Sono passati pochi mesi da questo afoso agosto 2015, e dalle interminabili discussioni sull'aria condizionata dei nostri "open space". Eravamo tutti d'accordo sul fatto che non funzionasse bene, ed anche i tecnici arrampicati sulle nostre scrivanie non ne sono venuti a capo. Certo è che non sono mancate le polemiche su chi veniva troppo scollato e per questo sentiva il freddo, chi aveva le caldane e per questo sentiva il caldo, chi cercava di direzionare il flusso freddo più lontano o più vicino al suo collo.
Adesso ci risiamo. I soliti tecnici si sono nuovamente arrampicati sulla mia scrivania con mille scuse, infilando la testa nei condotti dell'aria, parlottando tra loro, cambiando qualche pezzo, dimenticandosi qualche strumento sulle nostre scrivanie, e lasciando il nostro ufficio senza una spiegazione. Marito, che non dorme col piumone neanche in inverno e che ha sempre caldo (e fame, anzi soprattutto fame), protesta: le sue orecchie sono rosse dal caldo ed in effetti il microclima della sua scrivania segna un bel 25,6 gradi. Pochi metri più in là io godo di un bel 23, ma c'è qualcuno che teme l'intervento di Marito con una nuova chiamata della manutenzione per abbassare la temperatura di qualche grado.
Di nuovo non se ne viene a capo, la Di si rifiuta di aprire un po' la finestra protestando che le si blocca il collo, la Spina sceglie di portare avanti la causa dei pannelli "Liberiamo i pannelli da tutti i fogli incollati col nastro adesivo!", qualcuno vaga atterrito indossando un bel maglione scuro, qualcun altro è già in canottiera. Ovviamente, non se ne esce.
Al che Marito sorprende tutti con una mossa imprevista: dopo 6 anni cambia posto di scrivania e si allontana dalle sue Cheerleader, riuscendo finalmente a buttarsi giù le maniche della camicia, riportare le orecchie ad un colore rosato, e concentrarsi sul secondo problema della giornata: il cibo.
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