venerdì 5 febbraio 2010

Geloni



Quest’anno ho i geloni alle mani. E’ la seconda volta nella vita che mi capita, la prima fu quando ero prossima alla laurea, quindi piu’ di dieci anni fa.
I geloni sono qualcosa di antico. Se le parlassi dei miei geloni, mia nonna mi racconterebbe di quando li aveva lei da bambina, cosi’ doloranti da non riuscire piu’ a scrivere. Per questo la maestra delle elementari la puniva con aggravanti bacchettate sulle dita. Per questo, e per la miseria, i suoi genitori la tolsero da scuola. Sapeva appena scrivere, per fortuna sapeva leggere, altrimenti adesso non so come farebbe senza i suoi romanzi e “Intimita’ della Famiglia”. A volte da bambina tornavo da scuola e tentavo di insegnarle quello che io avevo imparato, le facevo i dettati, controllavo gli errori, le davo il voto e a fine anno la pruomovevo. Se lo meritava. E mi raccontava quella dei geloni. Che poi a Livorno quando diciamo “Ciai i geloni” puo’ anche voler dire che sei geloso; e allora “mettiti le babbucce” continua mia nonna.
Comunque un po’ per il freddo di questo inverno, un po’ per il motorino delle 6 del mattino, un po’ per una micro circolazione poco efficiente, quest’anno ho di nuovo i geloni. Soprattutto alla mano destra, dove le dita sono gonfie arrossate doloranti e pruriginose. Le creme alleviano appena il dolore, l’attivita’ sportiva lo risolve temporaneamente. Quello che ricordo e’ che scompariranno davvero solo con l’arrivo della bella stagione. Mi accompagneranno per tutta la stagione del gelo.
Evviva! Non mi sentiro’ mai sola.

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