giovedì 11 agosto 2011
Squarciaus
I racconti squarciaus sono come le ciliegie, uno tira l’altro. Quello magari ha il dito mignolo fasciato e comincia a raccontarti come ha fatto a farsi male, e quanto fosse storto il mignolo dopo l’evento, e come poi in ospedale glie lo abbiano tirato e schiacciato come si fa con i polpi appena pescati, per poi mettergli tre ferri nella ossa, che ovviamente verranno tolti senza anestesia. Arancia Meccanica ci fa una sega. Allora parte un altro, si perchè anche lui una volta si è squarciato il mignolo, ma in maniera MOOOOOLTOOOO peggiore, stortura a 180 gradi e ossa disintegrate. Tipicamente siamo a pranzo.
“Scusate potremmo cambiare argomento, che io empatizzo e poi svengo”
Niente, anzi, incalzano. Porca puttana una volta svengo davvero voglio vedere se non si sentono in colpa.
Tipici luoghi per lo squarciaus: la partite di calcetto, l’ultima pista dopo una giornata sugli sci, le salette del Pronto Soccorso o in generale gli Ospedali.
La ciliegina sulla torta è la donna che ha partorito. Nei racconti delle partorienti i medici si trasformano in serial killer, gli infermeri in Dario Argento e le ostetriche in vecchie bambole di ceramica. C’è sangue dappertutto e bambini che nascono per un pelo anche se non hanno peli. Odiavo certi racconti stile “30 ore per la vita” quando ero incinta. Adesso al massimo stringo la passera come se mangiasse un limone. E cerco di non empatizzare.
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