mercoledì 30 marzo 2011

Sabato ho fatto 40 anni


Sabato ho fatto 40 anni. Non che mi abbia fatto molta impressione. Quando avevo 20 anni, pensare a 40 mi avrebbe fatto impressione. Quando avevo 30 anni, pensare a 40 mi faceva impressione. Adesso che ci sono, è normale.


Ci si abitua.

Eppure ho l’impressione di essere in un momento davvero decisivo, in cui sono ancora in tempo a prendere decisioni importanti che potrebbero cambiare la mia vita. Tipo fare il terzo figlio, cambiare lavoro, cambiare stile di vita. Mi sembre di avere tutte le porte aperte, che si stanno per chiudere, ma aperte. Ho come un senso di emergenza, e quando i miei bimbi mi chiedono “Cosa vuoi fare da grande?” io ci credo. Pensavo che a 40 anni avrei già preso tutte le decisioni prendibili, avrei avuto una vita stabile e stabilita.

Forse sarà così a 50 anni. O forse no.

venerdì 25 marzo 2011

Letture

Dal libro "Quando Teresa si arrabbiò con Dio", di Alejandro Jodorowsy:

“Chiunque abbia un mestiere conosciuto, calzolaio, panettiere, minatore, carpentiere, pittore, orologiaio, medico, ingegnere, eccetera, è una preda dello stato, che lo sfrutta fino a succhiargli il midollo. Fare un mestiere normale significa perdere la libertà. Bisogna fare mestieri sconosciuti, che non abbiano a che vedere con la vita materiale, ma che producano stati di coscienza. Dobbiamo creare nuovi bisogni ai ricchi. Per fare questo non ci serve altra materia prima che la fantasia. Il maiale è abile, ma stupido. Della sua stupidità potremo vivere finché non giungerà all’autodistruzione. Fate visita per favore ai miei coinquilini, ho dato loro nuove attività. Con esse potranno sopravvivere a qualsiasi crollo dell’economia mondiale. Queste crisi colpiscono solo i poveri e i capitalisti minori. I pochi grandi, l’élite, non perdono il potere, cioè non perdono niente. Il maiale attraversa le crisi baldanzoso e pimpante. I miei discepoli, in questi momenti bui, si aggrappano più che mai alle sue setole...”


Ho deciso, farò l’amplificatrice di echi.

martedì 22 marzo 2011

La Scia


Indubbiamente dovrei cercare di tracciare le linee di vita dei miei parenti e antenati. Sarà forse la lettura di Jodorowsky a farmi venire certe idee. Intanto qualcun altro lo sta facendo per me, almeno riferendosi a quella parte di familiari che si è dedicata alle gare remiere a Livorno. In particolare nella specialità della “scia”, spettacolare gara remiera che si correva in singolo, purtroppo ormai in disuso a Livorno. Se vi interessa, trovate in questo bel sito curato da Roberto Baronti la Storia della Scia, e anche qualche mio parente. 

mercoledì 16 marzo 2011

Emotività e Ottusità


“Non bisogna farsi prendere dall’emotività”. Questo lo slogan in Italia per sostenere ancora e nonostante tutto il nucleare. “Non bisogna farsi prendere dall’ottusità”, la mia risposta. Perchè se di fronte a quello che sta succedendo in Giappone, alla morte ed al rischio reale di contaminazione si parla di emotività e si continua a proporre il nucleare come soluzione energetica sicura, allora l’ottusità regna sovrana. Provino almeno, i nostri capi di governo ed economia, a guardare la reazione europea e provino ancora a sostenere che invece noi italiani dobbiamo essere razionali. Se volete parlare di emotività, allora va bene, chiamatela come vi pare, chiamatela pure paura, quel sentimento atavico che ci spinge alla sopravvivenza e non al sarcofago, e se volete chiamatela anche panico, perchè se contaminiamo il mare, i pesci, il latte, ed i nostri organi vitali, allora si, andiamo nel panico. E non parlate di timore, che mi pare troppo poco, non ci servono diagrammi e paroloni tipo “nucleare di terza o quarta generazione”  per capire che di questo passo non arriveremo neanche alla prima, di generazione. Vogliamo un futuro radioso, non radiattivo. E se proprio desideriamo affidare al vento il compito di sciogliere le nostre nubi, che sia con l’energia eolica.
Si alle fonti rinnovabili, no al nucleare.

