mercoledì 5 dicembre 2012

A buo a buo

 Appuntamento al buio. È buio davvero. Ore 18 Stazione di Roma Termini. Aspetto una persona di media statura e media corporatura, capelli castano chiari. Arriva un ragazzino biondo, piccolo e magro, che cerca una donna bionda, di corporatura minuta. Mi consegna visto e passaporto. A buo a buo; domenica parto per New Delhi.

Sbarco a Delhi che è mezzanotte. Metto piede in aeroporto con un rutto da fare invidia ai mie figli; mi volto, è stata una signora indiana sulla settantina, avvolta in un bell'abito tipico di colore giallo. Nessuno ci ha fatto caso, a parte me.
Dell’India ho visto poco, ovviamente. L’auto costosa dell’albergo che mi aspettava all'aeroporto aveva un sacco di pulsanti per regolare il sedile, con cui ho giocato fino all'arrivo.  L’albergo era lussuosissimo e circondato da una vegetazione rigogliosa.


Ho fatto appena in tempo a vedere l’Indian Gate, il palazzo presidenziale, alcuni banchetti nei paraggi, una signora che aveva investito nell'acquisto di una bilancia con la quale pesava le persone a pagamento.


Mi hanno colpito i bellissimi colori degli abiti delle donne, e del trucco di alcuni uomini.
Loro di me hanno notato soprattutto i capelli; “golden hair”, dicevano.
Sembrano rammaricarsi per un no, e rifiutarsi di pronunciarlo.
Ho assaggiato tutto quello che di cotto si poteva assaggiare. Speziato, piccante; un po’ di brucia’ulo al ritorno, ma niente di più.

Prima del volo di ritorno, al controllo bagagli, piuttosto accurato, il metal detector prevedeva una porta per le donne ed una per gli uomini. Rimango un po’ titubante, non mi era mai capitato prima, poi seguo l’invito di una ragazza alla dogana e mi infilo nella porta giusta. Lei nel controllarmi mi apostrofa con un sorrisetto ironico “Are you a lady?”,  “Yes!” rispondo io, e nel frattempo penso “Fottiti” e subito dopo “E comunque, fatti i peli alle braccia”. Senza offesa, eh!


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