giovedì 9 settembre 2010

Dimmi che lavoro fai, e ti dirò chi sei

Mi sarebbe piaciuto essere medico, l’ho desiderato fino alle Scuole Medie, poi alle Superiori ho cambiato idea e mi è venuto in mente di studiare Ingegneria. Eppure essere medico deve essere una bella scocciatura. Immaginatevi una cena tra amici, relax completo, atmosfera piacevole, vi presentano delle persone nuove. Dopo un po’ scatta la classica domanda “Che lavoro fai?” a cui uno dovrebbe rispondere “Che cazzo te ne frega”. Perchè adesso ti giudicano in base al lavoro che fai, sarà che ce n’è così poco. Comunque un po’ per educazione un po’ per abitudine, un medico risponderà “Sono medico”. “Ah!”. Questa risposta è il preambolo di un insieme di acciacchi. Perchè si sa, tutto soffrono di mal di testa, e allora “Senti ma io ho spesso l’ecrimania, cosa posso fare?”, e magari stai parlando con un ortopedico. “Mi sente la vita (=in livornese significa mi fa male la schiena)”, e magari hai di fronte un otorino. A me invece chiedono consigli su come riparare la lavatrice (non sono un idraulico) o su come posizionare il condizionatore (non sono un elettricista), e quando le autoradio erano portatili, le appoggiavano sul mio piatto per chiedermi di migliorarne il suono. Se poi qualcuno afferma di essere psicoteraupeta, o cominci a temere di essere psicoanalizzata anche solo dal paio di scarpe che porti, oppure cominci a fare domande sul perchè non ricordi alcuni eventi della tua infanzia, pensando ad un trauma cancellato, quando in realtà eri solo troppo piccola per ricordare.
Va di lusso a chi fa il panettiere o il parrucchiere, al massimo puoi farti qualche cliente in più, ma se solamente fai il pizzaiolo, alla cena successiva ti tocca posizionarti di fronte al forno e sfornare pizze fatte in casa per tutta la comitiva.
Se invece guidi l’autobus, ti chiedono quando sarà il prossimo sciopero (quando va bene) oppure di poter scendere ad una fermata non autorizzata, ma più vicina a casa.
Una volta ho conosciuto uno che faceva l’irrigatore agricolo; uno che trucca le modelle (tra cui la Campbell) e mi ha detto che ho un sopracciglio più sollevato dell’altro, ma vado benissimo così; una che faceva la guardiana di un cimitero.
I lavori che sono i più utili avere in famiglia sono: l’avvocato, l’idraulico, il medico. Visto che adesso usa fare causa anche se uno ruzzola su un sassino lasciato sul pianerottolo dal vicino, un avvocato è davvero utilissimo, almeno per difendersi. Se poi ti si rompe lo sciacquone (in livornese lo scarico dell’acqua del WC) devi ricorrere al secchio per due mesi prima che venga l’idraulico, sistemi tutto in un minuto e ti chieda 60 euro per la chiamata più la guarnizione (da 1 euro). È più facile al giorno d’oggi rifarsi le tette. Un medico poi viene sempre utile, soprattutto col passare degli anni.
Personalmente ho serie difficoltà a spiegare quello che faccio, soprattutto ai mie bimbi. Mi immagino già, tra qualche anno, un tema in classe “Descrivi il lavoro dei tuoi genitori”. Svolgimento: “Il mio babbo fa le schede, ma non è un maestro, la mia mamma fa il supporto tecnico, ma non è la gamba di una scrivania”.
Comunque mi sono spesso chiesta quando e perchè un lavoro dovrebbe essere pagato più degli altri. Personalmente non sono fan di questa società competitiva, che vede nel successo, soprattutto in termini lavorativi, la chiave della felicità. A mio avviso il successo provoca solo stress ed obesità (che sono poi i mali principali del mondo moderno), nonchè un ribaltone di valori che ci avvicina più alle bestie che ad altro. Emula l’etica della sopravvivenza dal mondo animale a quello umano: i deboli, gli anziani, ovvero i poco competitivi sono destinati a soccombere, ad essere emarginati. Io reputo che ogni mestiere onesto abbia pari dignità, non capisco perchè un minatore che rischia la vita e la salute giornalmente debba essere pagato meno di un ingegnere, ritengo che le categorie più deboli (ad esempio i pensionati) o che abbiano avuto la sfortuna di non poter sviluppare i propri talenti e le proprie capacità debbano essere aiutate a farlo e comunque che debbano essere tutelate. Questo può distinguerci dal mondo animale, mentre la spietata concorrenza no. Ovviamente chi ha dei talenti molto utili e molto ben sviluppati deve essere incentivato a coltivarli e metterli al servizio della comunità con il proprio lavoro, ma questo non autorizza queste categorie più fortunate a sentirsi migliori o superiori a chi esegue lavori più semplici.
Basta, ho scritto un trattato.
Giorni fa su Rai 3 hanno intervistato la mamma di un bambino genio che suona benissimo il violino. Ha tre figli tutti musicisti come il padre, ed all’epoca dell’intervista aspettava il quarto. Ha dichiarato che quello che teme di più per i suoi figli è la mediocrità. Vaffanculo. Spero che il tuo quarto figlio da grande sia un fiero e felice fruttivendolo, ed un tenero padre di famiglia. Se preferisci, questa chiamala pure mediocrità. Io la chiamo felicità.

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