venerdì 7 agosto 2009

Mamme moderne

Come al solito non faccio media e non faccio maggioranza. Del resto non ho neanche votato Berlusconi, né ho mai portato le scarpe con la punta quando erano di moda.
Scorrendo mentalmente le mie amiche e cercando tra queste le mamme non lavoratrici ne scovo solamente una. Se includo anche tutte le mie conoscenti arrivo ad aggiungerne quattro o cinque. Avrei detto, a senso, pensando anche di dimenticare qualcuno, che il 70% delle mamme in Italia lavora. Evidentemente anche le mie conoscenze sono fuori media. Scopro da un documento ISTAT che nel 2001 in Italia lavorava il 47,3% delle donne, il 73,5% in Svezia, il 48,8% in Grecia ed il 51,6% in Spagna. Nel 1999 il tasso di occupazione delle mamme era del 44,9% in Italia, il 41,5% in Spagna e del 48,4% In Grecia.
Comunque hanno ragione. Voglio dire, queste mamme non lavoratrici, hanno ragione. Almeno in Italia. Dove è davvero un disastro. Finita l’era della famiglia allargata, dove si conviveva tutti insieme in uno stesso appartamento, genitori zii e nonni, tra liti e supporto reciproco, era certo più facile portare avanti i figli. Finita l’era della famiglia semi-allargata, con la convivenza di una nonna nella stessa casa, ed il conseguente supporto che ne derivava.
La mamma del 2000 è rimasta sola.
I papà aiutano, o meglio alcuni papà aiutano. I nonni talvolta aiutano, ma con l’aumentare dell’età media del primo figlio, che per una donna in Italia si attesta attorno ai 30 anni, pretendere che i nonni reggano il colpo di un lattante e poi di bambini saltellanti, è difficile.
La società non aiuta. Ci sono gli asili e le scuole materne. In alcune città offrono servizio fino alle 18 ed oltre (ad esempio a Genova), in altre fino alle 15.30 - 16 (ad esempio a Livorno). Nell’ipotesi di una mamma che lavori a tempo pieno, devono intervenire i nonni o la baby sitter.
Alle prime linee di febbre, un dramma. Prima ovviamente la preoccupazione per la malattia, poi per la sistemazione del figlio. Chiamare tata o nonni così all’improvviso può essere difficile. Organizzarsi col lavoro, altrettanto.
Con la scuola, altro dramma. Si aggiungono anche i compiti da fare, e l’uso ormai diffuso di pretendere che siano i genitori a saperli far fare ai figli. E poi arriva l’estate. Che bello! Più di tre mesi di vacanza in cui non si sa assolutamente dove piazzare i cari pargoli. Con le ferie, impossibile coprire un periodo così lungo. E allora le mamme cominciano a lambiccarsi il cervello.
In effetti, anche in quei fortunati nuclei familiari in cui il papà offre un grosso aiuto con i figli, la parte organizzativa resta comunque appannaggio della donna. Al grido di “Sei tu che sei brava in queste cose!”. Evviva, come risolvere il cubo di Rubrik.
Si comincia a ricorrere ai campi estivi, che costano, alle tate estive, ai nonni estivi. E se si ha più di un figlio, soprattutto nel caso di considerevoli differenze di età, si finisce per portarne uno da una parte, uno dall’altra, per poi arrivare al lavoro già esauste. Con l’incubo di dover ripetere tutto il tragitto in senso inverso.
Evviva! Ma non esiste più lo scuola Bus?
Oltretutto, si ha sempre l’idea di trattare i propri amati successori come pacchi da scaricare nell’Hotel delle Cose Accudite, diventano praticamente un problema da risolvere.
Siamo sicuri che la condizione della donna sia davvero migliorata nel corso degli anni? O forse si sono semplicemente aggiunti nuovi oneri ed altri pesanti sensi di colpa verso una maternità affaticata dall’incastro di tempi e impegni?

Si stava meglio quando si stava peggio.

2 commenti:

nemo ha detto...

C'è sempre la soluzione Zio Nemo.
Tutte le mamme stanche del mio bagno mi appioppano i figli perchè li faccio pescare e gli insegno ad andare sott'acqua.
Sabato ero circondato da una torma di infanti ululanti che ho zittito immediatamente facendogli fare delle cose schifose e crudelissime come pescare le salpe o schiacciare i paguri. I bimbi hanno apprezzato molto.
Il problema è che mi sta venendo una gravidanza isterica, cosa che mi porterebbe ad essere una mamma stanca.

Verosimile ha detto...

Martedi' abbiamo fatto i favolli alla Meloria, col pesce attaccatto al bastoncino infilato nelle buchette, a mani nude, i piedi in bilico sugli scogli della battigia. A un certo punto e' uscita una murena di mezzo metro, nera a puntolini gialli, la testa di serpente che spuntava dal buco dove avevo appena messo le mani. Cazzo abbiamo fatto un salto; per recuperare il bimbo spaventato da me piu' che da quel pesce scuro mi sono spaccata una mano sugli scogli. Meglio i paguri (gangilli in livornese).