Tutto è iniziato la scorsa settimana, quando il grande ha preso una ginocchiata sull'occhio durante il riscaldamento prima della partita di rugby. Ovviamente ha continuato a giocare senza proferir parola, finché l'allenatore non ha notato quell'occhio enorme e lo ha fatto uscire per il ghiaccio. In quel momento mio figlio aveva lo sguardo misto tra quello di Sloth dei Goonies e quello di Rocky Balboa di fronte a "Ti spiezzo in due", ma molto più gonfio.
Il lunedì a scuola si è chiuso nella sua timidezza e riparato sotto il suo cappuccio, ma per fortuna una bambina di classe sua, per superare il senso di schifo che l'occhio le suscitava, ha deciso di starlo a guardare per tutta l'ora di scienze. Risultato; entrambi si sono abituati all'idea.
Nei giorni successivi l'evoluzione dell'occhio lo ha portato ad un tono blu-nerastro, con sfumatura allungata verso le tempie, tanto che ho deciso di soprannominare il grande "Cleopatra".
Qualcuno a scuola comincia a sospettare che sia tutto un trucco, ma non è Halloween.
Oggi ci siamo svegliati con un livido spinto verso il basso dalla forza di gravità, il che dà a mio figlio un aspetto congiunto di simpatia alla Paolo Migone, e fascino sfidante alla Jack Sparrow, e quindi per adesso ho deciso di soprannominarlo "Jack".
Tutte le mattine si scruta allo specchio, studia l'evoluzione del suo sguardo e cerca di capire cosa siano quei colori cangianti. Dopodiché si prepara per la scuola, senza più bisogno di indossare il cappuccio.
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