mercoledì 14 aprile 2010

Felicità e disallineamenti

Che cosa è la felicità? Qualcuno sostiene che siano attimi, momenti brevissimi di estasi, orgasmi, enfasi momentanee, gioie di minuti. Altri pensano che sia invece uno stato d’animo, qualcosa di più vicino alla serenità, alla pace con se stessi e col mondo. Forse non è nessuna delle due cose, o forse entrambe. Si può provare la gioia di un attimo se non si è almeno sereni? O viceversa sentirsi contenti se non si hanno ogni tanto dei picchi di estasi? Può la soddisfazione di un momento riempirti la giornata se il tuo stato d’animo è depresso? Forse esiste una soglia minima a cui aggiungere dei picchi che spezzano la monotonia, per sentirsi davvero felici. Probabilmente è tutto soggettivo.

Stamani la giornata è iniziata in modo strano. Non sono riuscita a far partire lo scooter, non ho premuto il solito pulsante rosso che attiva il motore, come faccio ogni mattina. Erano quasi le sei e 10 quando ho buttato giù dal letto mio marito, il casco in mano, e l’ho fatto scendere in strada in pigiama e ciabatte, per poi sentirmi dire che bastava premere il solito pulsante rosso. A cosa stavo pensando? Cosa mi ha allontanato dai soliti collaudati automatismi del mattino? “Grazie marito”. Con uno scatto finale di corsa alla stazione sono riuscita a prendere il treno delle 6,20, senza timbrare il biglietto. Ho deciso di scriverci sopra la data a penna, per risparmiare il tempo della timbratura. Col fiatone, spossata, ho pensato “Ieri era 13, oggi 14, perfetto” ed ho scritto 13/4/2010. Ma sei scema? Ci pensi e sbagli? Che cosa ti distrae? Non me ne sono accorta subito. Ho visto arrivare il controllore, ho preso il biglietto, mi sono resa conto dello sbaglio ed ho deciso di correggerlo. A questo punto era anche svanito un eventuale effetto sorpresa che poteva convincere il controllore della mia buona fede. Cazzo! Ma lei è passata senza chiedere i biglietti. Mi sono sentita sollevata. Non pensavo neanche di riuscire a prendere il bus delle 6,39, invece altra corsetta ed eccomi lì. Mi ha ovviamente avvicinata il solito tipo in giacca FS a chiedermi se avevo un biglietto in più, che ovviamente non mi avrebbe pagato e che ovviamente sarebbe stato motivo di discussione. “No”.
Bene, sembra che tutto si sia allineato di nuovo. Ci voleva un matto.

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