
Ricordo che l’averti incontrato su quel treno rugginoso a Cornigliano è stato un sollievo. Almeno una faccia nota, qualcuno con cui già all’università avevo scambiato delle parole.
Poi abbiamo cominciato ad aggiungere, al tragitto di rientro in treno del venerdì pomeriggio, molte serate passate insieme. Un cinema, un teatro, qualche locale come “Le Corbusier” che ti piaceva tanto, i vicoli, il tuo monolocale sopra il Barbarossa animato da decine di CD ormai padroni del poco spazio che avevi. Cavolo quella volta che abbiamo visto “O fantasma” siamo rimasti muti per il resto della sera, ancora oggi mi chiedo se quella storia di sesso e spazzatura mi sia piaciuta o meno.

Penso anche alle tue innumerevoli domande su te stesso, il tuo lavoro, perché devo fare questo lavoro da impiegato e non ad esempio lavorare i campi. All’epoca ti avevo risposto che probabilmente avevi delle capacità che potevano essere utili per una professione tecnica. Riguardo al fatto che forse sia davvero più utile lavorare i campi, ci devo ancora pensare. Poi ho visto le foto di Fabrizia, mi ricordo quando vi siete lasciati dopo tanti anni. Di lì a poco anche io mi sono lasciata dopo tanti anni. Poi voi siete tornati insieme, e ti ho ritrovato a Pisa con questa bella ragazza che ho conosciuto in un giorno di lacrime, pensando che poteva essere tua sorella, con questa figura snella ed elegante ed il modo di parlare attento ad ogni piccola parola, eppure naturale. Come te.
Dopo mi hai ascoltata, ho avuto varie vicende sentimentali ed a volte mi hai capita. Senza mai essere invasivo. Con la tua grande sensibilità ed intelligenza, con questa tua passione per gli altri che ti ha sempre caratterizzato, ed anche con questo tuo sorriso dolce amaro che ritrovo in questa foto speditami dai tuoi cari.
Penso che tu abbia sempre combattuto tra la voglia di una vita ordinata e la tendenza invece ad essere un po’ equilibrista, un po’ combattuto. Ti sono piaciuti i vicoli a Genova, li hai fuggiti cercando chiarezza, li hai forse ricreati a Pietrasanta. Non so. Ad un certo punto ti ho un po’ perso di vista, vedendoti occasionalmente non siamo più riusciti a confessarci. Ma non importa, mi ricordo.
Queste me le hai mandate un giorno dell’anno 2000, in gran segreto. Adesso posso mostrarle, sono così geniali! Soprattutto alla luce di quello che è successo nel 2001.
Adesso riesco a salutarti.