giovedì 15 luglio 2010

Bianco e nero



Settimana all’insegna del passato. Sono partita da una capigliatura stile Caterina Caselli, passando da “Ma che freddo fa” di Nada perfettamente in linea con la stagione, per arrivare alle foto in bianco e nero delle gare remiere di Livorno. Dalla Scia fino al Palio Marinaro.
Trovo difficile gestire il passato. Meglio allora organizzare il presente o pensare al futuro. Sul futuro puoi immaginare tante belle cose, è ancora un libro bianco su cui disegnare a colori. Del passato, ho queste foto in bianco e nero, che vorrei parlassero, vorrei mi dicessero qualcosa sulle emozioni e sui sogni. Resto lì bloccata e cerco di raccogliere i pensieri degli anziani, o di chi c’era ed ha vissuto o conosciuto. Ne esce un minestrone che solitamente mi commuove, mi blocca sulle altre domande che vorrei fare o impressioni che vorrei comunicare. Allora lascio che siano gli occhi a parlare e che sia quel groppo alla gola ad esprimersi, lascio che un signore che ho appena conosciuto, ma che c’era e si ricorda, mi stringa la mano e mi dica “Terrò il tuo e-mail”, lascio che un altro sorrida perchè ha vissuto lì vicino a quel canale in bianco e nero, e che un altro che era, che è, amico di quelle persone si lasci trasportare da un aneddoto e me ne parli. Ne esco con un guazzabuglio di pensieri che non so neanche come buttare giù, per non essere patetica, per non essere inutile, per non essere disordinata. Certi ricordi sono difficili da tramandare quando li hai vissuti, figurati se non c’eri neanche. Trasmettere con le parole anni di vita sembra talvolta riduttivo. Non basterebbe neanche il Pensatoio di Albus Silente.

2 commenti:

Spartacus ha detto...

Non so se é l'età che avanza o il bisogno di avere un metro di paragone verso il quale valutare la propria vita, in ogni caso é un pò di tempo che anche io indulgo a riguardare vecchie foto di famiglia, lampi di vita in bianco e nero scattati a volte durante la guerra e più spesso negli anni che ne seguirono.

Quello che mi colpisce sempre, nonostante i tempi in cui furono scattate le foto, é l'allegria dei volti, la sincerità degli sguardi, la spensieratezza degli atteggiamenti, che fanno da contraltare a sfondi umili e dimessi, un albero di ciliege, la scalinata di una chiesa o un tavolo sotto il pergolato di un' osteria, attorno al quale sedersi per "chattare" con gli amici in compagnia di un fiasco di vino e di un pò di bicchieri.

Guardo spesso quelle foto e non posso fare a meno di stupirmi di come mi sembrino piene di luce e di colore, nonostante la bicromia, e di come smunte e opache mi paiano al confronto quelle di questi giorni.

Che sia la speranza in un mondo migliore a dare colore alla vita?

Verosimile ha detto...

Ho trovato su una rivista una pagina dedicata a mio zio ed alla sua attività remiera a Livorno. Mio zio morì giovane sul lavoro nell'89. Sono andata ad una mostra sul tema dei rematori livornesi, e lì ho ritrovato le foto di parenti a volte sconosciuti e lontani, ma anche del mio babbo. Ho conosciuto l'autore dell'articolo e gli attori di quegli squarci di vita, e li ho rivisti con la stessa gioia di allora. Penso che questi colori ci siano ancora oggi.