Al grande piace
la pesca. Canna da lancio, fissa o lenza nel rotolino detto alla francese. Col
sughero o a fondo. Ma il problema cruciale rimane comunque l’esca. Ba’i di
sego, coreani, o pastella di pane? Ecco se volessimo affrontare il tema dal
punto di vista etico, sicuramente pastella di pane. Si prende il pane avanzato
e lo si lavora con l’acqua, c’è chi aggiunge croste di formaggio oppure pasta
d’acciughe, ma noi lo preferiamo liscio. Poi si fanno le palline per l’esca, ed
una parte va in mare per brumeggio.
Per i coreani e i
ba’i di sego la questione si fa più dolorosa, uccidere un essere vivente (il
baco) per uccidere un altro essere vivente commestibile (il pesce); è davvero
il caso? E poi, diciamoci la verità, i coreani mordono, vorrei anche vedere, ma
i ba’i di sego fanno veramente schifo. Da piccina ci facevo le gare. Ne
sceglievi uno, lo mettevi in corsia, e vinceva quello che arrivava primo tra
gli altri. Per loro la vita è un continuo contorcersi, se li metti nel
sacchetto e impugni la stoffa la senti calda, muoversi di continuo. Diventano
mosche. Non so dopo quanto e non ho mai visto il fenomeno in diretta, ma lo
dicono tutti, e davvero sembrano larve.
Ad ogni modo, chi
pesca annesca. Non è che uno arriva si diverte a pescare, ma fa annescare baco o pane a
qualcun altro. Troppo facile, troppo comodo. Che si sporchi lui le mani, di
baco, di pastella al formaggio, di pesce da slamare.
Che poi se è
piccolo si butta subito via e si controlla che sopravviva in mare, pronti nel
caso a tuffarsi ed eseguire una perfetta rianimazione in acqua.
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