lunedì 26 marzo 2012

Un viaggio tremendo

Sembra correre verso le rotaie, poi si ferma a pelo sulla linea gialla, si volta, col suo volto paffuto e da bambino e gli occhioni scuri, ricomincia a camminare a grandi passi e cerca una faccia con cui scambiare due parole. Stavolta tocca a me:
“Va a Roma?”
“Si”
“Anche io, ma col regionale che costa meno. Va per lavoro?”
“Si”
“Allora ha furia. Ma è di Livorno?”
“Si”
“Allora conosce il mì babbo, il dottor Xxx famoso gastro enterologo. Lo conosce?”
“No mi dispiace non lo conosco”
“È vero che non si mettono i piedi sul seggiolino, ci fanno la multa?”
“Eh no, poi chi si siede si sporca”.
“Sono 17 euro. Io una volta l’ho messo il piede, il controllore mi ha dato cartellino giallo, cosa vuol dire?”
“Che sei stato avvert..”
“Ammonizione. Dopo c’è il rosso. Il mio amico GP li mette i piedi. Si buca. Mi porta le droghe. Cocaina, erba. È cattivo? Poi mi dice di non andare a scuola, all’università. Cattivo?”
“Non dare retta a GP, non prendere le droghe, a scuola si imparano tante cose. Magari lui non è cattivo, è un po’ birbante”. Mi manca il cane Nebbia e sono Heidi.
“Invece la polizia mi ha detto che a Genova non ci posso andare, cartellino rosso.”

Arriva il treno. Salgo, sorrido, mi siedo.

Al ritorno sono stanca, ho mal di testa. Il treno è pieno, davanti ho una signora che ha fatto la siusky in una boccetta di profumo, dopo mezz’ora sono nauseta. In piedi parecchi stranieri, forse maghrebini. Erano  a rinnovare il permesso di soggiorno. A Civitavecchia sale la polizia, con i manganelli. Fa scendere quelli senza il biglietto, in molti. Qualcuno viene stanato dai bagni. Dal binario dove sono stati raggruppati, i maghrebini cominciano scappare attraversondo le rotaie di corsa. Mentre il treno riparte, dal finestrino vedo uno di loro a terra, e più in là un poliziotto con la pistola in mano puntata verso il basso. Che brutta immagine. Mi volto e dico qualcosa al signore in sovrappeso seduto accanto a me. Mi risponde non ricordo che; ha un’alito che sa di fogna ed io davvero non so più da che parte stare.

Mi minimizzo sulla poltroncina e continuo a guardare fuori.

2 commenti:

Henry Every ha detto...

Quando sono arrivato alla fine del post ho alzato gli occhi al cielo e ho pensato a quanti viaggi di questo tipo possano aver fatto gli emigranti verso la Germania o il Belgio...quando i magrebini eravamo noi...

Verosimile ha detto...

Si, ovviamente. Non c'è torto, non c'è ragione.