giovedì 5 maggio 2011

Tutti matti


Ogni città ha i suoi matti. Una città senza matti non è una città, o forse non ne sei un cittadino. Ne ricordo parecchi. Alessio faceva le siusky nei fossi della Venezia, poi tornava su e sputava soddifatto acqua verde dalla bocca, che se lo avessi fatto io una bella "sciorta" non me la levava nessuno. Vinicio girava con un sacchetto di plastica e ti chiedeva due spiccioli. Lo temevo, lo fuggivo. Se non gli davi niente ti sputava o ti colpiva col sacchetto sulla schiena. Pilota saliva distinto sull'autobus, col cappello stile Borsalino e l'impermeabile chiaro, ed interrogava l'autista cantilenando "Pilota pilota pilota, dove vai dove vai dove vai?". Si narrava che gli fosse scoppiata una bomba a pochi metri in tempo di guerra e che da quel momento avesse cominciato a svalvolare un po'. Chilometro percorreva a piedi le strade della città, litigava coi semafori e spesso lo trovavi ingessato a causa di uno scontro con qualche automobile che non era riuscita ad evitarlo. Vento girava in scooter con un finocchio crudo in bocca. Filippo Bellissima ancora oggi inveisce col suo megafono contro il papa, o gli ingegneri, o la società, o la guerra, e distribuisce volantini che suppongo stampi a sue spese: "Perchè correte tutti, che fretta c'è di andare da un posto all'altro, non vi basta il fax?".
Forse non è poi così matto.

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