martedì 26 maggio 2009

Uno di noi

Ho pensato parecchio a questa vicenda. Con dolore, pur non conoscendo direttamente il protagonista, ma sempre pensando ad uno di noi. Con gli stessi nostri problemi; la vita è un’altalena. Inizialmente l’ho pensato anche come un Cristo aziendale, che si era sacrificato a simbolo dei nostri disagi e delle nostre gravi difficoltà. Illusa; un Cristo oggi non ha nessuna risonanza. Qui ti notano solo se partecipi al Grande Fratello o mostri il culo ad una cena con papi. Di un povero cristo come noi, uno di noi, purtroppo non interessa niente a nessuno. Al massimo un trafiletto sul giornale il giorno dopo. Ed un grande vuoto nel cuore di coloro che lo hanno conosciuto, amato, e che gli erano amici.
Nessuno può ritenersi immune, nessuno può dire “Io non lo farei mai”.
Come certi momenti difficili a livello familiare possano intrecciarsi con una situazione aziendale obiettivamente faticosa, con la sensazione di essere continuamente braccati da una falce che vuole portarti via anche la dignità del tuo lavoro, è di ardua valutazione.
Sicuramente questi grigi signori, i Signori del Denaro, non l’avevano previsto. Pensando di monetizzare tutto, le nostre frustrazioni, le nostre incertezze, la paura di perdere il posto di lavoro e con esso un ruolo oltre che un salario indispensabile per vivere, non avevano previsto che a qualcuno non interessassero quei soldi e preferisse saltare.

Non fatelo mai! Fanculo a tutto.

4 commenti:

mickey ha detto...

Bello! Fanculo a tutto

Spartacus ha detto...

Può succedere, può succedere che a un certo punto non ce la si faccia più, come diceva Moravia, a continuare a vivere nella disperazione senza desiderare la morte, soprattutto quando qualcuno aggiunge nuovi motivi di disperazione a una disperazione preesistente.

Può succedere che veramente ci si senta terrorizzati, senza poter dare nessun' altra origine certa al nostro terrore se non la paura del nulla nel tuo futuro, soprattutto quando qualcuno ti impedisce l' ultima via di uscita.

Così come può succedere che ci si senta "come una foglia rincartocciata e riarsa dal sole", e si decida di staccarsi dal ramo e volarsene via, credendo veramente di mandare così tutto e tutti a fanculo.

No, non è uno sfoggio poetico. Sono concetti di psicologia, materia di esame di tutti quei laureati che sgomitano per essere assunti negli uffici del personale dei "Signori del Denaro", delle grandi aziende, quasi sempre con il compito di trovare la maniera più efficace per spremere i lavoratori e quella più veloce per sbarazzarsene.

Come se un medico rinnegasse il giuramento di Ippocrate.

Verosimile ha detto...

E' anche colpa nostra, che ormai accettiamo tutto come se fosse normale. Basta che tocchi a qualcun altro.

spina ha detto...

Si deve partire anche dalle piccole cose. Guarda quante
piccole ingiustizie, apparentemente senza importanza, ci sono anche da noi. Bisogna da levarsi di dosso la paura di "esporsi" per qualcosa che riteniamo giusto