venerdì 3 settembre 2010

Aforismi e stornelli



Martedì ero arrabbiata. Il lavoro, tutto di corsa, i bimbi, il rientro dalle ferie. Ne sono uscita con un guazzabuglio di idee pericoloso di cui non trovavo il filo conduttore per uscirne.
Ho messo le cuffie come i bimbetti ed ho cominciato ad ascoltare musica ad alto volume, canticchiando o fischiettando. Mia nonna (di anni 97) mi stornellerebbe “Chi canta per amore e chi per rabbia, e chi per scacciar malinconia”, e ovviamente non avrebbe torto.
Ma alla fine una via di uscita l’ho trovata: mio marito! Me la prendo con lui, altrimenti cosa ci sta a fare. Mi sfogo e continuo “Per questo quello e quell’altro, e poi TU che non fai questo quello e quell’altro per aiutarmi”. Ecco. Così impari a essere mio marito. Mica che uno può dire di essere mio marito, e cavarsela così con poco. Cosa mi aspetto dopo questi melodrammi? Una soluzione! Pretendo che un’altra persona (mio marito) risolva il mio problema. Ovviamente nel caso di mariti o familiari stretti, è una pretesa che può avere un senso, alla fine il problema se risolto potrebbe migliorare la vita del nucleo familiare, quindi l’interlocutore potrebbe davvero essere strettamente interessato e coinvolto a trovare la soluzione. Ma non mi limito certo a questo, vorrei che mio marito avesse la bacchetta magica e risolvesse tutto da un attimo all’altro. Altrimenti è colpa sua.
Qualcuno disse “Se non sei la soluzione, sei parte del problema”. Bella cazzata, poveri mariti!
Gli aforismi possono davvero portarti fuori strada, meglio gli stornelli.

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