giovedì 26 luglio 2012

Be' tempi




Stamani sul treno ho incontrato un mio compagno dell’università. Come i vecchi veri, ci siamo messi a parlare, ma soprattutto a ridere, dei tempi dell’università. Ovviamente abbiamo iniziato col Puro.
“Ma ti ricordi quando cercavamo di lasciare il Puro sul treno, addormentato? Che stronzi, sarebbe arrivato fino a Grosseto”
Spesso viaggiavamo su quei treni senza l’open space che usa adesso, ma coi sedili in similpelle marroncina, a gruppi in stanzette separate.
“Non eravamo stronzi, eravamo giovani. Da giovani una gita a Grosseto ci può anche stare”
“E quando abbiamo sostituito il tè del Puro col vino della mensa dentro la sua borraccia? E quando gli abbiamo regalato la sveglia per il compleanno e quella, a fine lezione, ha iniziato a fare chicchirichì e a dire che erano le 16. Il prof. non capiva se fosse un’allusione al suo proseguire la lezione oltre l’orario.”
“Eh si, e quando il Puro ha scritto alla fine del suo compito le parole Nome e Cognome anzichè il suo vero nome e cognome?”
“No, questa non me la ricordavo”.

Poi siamo passati all’abitudine che avevamo di dare soprannomi a chi non conoscevamo di persona, tanto che di molte persone anche dopo non ho mai memorizzato il vero nome. C’erano Agliana, dal peasino di origine, Voglia di Topa Bionda, l’assistente con quella strana chiazza di capelli biondi su sfondo scuro (adesso chissà, sarà brizzolato), Bello Culo, altro assistente col culo ritto e sodo come una brasiliana bianca, Occhi Pallati, che era una lei.

“E quando sul treno, tutti insieme, cantavamo Allo zoo?”
“Si, che scemi”
“Che scemi...”.