mercoledì 14 marzo 2012

Bisogni primari e sicurezza



Per caso sono imbattuta nella piramide di Maslow. Alla base ci sono “Salute, Riposo, Fame Sete”. Questi sono i nostri bisogni primari. Subito sopra abbiamo “Protezione, Certezza, Tranquillità”, che sono gli elementi che ci danno sicurezza. Siamo qui. Ondeggiamo in questa fascia, senza esserci ben posizionati. Io penso sia colpa del capitalismo, della logica del profitto. Se mi dicessero “Ti senti protetta dal tessuto sociale? Hai la certezza che mantenendo la tua professionalità conserverai il tuo posto di lavoro? Ti senti tranquilla per il tuo presente e la tua vecchiaia?”
No.
No.
No.
Quando sento Monti mi sembra di sentire i nostri manager aziendali, ma questo è sbagliato. L’Italia non è una azienda, è un paese, ed il governo dovrebbe prendersi cura del benessere dei suoi cittadini. Tutto i governi dovrebbe prendersi cura del benessere dei propri cittadini. Se i cittadini non pagano le tasse questo è un problema in quanto non si riesconoa garantire le infrastrutture e gli ammortizzatori. Se i cittadini rubano o compiono gesti violenti questo è un problema per la sicurezza degli altri cittadini. Se i cittadini preferiscono restare a lavorare nel loro paese, nella loro città, questo NON è un problema, ma una scelta, e NON dovete farcelo pesare come problema. E’ un problema per voi che vedete in questo atteggiamento un rischio ai profitti. Se in una famiglia la mamma lavora a Milano ed il padre a Roma voglio vedere dove e come crescono i figli..
Essere attaccatti al posto fisso NON è un problema, è una preferenza. Se io rubo lo stipendio è un problema. Quindi per favore evitate questi stupidi giochetti per farci sentire in colpa.
Io non mi sento in colpa, io non mi sento sicura. La mia piramide di Maslow mi ha ribassata al penultimo gradino, ma NON è colpa mia, che oltretutto ho anche lavorato e vissuto più di 10 anni fuori casa.
Ma adesso basta, veramente.

NON mi voglio più preoccupare.

3 commenti:

Henry Every ha detto...

Ovviamente, ogni scelta provoca conseguenze. Se la stessa scelta viene operata da un numero consistente di persone, provoca conseguenze su un altrettanto numero consistente di persone. Purtroppo nel nostro Paese, unicamente per colpa di chi ci ha governato fino a pochi mesi fa, è stata radicata la cultura del posto fisso vicino a casa come un dogma, mentre l'invito che viene fatto è quello di ripensare a questo assioma in quanto anacronistico e fonte di incertezza proprio perché la flessibilità del lavoro sarà, che piaccia o no, un caposaldo del futuro.

Spartacus ha detto...

Ciao Vero,
la verità è semplicemente che a questi signori della nostra piramide dei bisogni non gliene importa assolutamente niente anzi, cercano di sostituircela con un'altra piena di bisogni finti o a loro congeniali.

Sai cosa ho appena ascoltato dire in TV, a Piazza Pulita, dalla Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Federica Guidi? Testualmente:
"In Italia la precarietà non esiste, è una forma di flessibilità"

E' possibile e probabile che questo sia il futuro che aspetta noi e soprattutto i nostri figli, ma per definirlo vorrei usare una parola che mi sembra più adatta: sfruttamento.

Verosimile ha detto...

Probabilmente dovremo piegarci a questa idea di "flessibilità", parola che mi ha sempre fatto venire i brividi fin da quando ero neoassunta. Nessuno mi toglie dalla testa che tutto questo sia comunque socialmente ingiusto e immorale, e forse la parola sfruttamento come dice Spartacus è più azzeccata. A rischio di sembrare antica.