martedì 15 marzo 2011

Le piccole soddisfazioni della vita

Bisogna godere delle piccole soddisfazioni della vita. La scorsa settimana, da soli, i miei ometti se la sono cavata alla grande. Mercoledì sera mi è arrivato un sms da parte di marito “Amore a volte mi lamento della tua cucina, ma stasera ho mangiato mozzarella scaduta il 5 marzo e prosciutto cotto scaduto il 3”, che mi ha fatto ridere davvero tanto. Domenica poi il piccolo mi ha chiesto “Mamma, quando cucini chiama anche babbo, così impara anche lui”. Questi piccoli eventi mi hanno fatto acquisire sicurezza; aveva ragione Einstein, è tutto relativo. Nella convinzione finalmente di saper cucinare sono riuscita a preparare un pollo decente ed una torta inventata. Basta, la mia spinta gastronomica si è già esaurita. È stato bello, finchè è durato.

mercoledì 9 marzo 2011

Fai ammodo

Lunedì era il nostro anniversario di matrimonio ed il compleanno di mia nonna. Fanno 98. Invece di essere a casa a festeggiare ero e sono a Barcellona. Porca puttana. Per lavoro.


È andata così:

“Serve una persona esperta di XYZ”

“Io sono esperta di ABC”

“Perfetto, vai tu”

“...”

Io avevo capito che sarei dovuta andare a Barcellona. Invece il mio nuovo nuovo capo insieme ad altri capi ci dicono (nel frattempo la ciurma si era allargata ad altri colleghi esperti di CDE e EFG, ma non di XYZ) di prenotare per Madrid. Troviamo volo ed albergo, ma alle sette della sera del giovedì (non alle cinque della sera come nalla miglior tradizione spagnola), ci comunicano che OPS abbiamo sbagliato era Barcellona. Occorre sprenotare e riprenotare tutto. Sprenotiamo e riprenotiamo. Mio babbo accompagnandomi all’aeroporto ha sussurrato “Fai ammodo”. “Babbo mica lo guido io l’aereo” “No intendevo la sera; ciai due figlioli” “Fai ammodo anche te, ciai due figliole” ho risposto io. Sull’aereo ho letto il giornale ed ho letto di mamme e fidanzati di ragazzine minorenni spinte nella mani dell’orco sorridente solo per soldi, o fama, o prestigio. Come si fa a darla, a 17 anni, a un vecchio moscio e ultrasettantenne non lo so. Non è normale. Anche se ormai lo sembra, ripeto, non è normale. Allora mi è venuto in mento il discorso del mio babbo. Babbo, stai tranquillo, adesso siamo in una parte sperduta della città e della movida neanche l’ombra.



Domenica la nonna di mio marito ne ha invece festeggiati 97. Devo dire che al ristorante dove eravamo mi sono mancati quelli della gita dell’anno scorso e soprattutto l’anziana signora in leggins che si avvicinò furtiva alla torta di compleanno della nonna assaggiandone una forchettata, e allontanandosi come una bimba con la bocca sporca di panna e caffè (nel frattempo si era anche servita una tazza di caffè).



Mi mancano i bimbi. Sono una mamma terribilmente patetica, lo ammetto, ma preferirei davvero essere a casa mia a godermi la vision del mio divano e la mission di stravaccarmici sopra con loro.

mercoledì 2 marzo 2011

Tutte queste rotondità


Mi sono trovata a parlare con una donna pettoruta e con un’altra con culo definito “storico”. Costoro si lamentavan del fatto che venissero indicate ed approcciate dal popolo maschile solamente per le loro rotondità. “Non c’è niente di male. Sta a voi mostrare che c’è qualcosa oltre” ho detto candidamente. Al che mi hanno guardata stupite “Parli bene, ma per te è facile, visto che per un uomo hai un aspetto rassicurante”.

Non ho capito. Era forse un complimento?