Questo è, per me, leggere.
Vivo quelle emozioni, rallento la lettura per conservarla al giorno dopo, divoro le pagine quando non riesco ad aspettare, fantastico sugli eventi e vedo i lineamenti dei personaggi, mi sorprendo, mi rattristo, piango, rido, sogno.
Dell'ultimo libro che ho letto, "Un cappello pieno di ciliegie", mi è rimasta solo l'amarezza dell'incompiuto, la curiosità insoddisfatta di sapere cosa poi era successo al baule di famiglia, come era andato distrutto, di scoprire come aveva vissuto la nonna Giacoma ed i genitori di Oriana. Ma la realtà è stata più forte ed ha portato via l'autrice prima che potesse terminare la storia.
Si tratta comunque di un libro che consiglio a tutti, che ripercorre sulle tracce degli avi della Fallaci la storia d'Italia dal 1700 circa in poi, ed anche dell'America in parte. Soprattutto vi ho trovato molto della mia città, Livorno. Molto che già sapevo, qualcosa che ignoravo, e che comunque mi ha aiutata a capire meglio il carattere della Livorno moderna, che ha mantenuto la tolleranza verso le religioni, le culture, il rispetto del diverso e dello straniero (noi non abbiamo ghetti e non li abbiamo mai avuti!), ma che abbonda purtroppo anche in maleducazione, irosità e scarso rispetto per le regole.
Vi è molto anche di Cesena, di Torino, di Firenze, delle zone montuose del Piemonte, e qualcosa dell'America.
Ci sono le donne, fantastiche ed uniche, la ricerca affannosa di superare l'analfabetismo ed accaparrarsi l'arma del saper leggere e scrivere, valore che dovremmo ricordare più spesso ai nostri bambini, la voglia di uscire dalla povertà, la confusione ingenua di chi non sa a chi credere, la rabbia, l'orgoglio, il dolore, la morte, l'amore.
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