(Grazie Renzino per la foto)
“...
Strepitando vien giù candida e bella,
Batte il suol, tronca i rami, il cielo oscura,
E nelle grigie vie sonante e dura
Picchia, rimbalza, rotola, saltella;
Squassa le gronde, i tetti alti flagella,
Sbriciola sibilando la verzura,
Ricasca dai terrazzi e nelle mura
S’infrange, e vasi e vetri urta e sfracella;
E per tutto s’ammonta e tutto imbianca;
Ma lentamente l’ira sua declina
E solca l’aria diradata e stanca;
Poi di repente più maligna stride,
Poi tutto tace, e sulla gran ruina
Perfidamente il ciel limpido ride.”
Edmondo De Amicis
Ieri sera c’erano lampi a giorno. Con tuoni. Per ore. Per tutta la notte, fino a stamattina. Eravamo lì, zitti e attenti, a guardare dalla finestra, quando ha cominciato a grandinare. La strada si è ricoperta di bianco, le macchine, i motorini, si vedevano solo i solchi dei pneumatici. I bimbi erano convinti che fosse neve, e ridevano ammaliati dal paesaggio rilucente sotto i lampioni. Marito scherzava “Lo vedi domani mamma con lo scooter, crr crr gratta la strada”. E in effetti stamani mamma è partita con la tuta antiacqua da moto di marito, alto almeno 20 cm più di lei, col casco e i guantoni da neve. Pioveva, tanto per cambiare, e con le ruote schhh schhh faceva l’acqua delle pozzanghere. A Pisa l’Arno era parecchio incazzato, ed ho pensato alla “La pioggia nel pineto” di D’Annunzio. Ma poi in rete ho trovato “Grandinata” di De Amicis, e mi è sembrata molto più carina. Perchè allora è molto meno famosa? Forse perchè, per fortuna, piove più spesso di quanto grandini.
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