola materna delle suore e poi fino alle elementari, ero a mio modo credente. Poi ho perso Dio, ed ho cercato di ritrovarlo attorno ai 20 anni. Eppure seguire una messa mi provocava lacrime e rabbia, finché attorno ai trenta anni ho preso coscienza del mio ateismo. Parlo comunque volentieri con quei credenti coscienti che militano nella Chiesa e che si fanno delle domande cercando una risposta.
Non vorrei mai indirizzare i miei figli verso una strada od un’altra, ma neanche potrei mentirgli a seguito di una domanda diretta. Vorrei che potessero scegliere.

Un sorrisetto ebete per adesso può bastare.

giovedì 13 novembre 2008

Sliping well

Lo ammetto, è un periodo difficile per me, un periodo di transizione. Quando raggiungo la mensa, tipicamente avverto malessere, fa troppo caldo c’è troppa gente ci sono strani odori. Qualcuno direbbe “Forse la mensa fa schifo!” altri invece “Forse hai degli attacchi di panico!”. Non so, fatto sta che mi sento la testa leggera e mi sembra di svenire.
Inoltre mi preoccupo, se mi parlano delle api a rischio estinzione mi preoccupo e penso ad un uomo prossimo all’estinzione. Non vorrei sembrare Nostradamus, ma qui davvero stiamo rischiando grosso.
Tutto questo si manifesta anche in una strana voglia di comprare mutande nuove. Forse c’è un legame psicologico recondito tra le mutande che indosso e la mia condizione mentale del momento, eppure sono entrata quattro cinque volte nelle ultime settimane in negozi di abbigliamento intimo, ed ormai oggi ci passo davanti con i paraocchi per non avere ulteriori tentazioni. Ho aggiunto alla mia già florida collezione di slip alcuni altri molto singolari, tipo delle culotte maculate sul genere “La caricano in 101” ed un tanga con una farfalla proprio sulla topa, che mio marito ha definito “da scambisti”, e che con tutte quelle trine e paillettes regalano un effetto entusiasmante, ma anche un prurito da piattoni. Sempre mio marito mi addita come affetta da sindrome estetica delle quarantenni, ovvero quel singolare fenomeno che colpisce le donne attorno ai 40 (io ne ho 37) portandole ad ostentare il proprio lato estetico per paura di perdere la propria giovinezza e quindi il proprio fascino. La sindrome si manifesta con troppo trucco, tacchi calze a rete minigonna puppe portate verso l’alto da push up estremi a donare un simpatico effetto gotta ed altre notevoli ed inenarrabili aderenze.

Nonostante tutto, riesco ancora a dormire tranquilla, forse proprio grazie ai miei slip.

martedì 11 novembre 2008

Le cose preziose

Stamattina ho scoperto che mio figlio, quello di quattro anni e mezzo, ha fatto della mensola in basso dell’armadio del bagno il suo nascondiglio segreto. Dentro vi ha riposto una bottiglia di plastica vuota legata ad un nastro bianco (il mio ex straccio di pace), due gavettoni (se scoppiano, addio carta igienica), delle mini carte da gioco, un drago di plastica dell’Ovino Kinder, un piccolo leone che si trasforma in camion. Ovviamente ho lasciato tutto lì. Ed ho pensato a cosa metterei io nel mio nascondiglio segreto: il mio primo Tampax, l’asciugamano sudato di un concerto di Ligabue, una lettera d’amore, dei soldi, una foto?

Oppure….

martedì 4 novembre 2008

Lucca08 Comics & Games

Mi piace soprattutto l’atmosfera che si respira. Mi piacciono i cosplayer, mi piace passeggiare per le strade di Lucca, una città bellissima, mi piace entrare negli stand dei fumetti da profana che sono, ed assaporare la carta, occhiare i gadgets colorati, guardare in faccia gli autori. Adoro riuscire finalmente a salutare gli amici del Vernacoliere, parlare con loro di questo baluardo della satira italiana sperando di incontrarli di nuovo presto, e notare con piacere quanto sia affollato lì intorno e quanti chiedano autografi disegni o una stretta di mano.






Il padiglione Comics Junior offriva dei libri assolutamente validi, con spettacoli e laboratori per bambini, spesso troppo spaventati da tutte quelle maschere che giravano per strada, alcune livide e sanguinolente. Ogni anno cerco Manara, che ho letto con soddisfazione e godimento, e lo trovo in uno stand un po’ più mesto degli altri. Trascuro la parte Games, non disdegno una fermata in gelateria, fotografo volentieri un mondo così variopinto.

Alla prossima.