Nel pieno del sonno e della beatitudine concessa da Morfeo, in dormiveglia mi accorgo di una presenza aliena. La tocco, è tiepida, mi accorgo del pollice. E' una mano, col braccio attaccato. E' la mia mano, e c'è il mio braccio. Lo sposto a fatica, non risponde ai miei comandi, è pesante. Forse non è mio.
Lentamente rinviene, formicola, fa un po' male, si sta riattaccando al mio corpo, atomo dopo atomo.
Certo che siamo proprio strani.
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